Libri. No, non è la BBC. Ma un harem britannico
di Carlo Roma

Londra è sottoposta a bombardamenti costanti, ritmati dagli ululati incessanti degli allarmi antiaerei. La città sotto le bombe appare deserta, le vie si svuotano, la vita si ferma in attesa del segnale del cessato allarme. Agli angoli delle strade, ammucchiate un po’ alla rinfusa, si vedono masserizie abbandonate, vecchie automobili fumanti e pochi passanti impauriti, disorientati ed in fuga. Siamo di fronte alla classica atmosfera di guerra. La capitale del Regno Unito, durante la fase più buia del secondo conflitto mondiale, è oggetto di ripetute e violente incursioni aeree da parte della temibile aviazione tedesca. Non si sfugge agli attacchi e, malgrado le misure difensive adottate dai londinesi, l’incubo sembra non finire mai. Eppure l’orgoglio, la volontà di resistere e la ferma disciplina degli abitanti della metropoli, non cedono all’aggressione. Al contrario tutti mirano a salvaguardare il prezioso ed invidiabile distacco con il quale gli inglesi affrontano anche le sfide più amare e difficili. 

Alla BBC, infatti, con la stessa lena dei tempi di pace. Sebbene il grande palazzo dell’informazione, collocato nel centro di Londra, dia l’impressione di essere un fortino sotto assedio, i giornalisti e gli operatori si prodigano nel lavoro quasi come se nulla fosse, quasi come se la guerra non infuriasse, oltre le loro finestre. La eco delle operazioni militari, ovviamente, fa avvertire il suo peso anche nelle sale di registrazione ed in quelle di produzione. Non vi è un momento di pausa. La giornata è divisa in tre turni da otto ore ciascuno ed il ritmo frenetico delle diverse trasmissioni impegna fino allo stremo delle forze tutti gli operatori. La determinazione di fornire al paese un flusso costante di notizie è considerato davvero un imperativo categorico. Un dovere morale, però, gestito con coraggio e fermezza, senza lasciarsi intimorire in alcun modo dalle emozioni più vive e scoperte.

Ecco perché le dinamiche interne della BBC seguono un loro corso indipendente dagli eventi contingenti. “All’interno della Broadcasting House, la Sezione Programmi Registrati era chiamata talvolta l’Harem, perché il suo direttore era convinto che lavorava meglio quando era circondato da giovani donne”. Le apprendiste, fra le quali spiccano anzitutto la timida Lisa e la più energica e smaliziata Vi, si occupano per esempio delle registrazioni settimanali. “Quello che la Sezione selezionava andava negli archivi sonori della guerra mentre i ritagli rimanevano muti per sempre”. In questo contesto le assunzioni si moltiplicano, nonostante il periodo bellico. Vengono preferite, di solito, le ragazze. Nel corso della pausa pranzo, dunque, l’arrivo di nuove impiegate suscita interesse da parte degli altri membri della BBC. “Che riserva di caccia avremo così - diceva Teddy rilassandosi nell’unta caligine della mensa”. 

Alla BBC, nell’avvicendarsi di esperienze dalle sfumature dissonanti, si fa anche strada il sentimento. Una delle tante ragazze appena inserite nelle redazioni, la bella Annie, come è facilmente intuibile, si invaghisce del suo responsabile, lo scrupoloso dottor Brooks. L’amore, a lungo covato da Annie nel silenzio e nella solitudine, non sarà in grado di rompere la prassi consolidata della BBC. Il rispetto della deontologia professionale non vedrà emergere nell’Ente uno scandalo dalle proporzioni inaudite.

Sono molte, quindi, le vicende che si incrociano nei corridoi male illuminati della BBC, sullo sfondo di un paese completamente isolato dal resto del mondo. La scrittrice inglese Penelope Fitzgerald, scomparsa nel 2000, nel romanzo "Voci umane", attraverso un’esposizione che privilegia la forma del dialogo a quella della narrazione, lascia parlare e palpitare gli studi della grande rete radiofonica raccontandoci di un piccolo mondo dal quale sembrano partire segnali di speranza per tutti. Segnali dietro ai quali si nasconde da un lato un’organizzazione lucida ed efficace della macchina organizzativa e dall’altro una quotidianità che non si piega all’aggressore ma che è capace di andare sempre avanti quasi ignorandone la presenza. Un racconto che, come scrisse il Times, “è ironico e pure, a momenti, straordinariamente triste”.

9 maggio 2003

crlrm72@hotmail.com


Penelope Fitzgerald, Voci umane, Sellerio, pp. 203, € 9

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