Ernst Nolte e il futuro dell’Europa
di Fulvia Galli della Loggia

“L’origine del progresso è intimamente legata all’Europa. Pertanto da un punto di vista filosofico, mi sembra opportuno sostituire il concetto di progresso con quello di trascendenza”. Questa la frase che chiude il lungo excursus della lezione tenuta da Ernst Nolte al Senato della Repubblica martedì 6 maggio, all’interno di un gruppo di lezioni su la filosofia europea e il futuro dell’Europa. Al di là della spettacolarità polemica suscitate dall’azzardata equiparazione dello Stato di Israele alla Germania nazista “senza Auschwitz”, forse meglio sarebbe soffermare l’attenzione al cuore del testo di Nolte che, attraversando la storia delle idee del Diciannovesimo e Ventesimo secolo, arriva a dire che il progresso non è necessariamente, e deterministicamente, sinonimo di benessere, libertà e democrazia. 

Se l’Europa seguirà la strada segnata dall’ottimismo ideologico americano avrà le ore contate, perdendo del tutto la sua identità. Nolte sembra collegare, infatti, l’identità europea ad un’anima di tipo aristocratico cavalleresco e non utilitaristico da ritrovare attraverso una nuova, e forse antica, disposizione dell’uomo nei confronti della realtà. Una visione più umile di sé che tenga conto, appunto, del concetto di trascendenza. Sarà la possibilità o meno di ritrovare questa diversa condizione di stare al mondo che sola potrà garantire la futura identità dell’Europa al di là delle facili seduzioni di colonialismo e progressismi ideologici Made in Usa. “Contro la sicurezza di tutti i dogmatici che credono di aver scoperto tutte le cose essenziali”, l’Europa dovrà prendere atto delle sue origini, legate comunque al concetto di progresso ma che inevitabilmente, se non riviste alla luce di una rinnovata e ritrovata trascendenza, la porteranno a sicuro declino e decadenza. “Oggi Condorcet dovrebbe probabilmente ammettere di avere coltivato del “progresso” un’immagine troppo semplicistica ed idilliaca, anche se certamente non finirebbe per identificarla con il concetto opposto di decadenza”.

Lo spirito europeo dovrà quindi interrogarsi sul progresso facilmente travisabile in espressione di dominio dell’uomo che ambisce al controllo e alla manipolazione della realtà e degli altri peccando di superbia. Solo così si marcherà la differenza qualitativa tra l’Europa e gli altri continenti. Alla luce dei grandi pensatori dell’Ottocento e del Novecento, delle due guerre mondiali, dei totalitarismi, del terrorismo e delle armi chimiche portatrici di distruzione di massa, il filosofo tedesco, non a caso allievo di Heidegger, attraversata la soglia del suo ottantesimo anno, invita “l’umanità ad essere più modesta” nei confronti delle interpretazioni, dei giudizi e della stessa realtà del mondo. Questa la lezione di umiltà trascendente che Ernst Nolte affida all’identità dell’uomo europeo del terzo millennio. 

9 maggio 2003


stampa l'articolo