La biografia intellettuale

Richard Malcom Weaver nacque il 3 marzo 1910 ad Asheville, North Carolina, primo dei quattro figli di Carrye Lee Embry e Richard Malcom “Dick” Weaver. La sua famiglia era l’espressione di una middle class laboriosa ancorché non eccessivamente fortunata nei propri sforzi. Il giovane Richard frequentò il college presso la Academy of Lincoln Memorial University ad Harrogate, nel Tennessee, per poi proseguire gli studi presso l’Università del Kentucky, e infine conseguire un master e un dottorato in Inglese presso l’Università Vanderbilt di Nashville, il centro più rilevante nel quale si ritrovavano studiosi d’impianto Southern Agrarian, coerenti nella rivalutazione delle istituzioni del Sud ma, al tempo, portatori di una vena di scetticismo nei confronti di individualismo e libero mercato. E’ del 1939 una “sorta di conversione religiosa” alla “chiesa dell’Agrarianism”, come la descriverà poi Weaver. In precedenza, egli era entrato nel partito socialista americano dopo la Grande Depressione, fino a diventare segretario della sezione locale di Lexington nel 1934. La carriera accademica di Weaver proseguirà con l’insegnamento alla Texas A&M University, poi all’Università della Louisiana, quindi all’Università di Chicago. Qui, dove Weaver rimarrà fino alla morte, non ricoprirà tuttavia una posizione di particolare prestigio, essendo confinato ad insegnare agli studenti del college, anziché integrato nel più prestigioso Department of English Language and Literature. 

Weaver, come riporta Ted J. Smith, III, uno degli studiosi che si è dedicato al suo pensiero con maggior passione, era un insegnante esemplare. Eppure, credeva di dover rispondere anche a una chiamata più alta rispetto a quella del semplice insegnamento. In una lettera dell’agosto 1945, egli esprime tutta la sua disperazione chiedendosi se “si sia salvato qualcosa” della civiltà occidentale, dopo l’eccidio di Hiroshima e Nagasaki. “E’ vero, alcuni edifici sono ancora in piedi, ma che genere di animale li abiterà?”. La bomba atomica in particolare, per Weaver, è stata un colpo ferale inferto al “codice dell’umanità”, per cui si dice certo che si dovrà pagare pegno. “Per il tempo che verrà”, conclude, “il mio interesse precipuo sarà la restaurazione della civiltà, delle distinzioni che rendono la vita comprensibile”.

E' in questo spirito che Weaver completerà, nel 1946, un manoscritto dal titolo Steps Towards the Restoration of Our World, che verrà pubblicato dalla University of Chicago Press come Ideas Have Consequences nel 1948. Ideas è, secondo il sociologo Robert Nisbet, “uno dei pochi autentici classici nella tradizione politica americana”. Mentre continuerà a pubblicare i suoi saggi, dedicati in larga parte alla cultura del Sud americano, su riviste quali la Sewanee Review, la Georgia Review, Shenandoah e la Hopkins Review, Weaver lavorerà alacremente su un Elements of English Grammar, stampato nel 1951 per gli studenti del campus di Chicago, e su The Ethics of Rhetoric, che verrà pubblicato nel 1953. Per tutto il tempo nel quale insegnerà a Chicago, Weaver continuerà a tornare nella cittadina di Weaverville, in North Carolina, ogni volta che il suo tempo libero glielo consentirà. Amante del Sud e delle sue tradizioni era anche, come ricorda M. Stanton Evans, un appassionato di musica folk.

Al 1956 risalgono alcuni articoli sul tema dell’educazione, molto frequentato da Weaver, che si distinguerà tra l’altro per la difesa delle istituzioni private in questo settore. Fra il 1955 e il 1956, quando una generosa donazione del Volker Fund di New York gli consentirà di ritirarsi dall’insegnamento per un anno, scriverà invece Visions of Order: The Cultural Crisis of Our Times, libro dal percorso editoriale più accidentato: respinto dalla casa editrice di Henry Regnery (che aveva già pubblicato The Ethics of Rhetoric), verrà infine messo in commercio, nel 1964, dalla Louisiana State University Press. Weaver, tuttavia, morirà il 3 aprile 1963 per una trombosi coronarica, senza aver avuto l’opportunità di apprendere delle sorti del suo libro. Nel 1957, era stato invece dato alle stampe Composition: A Course in Writing and Rhetoric.

