Libri. La palude dell'orrore nell'Atene occupata dai nazisti
di Carlo Roma

Corre l’anno 1942. L’Europa è sconvolta dalla furia della Seconda guerra mondiale. Gli eserciti si fronteggiano e i tedeschi continuano ad imprimere la loro terribile pressione su tutto il Vecchio Continente. Avanzano, conquistano territori, soggiogano le coscienze e sottopongono ad un asfissiante dominio gli uomini liberi. Sembra proprio che la loro identità si specchi nelle armate impegnate nei feroci combattimenti. Le truppe hanno ancora il morale molto alto e seguono, convinte, il loro Führer. Il mondo intero, messo a ferro e fuoco dai nazisti, guarda alla loro potenza con preoccupazione ed indignazione. La reazione, naturalmente, è solo questione di tempo. Intanto, però, nella piccola Grecia si registrano dolorose razzie, atti di violenza inaudita e si manifesta con sempre più forza la protervia dei tedeschi. E’ l’efferatezza dell’occupazione, insomma. Atene è una capitale sotto assedio, privata della sua legittima autonomia, attraversata dalla colonne dei militari e umiliata giorno dopo giorno. In uno dei tanti appartamenti della piccola borghesia impiegatizia vive la famiglia Helianos. 

“Nikolas Helianos era socio e redattore di una stimata casa editrice di Atene; un uomo di mezza età con una moglie un po’ più anziana di lui, una figlia di dieci anni e un figlio di dodici. La moglie aveva ereditato una piccola rendita, ma il loro tenere di vita era comunque ridotto al minimo indispensabile”. Tra sofferenze e delusioni, fra speranze ed attese, gli Helianos subiscono - come tanti altri greci – l’oppressione dei vincenti. D’altra parte, hanno pagato un tributo altissimo all’ingiustizia spietata della guerra: nel 1941 hanno perso durante la battaglia dell’Olimpo, il giovane Kimon, il loro figlio migliore, il più amato ed apprezzato. Chiusi nel loro lutto, orientano, allora, le loro attenzione verso il sostegno ad Alex e Leda, i due fratelli del valoroso Kimon.

In ogni caso, la fatica quotidiana, oltre al profondo dolore provocato dalla perdita di Kimon, pare non avere fine. Alla precaria condizione nella quale sono precipitati gli Helianos si unisce la rinuncia coatta alla loro riservatezza e, dunque, alla loro libertà. Sono costretti ad ospitare, infatti, un ufficiale tedesco, il malefico Kalter. La loro abitazione viene requisita. La stanza più grande, un vecchio salotto, viene assegnato a Kalter mentre la famiglia si adatta a sopravvivere in cucina. Non possono utilizzare il bagno (oramai appartiene all’ufficiale) e devono cedere, oltretutto, la parte migliore del loro mobilio. Ora sono costretti ad assecondare tutte le volontà del gelido ed opprimente Kalter il quale instaura, fra le mura della casa, una nuova legge, la sua. Sempre con la testa china, silenziosi e con il passo felpato nel timore di suscitare le ire dell’uomo, i quattro, in realtà, cambiano pelle: sono trasformati, con un colpo rapido ed incisivo, in servitori senza raziocinio guidati dalla ferrea determinazione del graduato. Si muovono “in una vaga, illogica danza al suono di una musica quasi impercettibile”. Dopo una lunga permanenza nell’appartamento ateniese, Kalter gode di una breve licenza. Rientra in Germania per due settimane. Per gli Helianos si tratta di una vera e propria liberazione, dalla durata assai limitata, e dalle conseguenze inimmaginabili. Quando Kalter torna non è più quello di prima. Ma dietro la sua trasformazione si nascondono i fili della tragedia. Fili che, ben presto, verranno agitati fino quasi a stritolare i poveri Helianos.

Inquietante, caratterizzato da un’atmosfera che toglie il fiato tanto è tagliente, L’appartamento greco, è stato pubblicato nel 1945 dall’americano Glenway Wescott, uno scrittore giustamente riscoperto e riproposto dalla Adelphi dopo anni di oblio. L’elaborazione della tragedia della guerra si costruisce in una dimensione domestica: attorno al misero focolare degli Helianos, alla loro sconfitta e al loro desiderio di riscatto, si misura la perdita del proprio territorio, del piccolo campo sul quale fare crescere i sogni di un’esistenza intera. Sono lontani gli echi dei cannoni, eppure è vicinissimo il peso delle conseguenze di scelte scellerate e poche accorte. Decisioni strategiche che non risparmiano né gli oppressi né gli oppressori. Incombono, con il loro ghigno satanico, su tutti e su ciascuno, anche su Kalter, certo di combattere per ideali teutonici trionfanti e, alla lunga, imbattibili. Osservando i tormenti dei personaggi, con la maestria di un esperto conoscitore dell’animo umano, Wescott ci consegna un ritratto pressoché perfetto di ciò che vuol dire, nel corso di un conflitto senza senso, scivolare nella palude dell’orrore e della morte.

5 novembre 2003

crlrm72@hotmail.com


Glenway Wescott, Appartamento ad Atene, Adelphi, pp. 246, € 15,50


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