Tutte le ragioni dell'americanismo
di Pino Bongiorno

L’antiamericanismo è una delle categorie, forse la più importante, attraverso cui si può spiegare la storia italiana del secolo scorso. Massimo Teodori, colto professore di Storia e istituzioni degli Stati Uniti alla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Perugia, l’ha utilizzata in "Maledetti Americani", pubblicato da Mondadori nel 2002, per sostenere la tesi che essa, espressa in forme diverse e per ragioni diverse, ha accomunato le famiglie politico-culturali che hanno segnato il nostro Novecento, cioè cattolicesimo, fascismo e comunismo. Con la sua ultima fatica, "Benedetti Americani" (Mondadori, 2003, euro 15,00), ha completato l’esame della questione, andando a scovare associazioni, riviste, intellettuali che hanno incoraggiato e difeso le ragioni dell'americanismo nel cinquantennio repubblicano, in un periodo in cui il conformismo comunista e quello cattolico lasciavano poco spazio ai sostenitori del liberalismo e della società liberale per eccellenza, gli Stati Uniti d’America.

Nell’aprile 1949, mentre a Washington prende vita l’Alleanza Atlantica, il comunismo internazionale raccoglie la sfida e rilancia anche sul piano della battaglia delle idee. E' così che si spiega la creazione a Parigi del movimento dei Partigiani della pace – del quale fanno parte intellettuali del calibro di Alberto Moravia, Massimo Bontempelli, Natalino Sapegno, Luigi Russo, Giulio Carlo Argan, Ranuccio Bianchi Bandinelli, Giulio Einaudi, Gianni Rodari, Eduardo De Filippo – cui è assegnato il compito di conquistare l’egemonia culturale in Occidente e delegittimare dall’interno la politica di solidarietà euroamericana. “Gli appelli pacifisti – scrive Teodori a questo proposito – si rivolgevano esclusivamente contro bersagli americani e occidentali: contro la bomba atomica, cioè un’arma non di difesa in mani yankee; contro le alleanze militari, vale a dire la NATO; contro il colonialismo delle potenze occidentali; contro il riarmo della Germania federale e del Giappone, e contro la crociata imperialistica americana in Corea” (p. 79).

All’ideologia comunista e alla propaganda filosovietica costituisce un contraltare il Congresso internazionale per la libertà della cultura, convocato a Berlino nel luglio 1950 su sollecitazione americana. Parecchie le personalità di spicco che sono designate alla presidenza d’onore (John Dewey, Bertrand Russell, Jacques Maritain, Benedetto Croce, Karl Jaspers), che partecipano semplicemente ai lavori (Raymond Aron, Hugh Redwald Trevor-Roper, Denis de Rougemont, Wilhelm Röpke) oppure che li hanno preparati e li coordinano (Arthur Koestler, Ignazio Silone). L’iniziativa ha un’eco anche in Italia e porta, tra il 1950 e il 1951, alla formazione dell’Associazione Italiana per la Libertà della Cultura (AILC), diretta da un gruppo formato, fra gli altri, da Carlo Antoni, Guido Calogero, Nicola Chiaromonte, Adriano Olivetti, Mario Pannunzio, Ferruccio Parri, Guido Piovene, Luigi Salvatorelli, Ignazio Silone. “Ovunque intervenissero gli intellettuali della Libertà della cultura – spiega Teodori – non era per appoggiare o fiancheggiare un partito o un’ideologia ma per affermare i principî e la pratica della libertà. La loro azione sortì per oltre un decennio notevoli effetti in diverse aree: l’attuazione della Costituzione, la difesa della scuola laica, la libertà religiosa, i diritti delle minoranze, la battaglia contro le discriminazioni, il rigetto delle imposizioni politiche nell’arte e nella scienza, la denunzia internazionale dei misfatti del comunismo e degli Stati autoritari, l’abolizione della pena di morte, la revisione dei codici in senso liberale, l’organizzazione culturale non ideologica nel cinema e nel teatro” (p. 91). 

Chiaromonte e Silone, inoltre, fondano nel 1956, l’anno della rivoluzione ungherese e del XX congresso del PCUS, la rivista “Tempo presente”, una straordinaria palestra di razionalità rigorosa e liberalismo democratico, una voce antitotalitaria che darà riparo a molti ex comunisti italiani. Qualche anno prima, nel febbraio 1949 per la precisione, ha iniziato le pubblicazioni la rivista “Il Mondo”, il cui atlantismo richiama politici, giornalisti, intellettuali provenienti da diverse tradizioni laiche intorno al direttore Mario Pannunzio. Dal novembre 1951, esce anche la rivista “Il Mulino”, di Bologna, che contribuisce in modo significativo alla modernizzazione dell’Italia attraverso gli scambi culturali, soprattutto nelle scienze sociali e umane, con gli Stati Uniti. Contributi, questi che meritoriamente Teodori ricorda, cui il consolidamento della nostra Repubblica in direzione democratico-liberale deve molto e che meriterebbero senz’altro una maggiore attenzione degli studi specialistici.

9 maggio 2003

bongiornogiuseppe@hotmail.com

Massimo Teodori, Benedetti americani. Dall'Alleanza atlantica alla guerra al terrorismo, Mondadori, 2003, pp. 185, € 15

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