Libri. Il secolo della Magna Europa
di Pierluigi Mennitti

Il passaggio dal made in Italy al made by Italy descrive la fase delicatissima che le imprese italiane stanno vivendo agli albori del nuovo secolo. È la fase di transizione dalla seconda alla terza globalizzazione che richiede al nostro Paese un salto culturale e tecnologico insieme: passare da Paese esportatore di prodotti a Paese esportatore di imprese. Quindi di capacità manageriali, di progetti, di tecnologie. Il modello Italia non è più rappresentato nel mondo da un prodotto di successo e di qualità ma da un sistema di produzione e gestione, da una filosofia di Impresa capace di creare ricchezza e benessere nei Paesi in cui si insedia e, di conseguenza, anche nel proprio. Il terreno di conquista è ad Est, nel giardino di casa delle vallate balcaniche riemerse da dieci anni di guerra, nelle pianure danubiane a cavallo tra Ungheria e Romania, nelle steppe dell’Ucraina e della Russia strappate alla glaciazione comunista e infine in Asia, in Cina e nelle brulle terre dell’Heartland dove gli italiani ripercorrono le antiche vie della seta guidati dall’icona di Marco Polo.

Il nuovo libro di Adolfo Urso, Euroglobal. Libertà, identità, integrazione dato alle stampe da Marsilio, è molto più che un diario di viaggio del vice ministro al Commercio con l’Estero, alle prese con Paesi misteriosi, imprenditori coraggiosi e burocrati imperturbabili. E’ un’analisi tridimensionale sullo stato del mondo, all’interno della quale l’Italia trova ruolo, funzione, significato, opportunità e speranze. Analisi utile in quanto offre al lettore chiavi di interpretazione originali per orientarsi nei cambiamenti epocali che abbiamo vissuto in questi ultimi quindici anni, dalla caduta del muro di Berlino all’attentato terroristico alle Twin Towers, fino agli ultimi turbolenti mesi di guerra. Analisi necessaria in quanto rappresenta realisticamente gli scenari che il nostro paese si trova di fronte, derivandoli da cifre, indici, percentuali. Analisi suggestiva perché abbozza una serie di percorsi che spaziano dalla politica all’economia e all’impresa lungo i sentieri di una globalizzazione della libertà e dei commerci nella quale l’Italia deve saper fare la sua parte. Il futuro è ad Est, dice Urso, e l’Italia già percorre con l’entusiasmo delle sue piccole e medie imprese le strade dell’Europa centro-orientale e balcanica. E’ la rivincita della dorsale adriatica, il ritorno della “via di Venezia”, mare e Oriente, verso le terre un tempo nascoste dalla cortina di ferro dove il modello italiano delle piccole e medie imprese diventa l’asse portante dello sviluppo locale. Un’opportunità anche per il Mezzogiorno che deve attrezzarsi alla sfida dell’internazionalizzazione. L’Italia sconta il pedaggio del ridimensionamento della grande impresa che limita un po’ la portata dei nostri investimenti nelle nuove aree ma rilancia la posta con le piccole e medie imprese guidate da imprenditori che riscoprono l’antica vocazione nazionale all’avventura e al rischio. E al successo. Ieri e oggi nel Vicino Oriente. Oggi e domani nell’Oriente più remoto, quello cinese dove l’economia vive un miracolo sempre più sorprendente.

C’è molta Italia in questo libro, ma c’è anche molta Europa, il nostro destino. Se il Novecento è stato il secolo americano, dice Urso, il Duemila sarà il secolo dell’Europa. Anzi della Magna Europa, quell’unione anglo-latina di Europa del Vecchio Continente che si rinnova nella riunificazione tra Est e Ovest all’interno dell’Ue, di Europa cresciuta nel Nuovo Continente tra Stati Uniti, Canada e America Latina e di Europa lontana, l’Australia, tornata però ad occupare un posto decisivo nel quadrante sud-asiatico. E’ quello che altri chiamano Occidente e che oggi sta affrontando, non sempre unito, la doppia sfida di questo secolo: contrastare il fondamentalismo islamico e il terrorismo che esso produce, realizzare una nuova governance mondiale che sappia domare la crisi economica montante e guidare una nuova fase della globalizzazione capace di includere tutte quelle aree che ne sono rimaste fuori. La via maestra delle grandi integrazioni continentali è ormai avviata. L’Unione Europea esercita un ruolo di guida, giacché all’integrazione delle economie, dei mercati, degli uomini e delle monete prova a far seguire quella della politica e degli eserciti. Ma anche le Americhe sono interessate da progetti unificanti, il Nafta, il Patto Andino, il Mercosur, quindi l’Alca. E l’Asia che attorno all’Asean cerca di costruire l’alleanza delle economie emergenti, finanche l’Africa, il grande buco nero della globalizzazione, che muove i suoi primi passi con l’Unione africana (Oua), un modello che guarda a Bruxelles. Fino alla Russia che sulle macerie dell’impero perduto ha fondato la Comunità degli Stati indipendenti, un network che preme alle porte dell’Unione europea. La convergenza di queste integrazioni continentali può portare, secondo Urso, ad una più equilibrata gestione del mondo magari enfatizzando il ruolo del Wto, “l’unico organismo internazionale capace di “regolare”, meglio di quanto possano fare le Nazioni Unite, che non dispongono di un vero e proprio autonomo dispositivo sanzionatorio”. Con l’espansione delle libertà fondate sulle identità riconosciute e quindi incluse, si può vincere la sfida della globalizzazione, dopo aver vinto nel secolo scorso la guerra alle ideologie.

6 giugno 2003

Adolfo Urso, "Libertà, identità, integrazione", Marsilio, Venezia, 2003, pp. 426 - € 18

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