I vini del Franco bevitore. Un Brunello fatto ad arte
di Franco Ziliani

Ottimo livello, nettamente sopra le previsioni, per il Brunello di Montalcino targato 1998. Anche se non si sono raggiunte le concentrazioni e la potenza del celebratissimo millesimo 1997, tanto in linea con un certo gusto americano da ottenere ben sette nominations nella discutibilissima graduatoria dei Top 100 di Wine Spectator, i vini dell’annata immediatamente seguente a quella classificata come “l’annata del secolo” per i vini toscani, hanno dimostrato di possedere una caratura ed una personalità davvero notevole. Tale da annullare, quasi, la stella di differenza, nelle quotazioni date all’annata, che differenziava i ’98 (classificati 4 stelle) rispetto ai pentastellati 1997. Al tradizionale appuntamento annuale di Benvenuto Brunello (la tradizionale manifestazione organizzata dall’attivo Consorzio), i vini di Montalcino si sono presentati in splendida forma, sorretti da conforti statistici che attestano la magnifica salute di cui gode il comparto vinicolo di questo magnifico angolo di Toscana: una produzione media di 5,5 milioni di bottiglie, un export che raggiunge il 64% (con predominio di Usa, Svizzera, Germania, Canada), un 19% della produzione venduta a Montalcino (di cui il 10% direttamente nelle aziende), un giro d’affari valutato nell’ordine dei 143 milioni di euro, cresciuto del 10% rispetto al 2001.

1998: equilibrio e piacevolezza

L’elemento più confortante emerso dai ripetuti assaggi dei Brunello 1998 è stato il conseguimento di un notevole equilibrio, di una bellissima armonia, di un bilanciamento pressoché ottimale tra frutto e tannini, equilibrio che ha fatto tornare come protagonista unico il terroir ilcinese, anzi, le diverse espressioni territoriali che concorrono a determinare l’unicità di Montalcino e del suo Brunello. Intendiamoci, questa piacevolezza non ha portato in alcun modo il Brunello a rinnegare la propria identità, e la dolcezza del frutto, la freschezza, la succosità, la dolcezza della materia si è accompagnata, nei vini che mi hanno maggiormente colpito, e che vorrei avere in cantina a fianco dei miei amati Barolo, alla sana terrosità, alla salda struttura tannica, al carattere spiccato, alla scabra sapidità e ad un filo di ruvidezza, in alcuni casi, tipiche del Sangiovese (Sangioveto) ilcinese.

Questa masticabilità, questa ricchezza di polpa, unite ad un alcol equilibrato, all’assenza, quasi generale, di quelle note di sovramaturazione che apparivano nei 1997 (e che si ritrovano in alcuni Brunello riserva 1997, meno stellari e grandi di come li si vorrebbe dipingere, e come i loro alti prezzi li designerebbero), hanno formato un quadro assolutamente confortante, che nemmeno la presenza di scarsi, localizzabili, isolati e inguaribili residui di uno stile estremo e caricaturale (tutto legno nuovo, concentratore spinto e ritocchi, magari dovuti ad uve e vini nati ben lontano da Montalcino o ben diversi dal Sangiovese…), è riuscito a turbare. 

Un Brunello tutto da bere

In sintesi quello del 1998 è assolutamente un Brunello da…bere, pensato per generare confidenza nel consumatore, per facilitare un dialogo e una comprensione. Il merito, oltre che di un’annata tutto sommato molto più regolare, a dire il vero, del 1997, è di un generale ritorno al buon senso, alla riscoperta di una misura, di un equilibrio, di una sostanza reale dopo le tentazioni internazionalizzanti, e del piacere di proporre, a cavallo tra i Brunello monstre 1997 e quelli, annunciati come altrettanto importanti, del 1999, un 1998 autentico, pienamente brunelleggiante, dolce ma senza smancerie, piacevole, affidabile ma non ruffiano. Uno dei segreti di questa aurea misura ritrovata, ma che buona parte dei produttori più seri, e sicuramente quelli che voglio segnalare in questa nota retour de Montalcino, non avevano mai persa, è stato, a mio avviso, un più bilanciato uso del legno nell’affinamento, la rivalutazione, accanto alle tradizionali botti di rovere di Slavonia, di fusti più grandi anche di legno francese, di 20–30–40 ettolitri che hanno immediatamente consentito ai vini di conseguire un equilibrio ottimale, di ritrovare doti di eleganza, armonia, ricchezza di sfumature, modulazioni del gusto che non sempre si ritrovavano non solo nei 1997, ma anche nelle annate 1996 (tre stelle) e nella celebrata annata (5 stelle) 1995.

