Libri. Un uomo solo al comando
di Alessandro Bezzi

Quale differenza corre tra De Gaulle, Churchill e Reagan da un alto e Hitler, Stalin, Mussolini e Mao dall’altro? Sono stati tutti, a modo loro, leader politici capaci di attrarre un grande seguito di massa, dotati di carisma e di personalità. Ma cosa distingue – dal punto di vista della cultura politica, dei comportamenti, dello stile – un grande leader democratico da un dittatore? Più in generale: può la democrazia, per sfuggire al pericolo dell’autocrazia e del governo personale, rinunciare alla funzione di guida e di indirizzo propria del vero leader politico? Non è forse vero che tutte le grandi democrazie sono sempre state caratterizzate dalla presenza di grandi e riconosciuti lerader? A queste domande risponde il nuovo libro di Luciano Cavalli, “Il leader e il dittatore”, appena pubblicato dalla casa editrice Ideazione e sbarcato nelle principali librerie italiane. Un nuovo saggio dell’autorevole sociologo fiorentino nel quale affronta, nel quadro storico del XX secolo e con ampi riferimenti all’attualità politica, la questione cruciale della leadership democratica, comparandola, sul piano storico e sociologico, con i modelli autocratici che hanno caratterizzato, in particolare, la prima metà del Novecento.

Luciano Cavalli è uno dei più noti ed apprezzati sociologi italiani, a lungo docente presso il “Cesare Alfieri” di Firenze. “Il leader e il dittatore” giunge al seguito di studi fondamentali sul carisma politico, sulla leadership, sui classici del pensiero sociale contemporaneo (da Weber a Parsons), sulla democrazia italiana e sul fascismo pubblicati in numerose opere nel corso dell’ultimo trentennio. Sostenitore del modello presidenziale, Cavalli è lo studioso che, in Italia, più di altri ha approfondito il tema della cosiddetta “leadership democratica”. In questo libro viene data evidenza al ruolo positivo del leader di governo propriamente selezionato e istituzionalmente forte, spesso decisivo nel mutamento e nella crisi, che incessantemente travagliano la navigazione dello Stato.

E’ in larga parte ruolo di guida del popolo. Che presuppone la capacità di fargli accettare la propria definizione della realtà e di mete comuni e quella di assumere una pluralità di figure, impersonando i fini, i valori, i sentimenti che alle mete comuni devono corrispondere. E’ in questo senso – ben più alto di quello quotidianamente rappresentato dalla pubblicistica corrente – che la politica è necessariamente teatro, di cui il leader deve sforzarsi d’essere autore, regista e attore protagonista. Ma il libro di Cavalli non si ferma alla sola teoria. Anzi, da sociologo di razza, l’autore la cala nella rappresentazione del momento attuale della politica nazionale e internazionale. E tocca tutti i punti più caldi della polemica di questi anni. Come quella sull’ideologia come fattore della vicenda politica contemporanea, di cui forniamo ai lettori un estratto nell’articolo che segue. Con l’invito ad approfondire i temi qui semplicemente accennati, correndo in libreria.

12 settembre 2003

Luciano Cavalli, Il leader e il dittatore, Ideazione Editrice, 324 pagine, € 16.


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