Weaver ricoprì inoltre un ruolo molto attivo nella direzione editoriale della rivista Modern Age nel 1957-59, e fu uno stretto collaboratore della National Review di Bill Buckley, che allora si proponeva come tribuna giornalistica a disposizione dei conservatori delle diverse tendenze. Nel 1965 verrà pubblicato Life Without Prejudice and Other Essays dalla Regnery, inaugurando così una serie di raccolte antologiche dei suoi articoli comparsi su rivista. Fra queste ultime, segnaliamo le più recenti: The Southern Essays of Richard M. Weaver, curata da George M. Curtis, III, e James J. Thompson, Jr., per il Liberty Fund di Indianapolis nel 1987, che riunisce gli scritti weaveriani dedicati al Sud, e In Defense of Tradition. Collected Shorter Writings of Richard M. Weaver curata invece da Ted J. Smith, III, sempre per il Liberty Fund nel 2000. Quest’ultima si propone come l’antologia più completa e in qualche modo “definitiva”, e presenta diversi inediti assieme ad un approfondito saggio biografico.

Alcuni scritti di Weaver assieme a un profilo con taglio da necrologio, firmato da Jim Powell, sono stati pubblicati sul quinto numero del 1964 della New Individualist Review, periodico studentesco dell’Università di Chicago di cui Weaver era stato editorial advisor. Di sicura rilevanza sono gli scritti più recenti, apparsi in Steps Towards Restoration. The Consequences of Richard Weaver’s Ideas, pubblicato dallo Isi Books di Wilmington (Delaware) nel 1998, a cura di Ted J. Smith, III, e risultato di un convegno per celebrare il cinquantenario della pubblicazione di Ideas Have Consequences. Va analogamente segnalato The Visions of Richard Weaver, curato da Joseph Scotchie per Transactions nel 1993. Scotchie è anche autore della biografia intellettuale, Barbarians in the Saddle, pubblicata sempre da Transactions nel 1993. 

Altra biografia intellettuale è quella di Fred Douglas Young, Richard M. Weaver: A Life of the Mind, edita nel 1993 per l’University of Missouri Press. Da segnalare, inoltre, The Politics of Rhetoric: Richard M. Weaver and the Conservative Tradition di Bernard K. Duffy e Martin Jacobi, uscito per Greenwood Publishing nel 1993. In italiano, è reperibile solo un breve saggio in Saggi sull’individualità, a cura di Felix Morley, prefazione di Lorenzo Infantino, Liberilibri, Macerata, 1994, che riunisce gli atti di un convegno cui parteciparono, fra gli altri, Weaver, Hayek, Friedman, Dos Passos, Schoeck. È però in corso la traduzione di Ideas, a opera di Marco Respinti e Anthony G. Costantini, per le Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli.

Negli Usa, a dissipare l’oblio sul pensiero di Weaver è stata anche la ristampa, nel 1987, del suo Up from Liberalism in forma di pamphlet da parte della Heritage Foundation di Washington, Dc, accompagnato da un saggio introduttivo di Edwin J. Feulner, Jr. L’uno e l’altro inclusi nel libro The March of Freedom. Modern Classic in Conservative Thought, curato da Feulner nel 1998 per Spence Publishing Company di Dallas. Su questo numero di Ideazione, pubblichiamo in traduzione italiana “Lee the Philosopher”, apparso per la prima volta in The Georgia Review, Vol. II, n. 3, estate 1948, pp. 297-303, e ristampato nell’antologia curata da Curtis e Thompson. Il saggio di Thomas E. Woods, Jr. è stato invece scritto appositamente per Ideazione.

26 settembre 2003

(da Ideazione 3-2003, maggio-giugno)
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