Libri. Ventiquattrore di passione nella Vienna imperiale
di Carlo Roma

Stanislaus Demba si aggira, in modo frenetico, per i lunghi viali, per le stradine più riparate e silenziose, per i tanti vicoli e le piazze della maestosa ed austera Vienna imperiale. Passa di bottega in bottega, di casa in casa, si lascia introdurre nei prestigiosi circoli cittadini come anche nei ritrovi popolari. Non si ferma di fronte ai possibili rifiuti, alle porte che vengono chiuse sul suo muso, alle molte espressioni di disappunto e diniego che le sue richieste suscitano. Prosegue con una volontà incessante nel suo itinerario, simile ad un moto perpetuo, avanzando con sempre maggiore inventiva istanze nuove, senza mai perdere la fiducia di poter essere finalmente ascoltato. Infagottato nella sua pesante mantella, appesantito dalla pioggia, oppresso dalla fatica e dalla fame, non si scoraggia mai ma, al contrario, rinnova i suoi nascosti propositi anche quando tutto sembra scivolare in una delusione cocente. Eppure il tempo a sua disposizione è poco: si riduce di ora in ora senza fornirgli una via d’uscita praticabile, togliendoli il respiro e stritolando le sue speranze. Demba, in realtà, è solo, inseguito dalle sue paure e dai conti aperti con la giustizia, ed è assillato dal timore di non essere in grado di riuscire nei suoi progetti. Con un fervore e una dedizione ammirevoli mette in atto le sue fantasiose iniziative le quali, astruse come sono, sfiorano addirittura la comicità ed il riso facile. Il suo tormento, intanto, cresce superando ogni confine immaginabile. E’ il gioco delle parti, infondo. Tanto Demba moltiplica i suoi sforzi quanto i risultati che ottiene sono irrisori, limitati ed impalpabili, capaci soltanto di generare un’ironia diffusa.

Cosa si nasconde, allora, dietro quest’uomo enigmatico, giovane e pieno di energie? Venticinquenne, poco incline al compromesso, Stanislaus si guadagna da vivere lavorando come precettore presso alcune famiglie nobili e danarose della capitale. La sua vicenda umana è immersa nell’atmosfera austera e rigida dell’Impero austro-ungarico in una stagione imprecisata dei primi anni del Novecento. La struttura statale appare ancora forte e decisa a reprimere ogni illegalità, anche gli atti più banali, nati dalla leggerezza di chi li commette, proprio come quelli di Demba. Stanislaus. Condivide una camera ammobiliata, presa in affitto da una vecchia signora un po’ lamentosa, con un suo coetaneo con cui di sera scambia le impressioni sulla giornata appena conclusa. 

La sua unica e vera passione ha la fisionomia di una bella ragazza, la cara Sonja dalla quale non vuole proprio separarsi. Accecato da un sentimento appassionato, è disposto a tutto pur di averla per sé. E’ pronto a sfidare le insidie più terribili, a mettersi in gioco nonostante il pericolo di perdere la libertà e la rispettabilità e, addirittura, a trasformarsi in un mendicante grottesco ed inesperto. Scrive a caratteri di fuoco, insomma, la sua rovina. Una fine che si confonde con il dramma d’amore, con il timore di vedere affievolirsi e disgregarsi le sue certezze. Gli sarebbe utile, forse, un gesto estremo. Al culmine dell’aspra discussione che apre il dramma dell’uomo, dunque, Sonja pur di placare un suo scatto d’ira gli si getta contro: “Aveva sentito contro la pelle qualcosa di gelido, di duro, per una frazione di secondo aveva avuto la visione di un oggetto scintillante, dalla lucentezza metallica. Comprese immediatamente: sotto il soprabito Stanislaus Demba teneva nascosta un’arma”. Ma si tratta davvero di un’arma? Siamo dinnanzi ad un gesto estremo oppure ad un equivoco terribile? Demba è un violento o è costretto dalle circostanze a fuggire? In uno tempo circoscritto ad una sola giornata, Stanislaus Demba è chiamato quindi a risolvere i suoi problemi con la fidanzata e con lo Stato.

“Dalle nove alle nove” è titolo del romanzo che l’autore praghese Leo Perutz ha dedicato alla sua delicata storia. Il ritmo incalzante si apre alla rappresentazione della natura più profonda e nascosta del protagonista dietro alla quale si allunga l’ombra inquieta di un uomo fragile ed accerchiato, alla costante ricerca di una strategia utile per salvarsi. Non è un caso che Alfred Hitchcock, affascinato dalla tensione che si respira scena dopo scena, nel 1926 abbia tratto ispirazione da questo libro per un suo film, “il Pensionante”, che ne ricalca le movenze più singolari ed interessanti. 

19 novembre 2003

crlrm72@hotmail.com

Leo Peruz, Dalle nove alle nove, Adelphi., pp. 206, € 14

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