Libri. Un anti-eroe alla ricerca della normalità
di Elena Dionisi

Vorresti leggerlo ancora una volta, con la solita infantile ingenuità di sperare nel lieto fine, nel “…e vissero tutti felici e contenti”. L’epilogo beffardo è sempre lì che ti aspetta stampato nelle ultime pagine. Non è un libro, non un saggio, solo un breve diario eppure così denso ed intenso. Inizi a leggerlo e hai la sensazione che abbiano sbagliato a scrivere, sembra una sorta di “Io speriamo che me la cavo” in cui Charlie Gordon racconta giorno dopo giorno la parabola di se stesso. La sua esplosione ed implosione. Scansato, deriso e beffato perché mentalmente ritardato ma per questo sempre accerchiato da nemici pronti a ridere non con lui ma di lui, come un giullare che non ci fa ma ci è.

Poi? La svolta, il coraggio del salto, si affida alle mani sapientemente chirurgiche di due dottori perché anche lui riesca semplicemente a parlare, pensare, leggere e scrivere come un bambino alla prima elementare. Rapporto del 5 marzo 1965: “Mi chiamo Charlie Gordon e ciò trentasette anni. Io voglio diventare inteligiente…probabilmente questo sarà solo temporario…no mimporta se fa male”. Metamorfosi riuscita. La sue facoltà cognitive si triplicano, è un poliglotta, divora enciclopedie, risolve quesiti impossibili. Diventa un genio: un mostro. I suoi colleghi lo evitano, lo scansano. Rimane comunque un diverso. Non era niente, ora è troppo: era da deridere ora è da temere. Da qui la solitudine: a fargli compagnia rimane solo un topolino bianco, Algernon, suo compagno d’avventure e cavia anche lui.

Che accadrebbe se fosse possibile aumentare le capacità intellettuali di un uomo in modo artificiale? E’ questa l’idea che ha ispirato il racconto di Daniel Keyes. L’incontro qualche anno prima della bozza originale con un giovane ragazzo handicappato e da qui la speranza stampata per la prima volta in “The Magazine of Fantasy and Science Fiction” del 1959. Ma Charlie Gordon rimane comunque un personaggio delle favole, puzzle di tanti incontri della vita di Keyes, “including a little bit of me”, confessa l’autore. Nel 1968 Cliff Robertson vinse l’oscar per l’interpretazione dell’adattamento cinematografico di Charlie. E’ una favola oggi studiata a scuola, è stata tradotta in varie lingue; sul palcoscenico giapponese si è trasformata anche in una rappresentazione teatrale ambientata in un background tutto nipponico. Nel 1979 “Charlie and Algernon” è un musical drammatico rappresentato al “Queen's theater” in London's West End, interpretato da Michael Crawford, poi al “Terrace and Eisenhower theaters” di Washington, D.C. e al “The Helen Hayes theater” di Broadway. Che beffa tanta celebrità per Charlie Gordon, in fondo chiedeva solo un po’ di normalità.

24 ottobre 2003

Daniel Keyes, Flowers for Algernon , Bantam Books, $5.99.

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