Libri. La strada ininterrotta per Ashdown 
di Carlo Roma

“Enorme, grigia e imponente, Ashdown sorgeva su un promontorio, a una ventina di metri dalla viva parete delle scogliera, ed era lì da più di un secolo. Per tutto il giorno i gabbiani ruotavano intorno alle sue guglie e torricelle con strida rauche e luttuose”. Siamo sulla burbera costa inglese. Ashdown è una villa a più piani con corridoi lunghi e tetri. La notte, come un moto perpetuo ed incessante, le onde dell’Atlantico - ritmando il sonno dei pochi abitanti della casa appollaiata sul promontorio - si scagliano contro la parete di roccia che la difende da visitatori esterni indesiderati. Nella residenza di Ashdown, nei primi anni Ottanta, ruota un piccolo mondo di emozioni, interessi, speranze e sentimenti vissuti nell’intimo, magari con una certa sofferenza, e mai comunicati agli amici. Nelle camere buie, spoglie e fredde, infatti, in apparenza si agita un gruppo di studenti ben amalgamato che condivide lo stesso destino. Le esperienze comuni segnano la loro carriera universitaria. Si ritrovano, di solito, fra le mura del grande e fumoso Café Valladon dove sorseggiano, da bravi sudditi di Sua Maestà, bevande alcoliche ma anche caffè o la più classica delle bevande inglesi, il thé. Il luogo è gradevole ed è tappezzato di libri usati a disposizione degli assidui frequentatori. 

Chi sono, dunque, questi ragazzi intorno ai quali si costruisce una fitta rete di vicende? Sembra che fra di loro regni incontrastato un clima di solidarietà e di vicinanza benché non manchino screzi e divergenze d’opinione. Incomprensioni che, nel caso della sonnolenta Sarah, comporteranno delusioni profonde e durature. Robert, ad esempio, conosciuto una sera nella cucina di Ashdown di fronte ad un brodo caldo, si presenta subito come l’unico compagno fidato con cui potersi aprire completamente. Robert però avverte, fin dal primissimo contatto con Sarah, impressioni diverse dalla semplice amicizia. Sensazioni che non riuscirà a confessare a Sarah e dalle quali non si libererà più. Sensazioni capaci, in verità, di cambiare la sua vita. Ad Ashsdown vive anche Gregory, studente in medicina ricco di talento ma preda di manie un po’ strane: la notte, invece di dormire, si dedica all’attenta osservazione del sonno altrui. In particolare studia quello di Sarah con la quale ha stretto un legame d’amore. La loro storia, in realtà, non è serena. Dopo i primi mesi si susseguono incomprensioni dolorose e traumatizzanti per entrambi. Ci sono, poi, Terry, aspirante giornalista che trascorre ben quattordici ore al giorno dormendo, e Veronica, una ragazza appassionata di teatro con una spiccata tendenza omosessuale.

Facciamo ora un salto in avanti. Sono trascorsi dodici anni. Ashdown non è più la residenza di una composita comitiva di universitari. Le loro strade si sono divise e le loro abitudini, un tempo così peculiari, hanno subito delle vistose trasformazioni. Ashdown è stata trasformata in una clinica rinomata nella quale vengono curati i disturbi del sonno sotto la guida di un medico esperto e conosciuto. Eppure i fili che, in qualche modo, tenevano insieme gli eventi attraversati dal gruppo di amici si riannodano e, anzi, trovano nuova linfa. Ashdown continua ad essere un vero e proprio polo d’attrazione per tutti quanti. Le sue pareti continuano a parlare e, via via, a svelare i misteri lasciati a metà dalla repentina rottura della consuetudine verificatasi dodici anni prima.

“La casa del sonno” dell’inglese Jonathan Coe procede, quindi, su un doppio binario. Da un lato l’autore sviluppa i motivi del romanzo ambientandoli in un periodo circoscritto (si tratta del 1984) e, dall’altro, descrive i cambiamenti e mette in scena gli elementi inalterati che contraddistinguono la nuova vita dei personaggi a distanza di dodici anni dalla loro prima apparizione. Nella narrazione il presente ed il futuro si alternano in modo armonioso e costante, dando vitalità all’esposizione. I destini dei personaggi si evolvono e non cessano di incrociarsi sulla falsariga del tema veglia-sonno e si interrogano sul senso profondo dell’esistenza, dell’amore e dell’amicizia. Alla fine il quadro d’insieme, come in un puzzle, si ricompone non senza aver messo il dito sulle incongruenze, sul malessere e sulla comicità della vita di ogni giorno. 

23 maggio 2003

crlrm72@hotmail.com

Jonathan Coe, La casa del sonno, Feltrinelli, pagg. 298, € 7





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