La teoria internazionalistica di Raymond Aron
di Alessandro Vitale 

La teoria internazionalistica di Raymond Aron è come noto incentrata sulle relazioni intercorrenti fra pace e guerra fra gli Stati nel Sistema Internazionale moderno, cioè fra quelle componenti che sono il nucleo della politica internazionale, dalle quali deriva anche l’analisi e la tipologia del Sistema Internazionale. In altri termini, la teoria aroniana della guerra serve anche per interpretare le forme e la dinamica del Sistema Internazionale. I due versanti di analisi sono cioè solo due facce della stessa medaglia e questo conferma l’unitarietà di fondo dell’opera internazionalistica di Aron. Fra “Paix et guerre entre les nations” (1962) e “Penser la guerre” (1976) è evidente la continuità e la coerenza di fondo del discorso aroniano, se si pensa che quest’ultimo lavoro riesce non solo a togliere l’opera di Clausewitz dal ghetto del pensiero militare, ma anche a interpretare la natura del sistema internazionale in base alle tipologie relative al fenomeno bellico. L’analisi delle relazioni internazionali consiste per Aron principalmente nello studio della guerra e della pace e di tutto quello che esiste lungo questo continuum.

Aron introduce dalla sua prospettiva tipicamente “europea” fondamentali innovazioni alla teoria internazionalistica della politica. La sua prospettiva è quella realista eterodossa, perché non vede nella politica internazionale, come aveva invece fatto Morgenthau, solo l’azione del power politics, ma sottolinea come Martin Wight altri aspetti fondamentali e in particolare la dimensione ideologica dei conflitti, che contrappongono opposte visioni dell’“ordine internazionale equo” e che danno vita a differenti regimi politici. Al di là dell’uso semplicistico della categoria dell’“interesse”, che è quanto di meno oggettivamente rilevabile esista in politica, Aron sottolinea componenti che trascendono il calcolo razionale, il rapporto fra fini e mezzi in rapporto alla potenza, per approdare a spiegazioni della frequente irrazionalità della guerra in modo differente rispetto al realismo classico. La condotta esterna degli Stati per Aron non è dettata solo dal rapporto delle forze: le idee e i sentimenti influiscono sulle decisioni degli attori. Di qui il ruolo assegnato all’ideologia, al modo di concepire il mondo, al sistema di valori dei gruppi dirigenti come fattori fondamentali sia della configurazione del sistema internazionale che della guerra e della sua conduzione in base a determinate regole strategico-tattiche. 

Certo, Aron accoglie nella sua analisi della politica internazionale tutti i presupposti generali e specifici del “realismo classico”, dal carattere anarchico della vita internazionale alla centralità dello Stato come attore principale del sistema internazionale moderno e che coltiva relazioni regolari con altre analoghe unità politiche con le quali può finire coinvolto in una guerra generale, al ruolo centrale attribuito alla “dialettica della pace e della guerra”. Tuttavia in Aron vi è anche un distacco dalla concezione della Machtpolitik pura e semplice, dal calcolo dominato da interessi nazionali oggettivi e indifferenti alle preferenze degli attori. Questo realismo contiene aspetti di grande innovazione per l’allargamento di prospettive analitiche che comporta: a differenza del realismo derivante dall’analisi puramente sistemica delle Relazioni Internazionali, che ha concepito e concepisce l’antagonismo fra blocco politico-militare occidentale e blocco orientale come derivazione diretta della struttura del sistema, indipendentemente dalla differenza ideologica, dal tipo di attore e dal tipo di regime politico, la concezione di Aron sottolinea la fondamentale importanza del problema ideologico, che non si limita a una maschera dei rapporti di forza ma che ne è parte integrante. Questa innovazione teorica tuttavia contiene anche la radice più evidente della parziale obsolescenza della teoria aroniana, dovuta principalmente al concentrarsi eccessivo dello studioso, come egli stesso riconoscerà nelle sue Memorie, sul periodo della guerra fredda quale conflitto tipicamente non soltanto politico-strategico, ma soprattutto culturale e ideologico.

L’accentuazione del ruolo degli aspetti culturali e ideologici investe però soprattutto in Aron la teoria dei sistemi internazionali, che appare ancora oggi la parte più feconda nel complesso della sua teoria politico-internazionalistica. L’originalità dell’introduzione del dato ideologico conduce il politologo alla scoperta della possibilità di classificazione dei sistemi internazionali non più secondo i classici criteri realisti e neorealisti della distribuzione delle potenzialità, ma sulla base di una molteplicità di criteri, fra i quali spiccano non solo o non tanto quelli materiali (spazio, numero, risorse), ma soprattutto quelli immateriali della politica internazionale: l’ideologia, la cultura, il prestigio. 

I “limiti, le configurazioni, gli strumenti dei rapporti di forza” sono dati sia dal campo diplomatico, che è il terreno di gioco tipico della politica internazionale, sia dalla configurazione delle forze all’interno di questo campo; ma è dato anche dal tipo di guerra che gli attori si aspettano e in vista del quale valutano l’importanza delle loro posizioni e delle loro relazioni. Ma questo non basta a dare la definizione né del tipo di relazioni che intercorrono fra gli attori, né del tipo di sistema internazionale nel qual operano. Per Aron la comprensione completa di questi due ambiti è possibile solo tenendo presente l’aspetto ideologico delle relazioni internazionali: il grado di riconoscimento reciproco fra gli Stati, la relazione stretta e mutevole fra politica interna e politica estera in quanto ambito decisionale, il significato attribuito dagli attori nei quali operano gli uomini di Stato alla pace, alla guerra e alle relazioni fra Stati. Così i sistemi internazionali si differenziano per Aron sia per la distribuzione del potere al loro interno (configurazione del rapporto di forze che dà forma ai sistemi bipolari, multipolari ecc.), sia per il grado di omogeneità/eterogeneità politico-ideologica. È la combinazione di questi due fattori che consente ad Aron di comprendere il funzionamento di ciascun sistema internazionale e il suo rapporto con la guerra e viceversa. 

Inoltre, in base all’estensione del campo diplomatico, essi potranno essere distinti in pre-globali (sistema europeo dei secoli XVIII-XIX) e globali (il mondo del secondo dopoguerra); in base alla configurazione delle forze, in multipolari, bipolari e così via e in base alla dimensione ideologica, in omogenei ed eterogenei. Omogenei sono quei sistemi nei quali gli Stati appartengono al medesimo tipo, obbediscono alla stessa concezione della politica. Eterogenei invece sono quei sistemi internazionali nei quali gli Stati sono organizzati secondo principi diversi e fanno appello a valori contraddittori o contrapposti. Gli aspetti che Aron ascrive alla politica internazionale risaltano oggi per la loro importanza, in una fase nella quale la politica internazionale viene contrassegnata da un’eterogeneità crescente e l’omogeneità che aveva caratterizzato il sistema multipolare omogeneo dell’Europa dell’Assolutismo, tra le guerre di religione e la Rivoluzione francese (sistema multipolare omogeneo) appare sempre più lontana. Così, anche se Aron ha dedicato una marcata attenzione (e, come spesso gli è stato rimproverato, forse eccessiva) alla realtà a lui contemporanea, quella del periodo bipolare, rispetto alla quale ha teso a comparare tutti gli altri tipi di sistema internazionale storici, oggi si può constatare una rilevanza notevole delle categorie che egli ha usato per studiare la politica internazionale. […]

25 aprile 2003

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