La modernità di Aron
di Domenico Mennitti

La decisione di promuovere un convegno su Raymond Aron non nasce per caso e non è stata certamente motivata unicamente dall’occasione di una ricorrenza, il ventennale dalla morte del pensatore politico francese. Nasce piuttosto da un duplice obiettivo: da un lato, approfondire e dibattere gli aspetti salienti del pensiero di un autore che è stato, per circa cinquant’anni, una delle figure di punta della cultura europea; dall’altro, verificare criticamente il suo lascito scientifico ed intellettuale, cercando di capire in che misura la sua attività di studioso e di analista politico possa aiutarci ancora oggi a comprendere le dinamiche di un mondo in via di sempre più rapida trasformazione.

[…] Aron si è interrogato a lungo sull’alternarsi di pace e guerra tra gli Stati, sulle caratteristiche che rendono unica e peculiare ogni singola costellazione politico-diplomatica, sulle complesse relazioni che governano la politica mondiale, sulle inevitabili tensioni tra forza e diritto, tra politica e morale, tra passioni ed interessi. Ma lo ha fatto, ogni volta, con lo spirito di chi è mosso dal desiderio di capire e spiegare, con spirito di obiettività, senza tuttavia nascondersi i dilemmi morali delle scelte politiche, spesso drammatiche, che toccano la vita degli uomini e delle collettività.

Aron è stato un grande liberale. Lo è stato in anni in cui esserlo non era né facile né scontato. Ma è stato un liberale, occorre aggiungere, molto particolare: mai dogmatico o intollerante, sempre pronto al confronto intellettuale, rispettoso degli avversari, aperto alle novità, sempre disposto a mettersi in dubbio e a cambiare idea. Aron non è stato un dottrinario del liberalismo, ma un amante della libertà, per difendere la quale si è battuto sempre con grande lealtà e con grande coraggio. Un liberale che non ha mai mancato di riconoscere i meriti dei suoi oppositori, un anti-comunista che non ha mancato di riconoscere sempre e senza imbarazzi la grandezza scientifica di Marx, un fautore dell’Occidente che però non ha mai sacrificato le sue amicizie ed i suoi rapporti ai furori dell’ideologia, un nemico del totalitarismo che però si è sempre opposto a chi, per mancanza di sensibilità, ha preteso di poter fare processi postumi alla storia. Aron non ha condiviso le passioni ideologiche totalizzanti del Novecento, ma da liberale autentico ha cercato di comprenderle e di spiegarle, senza alcuna supponenza. Anche da questo punto di vista la sua è stata una grande lezione di stile intellettuale.

25 aprile 2003

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