I vini del Franco bevitore. Un piacevole compagno di bevute 
di Franco Ziliani

A furia di esaltare, come pienamente merita del resto, il Barolo, e di dedicare attenzioni solo leggermente meno entusiastiche e convinte ai suoi fratelli “minori” Barbaresco e Roero, non stiamo forse correndo il rischio di dimenticarci, colpevolmente, proprio perché presi da un innamoramento così totale e folle per il re dei vini piemontesi, che il Barolo ha un parente meno blasonato e fortunato, che merita comunque il nostro rispetto e la massima considerazione? Non sto parlando tanto del Langhe Nebbiolo, un vino improvvisamente diventato importante da quando Monsù Gaja ha ritenuto opportuno parcheggiare in questa denominazione i suoi più prestigiosi e stellari cru di Barbaresco, ma sempre una forma in qualche modo ibrida, visto che il disciplinare all’articolo 5 prevede “nella misura massima del 15%” la correzione dei mosti e dei vini con mosti e vini ottenuti da uve raccomandate e autorizzate in provincia di Cuneo (Barbera, certo, ma anche e soprattutto Merlot e Cabernet…), ma mi riferisco ad un vino dal lignaggio ancora minore, più semplice e popolare, visto che la sua area di produzione oltre alla zona del Roero comprende anche un vasto territorio che da Alba giunge, passando per Roddino, Montelupo Albese, Bra, sino a Verduno.

Per quale oscuro motivo si è pronti ad esaltare il Dolcettone doglianesco più merlotizzato, il Langhe rosso più spericolato nella composizione, la Barbera new wave tutta legno e brutalmente disacidificata, e non si spende una buona parola per questo vino che svolge egregiamente il proprio compito e si fa piacevolmente bere? E’ forse questa sua apparente semplicità a non entusiasmare, la difficoltà di costruirvi sopra, elucubrazioni contorte e costruzioni mentali degne di miglior causa, eppure tra i Nebbiolo d’Alba ci sono vini, voglio citarne alcuni, il Valmaggiore di Bruno Giacosa e quello di Luciano Sandrone, l’Ochetti di Renato Ratti e quello di Prunotto, il San Rocco di Giuseppe Mascarello, il Val dei Preti di Matteo Correggia, il Bricco San Giacomo di Ascheri, che meriterebbero ampie attenzioni. Voglio pertanto segnalare un Nebbiolo d’Alba che merita rispetto e considerazione, un vino, di cui ho avuto recentemente modo di assaggiare le annate 1998 e 1999 ed in anteprima il 2000, che sarei felicissimo di trovare quotidianamente sulla mia tavola, tanta è la confidenza che ispira. 

Parlo del Nebbiolo d’Alba Vigna Sorì Ornati, e voglio concentrare l’attenzione sull’annata 1999, che Tenuta Rocca produce a Monforte d’Alba in una bella tenuta, da cui si gode una splendida veduta panoramica, che avvalendosi dei consigli e della consulenza di Piero Ballario per la parte enologica e di Gian Piero Romana per quella agronomica, produce una serie di vini di grande pulizia ed equilibrio e che forse hanno solo bisogno di ancora un momento di tempo, di esperienza di lavoro e di savoir faire, da parte dei proprietari, per mettere definitivamente a fuoco una loro chiara e riconoscibile identità. Parlo del Dolcetto Sorì Rocca, che vorrei leggermente più carnoso, del Barbera d’Alba base e del Vigna Ròca Neira, del Langhe Chardonnay Chiara, e soprattutto del Barolo, che già piuttosto buono e affidabile e dotato di un rapporto prezzo qualità notevole, sono convinto, dai primi assaggi fatti, che con la grande annata 1999 troverà la sua consacrazione e darà ampie soddisfazioni a tutti. 

Il Nebbiolo d’Alba Vigna Sorì Ornati, con pieno rispetto di tutti gli altri vini, è il vino della tenuta che io amo maggiormente, proprio perché, a mio modesto avviso, è il vino che più degli altri ha conseguito una sua dimensione ed una compiuta identità. O che, molto semplicemente, si attaglia al mio gusto, che il Nebbiolo, in ogni sua forma, ama apprezzare nella sua massima purezza d’espressione, senza il disturbo arrecato da legni piccoli, tostature e contributi, ovviamente migliorativi, perbacco, di altri vitigni. Le ragioni del mio convinto gradimento per questo bel Nebbiolo d’Alba 1999, che nonostante l’assenza di barrique e l’affinamento per un anno in botti di rovere di Slavonia ha ottenuto 86/100 da Wine Spectator (ma anche altre testate importanti come Merum, Vinum, Falstaff, Decanter, Bibenda hanno dedicato giudizi positivi ai vini di Tenuta Rocca), sono semplici e si riconducono, senza troppi giri di parole, al fatto che si tratta di un vino che abbina complessità, ricchezza, salda costruzione, ad una piena piacevolezza.

Colore rubino granato splendente e molto luminoso nel bicchiere, un ampio ballon dove si dispone comodamente sinuoso e dove respira, mostra subito un naso fitto, caldo, carnoso, di notevole lunghezza e consistenza, una bella frutta matura succosa (prugna e ciliegia soprattutto, quindi venature di lampone), che apre su un terroso dove accanto alla terra bagnata del sottobosco, alle viole, si colgono nitidamente note di chiodi di garofano e di cannella, quello speziato discreto ed intrigante che è tipico di un buon Nebbiolo. La bocca è perfettamente conseguente alla fase olfattiva, con un corpo asciutto e pieno, una bella dolcezza di frutto che attenua la terrosità e la struttura salda dei tannini, una stoffa calda e avvolgente, un’ottima lunghezza ed un gusto godibile che gratifica il consumatore che ad un Nebbiolo d’Alba chieda non solo di essere un vino di facile beva (ma questo è un vino tutt’altro che banale o elementare), ma di costituire una sorta di ponte verso le superiori complessità, la maggiore potenza e ampiezza del Barolo. Due compiti che questo Nebbiolo d’Alba Sorì Ornati assolve a pieni voti.

9 maggio 2003

bubwine@hotmail.com 

Tenuta Rocca, Località Ornati 19 - 12065 Monforte d’Alba CUNEO, € 9. Tel. 0173 78412 fax 0173 789742. www.tenutarocca.com 
E-mail tenutarocca@tenutarocca.com 


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