Alla scoperta del Brunello più vero

Nei miei assaggi (erano 120 le aziende produttrici di Brunello presenti e quasi tutte proponevano Brunello 1998, riserva 1997 e Rosso di Montalcino 2001, ho preferito invece ottenere da classici sicuri come il Poggione (il cui '98, lo ribadisco, è tra i migliori in circolazione e con 140 mila bottiglie rappresenta una certezza), Mastrojanni, Salvioni, Campogiovanni, Capanna (splendido vino), Fanti, Eredi Fuligni, Lisini, Poggio di Sotto, e parzialmente Col d’Orcia conferme sul valore dell’annata e sul loro affidabile modo di lavorare, cercando suggestioni da aziende più piccole che mi hanno sorpreso in maniera estremamente positiva. Non solo per la loro scelta intelligente di mantenere i prezzi intorno ai 18-24 euro, (che sono sempre intorno alle antiche 40 mila lire), ma per un modo genuino di onorare il Brunello e di offrire all’appassionato vini autentici, dall’inconfondibile accento toscano e ilcinese.

I Brunello 98 del mio privilegio

E’ il caso di Gorelli Le Potazzine (tenuta@lepotazzine.it), del Marroneto (ilmarroneto@ftbcc.it) elegantissimo come sempre, ma dotato di una nuova ricchezza e consistenza, della Torre (luigi.anania@libero.it), floreale, terroso, ed equilibrato, di Caprili (bartolommei@caprili.it), e su un coté più modernista la praticamente esordiente Tenuta Oliveto (oliveto.amachetti@tin.it) partita subito con un prezzo notevole intorno ai 30 euro per le 6000 bottiglie prodotte. I Brunello che più mi hanno dato gioia, accanto al fantastico e come sempre grande '98 di Gianni Brunelli, sintesi di eleganza, struttura tannica e materia matura, sono arrivati dalla quaterna La Palazzetta (0577 835631), carnoso, venato di liquirizia e dalla bellissima lunghezza, Sesti (giuseppesesti@libero.it), succoso e calibrato, e, sorpresa totale, San Carlo (0577 848112 sancarlomontalcino@hotmail.com).

San Carlo '98: un piccolo gioiello

Sono rimasto particolarmente sorpreso da un vino in particolare (venduto in cantina a 20 euro + Iva, mentre il 1997 era stato venduto a 25), il Brunello di Montalcino dell’azienda San Carlo, solo 4300 le bottiglie disponibili, oltre a 2700 di un piacevolissimo, pimpante, fragrante e godibilissimo Rosso di Montalcino, costo 10 euro. Il loro Brunello 1998 mi è piaciuto e mi ha convinto, senza riserve, per il suo naso maturo, ben espresso, per le note calde di frutta matura e di terra molto carnose, bene espresse, nitide, per una struttura tannica che sostiene magnificamente e innerva una materia ricca, vellutata, dalla vivace sapidità minerale, che è perfettamente godibile, piena di sapore, ottimamente bilanciata al gusto e dove la gradazione alcolica importante, 14 gradi, non è mai un elemento di disturbo, ma contribuisce a dare spessore e ampiezza. Un 1998 esemplare, perfettamente paradigmatico, facile da bere, che riconcilia con il piacere del Brunello, questo grande dell’enologia italiana, che quando è autentico teme davvero ben pochi confronti. Barolo a parte, ovviamente.

11 aprile 2003

bubwine@hotmail.com

Azienda Agricola San Carlo. Loc. San Carlo - 53024 Montalcino SI
tel. 0577 848112 – 848616 fax 0577 848616. Prezzo: € 24
E-mail sancarlomontalcino@hotmail.com 


stampa l'articolo