I vini del Franco bevitore.
Salento Rosso, la Puglia in cattedra

di Franco Ziliani

La Puglia si sta rivelando sempre di più, (come testimoniano i recenti numerosi investimenti in regione d’importanti case vinicole del Nord, il coinvolgimento d’enologi consulenti australiani e neozelandesi per la produzione di vini destinati ai mercati di lingua inglese, l’arrivo di tutti i più titolati wine maker di casa nostra), tra le zone vinicole italiane a maggiore vivacità, come una terra benedetta da Bacco in grado di esprimere vini di notevolissima personalità. Il merito è sicuramente della grande vocazione dalla viticoltura di gran parte del territorio regionale, di una serie di microclimi che facilitano la piena maturazione delle uve, di una crescita, tecnica e di mentalità, di gran parte dei produttori e di un’acquisita consapevolezza delle proprie straordinarie potenzialità. La Puglia può contare su una serie, non indifferente, di grandi vitigni autoctoni, ma negli ultimi anni sono stati introdotte con buon successo alcune varietà internazionali, che quando non sono utilizzate in purezza trovano utilizzo in combinazione con le uve locali.

Area di Castel del Monte (vicino ad Andria) e di Gravina a parte, la zona vinicola più importante della regione è innegabilmente il Salento (che comprende le province di Lecce e Brindisi), ma negli ultimi anni, grazie alla presenza della varietà Primitivo, che da qui oltre un secolo fa è partita alla volta degli Stati Uniti, affermandosi, in California, con il nome di Zinfandel, anche il tarantino e la zona di Manduria stanno conoscendo un notevolissimo sviluppo. Sono numerose le buone cantine che lavorano sul Primitivo (e presto parleremo degli ottimi vini firmati Consorzio Produttori Vini e Mosti rossi di Manduria), sia aziende locali che grandi case vinicole del Veneto e della Toscana che hanno investito in Puglia acquistando tenute proprio nel tarantino (Pasqua, ad esempio), ma la mia più recente scoperta è un’azienda tutta da scoprire, i cui vini sono molto buoni e si fanno bere con grande piacere, che, ancora una volta, è sinora sfuggita, chissà perché, alla perlustrazione e all’esplorazione del territorio compiute dalle varie guide.

La Tenuta Zicari, con sede a Taranto, vanta una produzione complessiva di circa centomila bottiglie, vendute in Italia, Stati Uniti e Germania, soprattutto nella ristorazione, nelle enoteche e nei wine bar, e la proprietà si estende nella zona del tarantino per oltre un centinaio di ettari tra Cimino, Faggiano, San Giorgio Jonico e Massafra. Attualmente sono vitati circa sessanta ettari con uve Primitivo, Negramaro, Cabernet, Merlot, Chardonnay e Fiano. La cantina è situata a pochi chilometri dal centro abitato di Massafra in un’antica masseria fortificata denominata “Canonico” posta al centro della vasta proprietà. La bottaia è stata realizzata nell’antico fienile. Il nome della masseria deriva dalla permanenza nella Tenuta di alcuni sacerdoti uno dei quali, Antonio Zicari, divenne canonico in terra di Puglia. La casata Zicari trae origine da un ramo della famiglia siciliana Porzio che fu proprietaria della baronia di Fiumefreddo, Limine, Lungarni ed il feudo di Pozzo di Gotto con Zicari. Dalla storia della famiglia, e dal legame con le antiche tradizioni, ha origine la scelta delle etichette, che presentano una singolare veste grafica tra il gotico ed uno stile fantasy tipo Storia Infinita e Signore degli Anelli e sono disegnate da Anna Maria Salinari, grintoso e simpatico avvocato, che conduce con la madre Donna Ines l’azienda.

La Tenuta Zicari ha al suo attivo quattro vini, tutti ad indicazione geografica tipica: un bianco, il Fievo, a base di Chardonnay e Fiano, e tre rossi, il Solicato (Primitivo e Merlot in parti uguali), il Pezzapetrosa (Primitivo 85% e Cabernet 15%), ed il Diago, un Rosso Salento composto per il 70% da Negromaro e per il 30% da Primitivo, coltivati ad alberello e a cordone speronato. Ognuno di questi vini, nelle schede tecniche, è oggetto di un singolare racconto, dove l’origine del nome è ricostruita con uno stile narrativo che ricorda i fabliaux medioevali. Tra i quattro vini, e tra i tre rossi dove il Primitivo dialoga e s’intreccia di volta in volta con vitigni internazionali quali il Cabernet Sauvignon ed il Merlot, o locali quale il Negroamaro, mi ha colpito particolarmente il Diago, (“anticamente le terre di Diago appartenevano ad un facoltoso Signore molto generoso che ogni giorno le percorreva con il suo cavallo chiamando ogni contadino per nome. Il Signore non ebbe figli e così decise di regalare ad ognuno dei propri contadini quella parte di terra che loro coltivavano per lui. Il nome Diago divenne così, nella zona, simbolo di generosità”) un Rosso Salento IGT in bran parte a base Negroamaro, dove il Primitivo contribuisce con il 30%, affinato completamente in acciaio, con periodici bâtonnage per conferire maggiore grassezza. Un vino dalla spiccata personalità, notevole per l’equilibrio che, nonostante un tenore alcolico importante, 14 gradi e mezzo dichiarati in etichetta, presenta.

Colore rubino violaceo dai bei riflessi vivi, il Diago colpisce per il suo bouquet aromatico singolare e composito che da un frutto succoso e croccante che richiama la ciliegia, ma in particolare l’amarena e la visciola, e poi note selvatiche che ricordano il sorbo, si apre singolarmente su accenni di marzapane, di mandorla e su leggere venature speziate, che conferiscono una grandissima vivacità, una bella fragranza a questa densa materia fruttata. La bocca è perfettamente in linea con le premesse olfattive, grazie ad un frutto dolce, maturo, polputo, ma mai pesante o marmellatoso, ad una nervosa terrosità calda, con tannini polverosi e ben sostenuti, e soprattutto ad una sorprendente freschezza, che riesce ad equilibrare mirabilmente una materia tanto ricca e a dare lunghezza, persistenza ed un carattere saldo al vino.

6 giugno 2003

bubwine@hotmail.com

Tenuta Zicari, via Anfiteatro 77 – 74100 – Taranto. Tel. e fax 099 4534510. info@tenutazicari.it

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