Un’identità culturale competitiva
di Mario Baccini

La cultura come strumento fondamentale della politica estera italiana: un mezzo per aiutare le nostre aziende all’estero e per diffondere nel mondo il tanto conclamato italian way of life, lo stile di vita italian, e – più in generale – il concetto di italianità del quale tutti gli italiani debbono andare fieri. E' per questo che stiamo svolgendo un’opera forte per le attività di promozione culturale, un’azione significativa, perché uno degli elementi fondamentali della politica estera del nostro paese è, appunto, la cooperazione culturale e la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Tramite i nostri istituti di cultura, presenti in molti paesi del mondo, e tramite le nostre sedi diplomatiche, vogliamo diffondere la nostra cultura con una forte spinta innovativa: non solo, quindi, promovendo fatti episodici, anche se importanti, ma legando alla divulgazione della nostra cultura un progetto che tenda ad affermare un valore significativo come l’italianità. Con questo termine amo definire un modo di vivere, di pensare, di mangiare, di abitare…noi possiamo insegnare una qualità della vita che, per eccellenza, è la prima al mondo. Questo lo possiamo fare realizzando un progetto culturale che possa far trasformare il nostro paese da simpatico, com’è considerato da molti oggi, ad affidabile. Questo, in sintesi, è il progetto sul quale sta lavorando il governo italiano.

In quest’ottica, la promozione della cultura italiana è essenziale per la politica estera. Tramite la cultura noi possiamo sviluppare sempre maggiori relazioni, superare steccati ideologici che possono sembrare insormontabili, realizzare inoltre quel tessuto di affidabilità in quei paesi interessati per creare nuove opportunità alle nostre imprese. E' questo, infatti, un altro aspetto fondamentale della politica italiana: il governo vuole creare dei presupposti, spetta poi alle imprese e al mondo dell’imprenditoria saper cogliere e sfruttare queste opportunità. Ci stiamo impegnando a sostenere la promozione della cultura con progetti sempre più importanti utilizzando i nostri istituti e la nostra rete diplomatica (ambasciate e consolati) per diffondere su scala mondiale un programma culturale all’altezza di un mondo globalizzato. In tal senso, ci preme anche portare avanti un dorte messaggio pubblicitario legato alle grandi aziende italiane: unire, quindi, il nome delle grandi aziende alla cultura italiana può essere una formula vincente che, in scala internazionale e globale, può acquistare un forte significato. Questa volontà nasce anche dal mio impegno come Presidente della Commissione per la Promozione della Cultura italiana all’estero, presidenza che mi ha subito consentito di realizzare, insieme a tutta la commissione, un progetto per sottolineare con maggiore forza le eccellenze italiane, istituendo degli anni tematici. Dopo i successi del primo di questi anni, dedicato al made in Italy, la Commissione nazionale per la promozione della cultura italiana, a metà di un 2002 ricco di soddisfazioni, ha già pensato al futuro, ai prossimi anni tematici e a nuove iniziative da prendere. 

“Le culture regionali. Dalla tradizione all’innovazione”: sarà questo il titolo, lo slogan, il tema del 2003, promosso dalla Commissione. La scelta non è stata certo fatta a caso. Tra gli indirizzi generali elaborati per valorizzare la nostra cultura all’estero, la Commissione ha puntato molto sulla realizzazione di attività culturali in collaborazione con Regioni, Province e Comuni, al fine di individuare opportune forme di finanziamento che consentissero di realizzare congiuntamente attività ed eventi all’estero orientati alla valorizzazione del patrimonio delle singole regioni e delle loro tradizioni. Una valorizzazione e una promozione che riguardano l’artigianato, l’agricoltura, la stessa arte culinaria e molto altro. Un passaggio naturale, quasi obbligato, dopo dodici mesi dedicati a moda e design. E' nostro interesse, infatti, diffondere in tutto il mondo lo stile di vita italiano perché l’attività degli stessi istituti di cultura nel mondo deve essere quella di diffondere il nostro modo di vivere che, per forza di cose, è diverso da quello di tutti gli altri paesi del Mondo. 

Il mio obiettivo, l’obiettivo della Commissione per la Promozione della cultura italiana nel mondo, è quello di promuovere, attraverso la cultura, la presenza delle imprese italiane nei mercati internazionali, perché tutti gli aspetti della cultura italiana rappresentano un veicolo importante per la nostra politica estera. Gli anni tematici che ho voluto introdurre sono, in tal senso, una innovazione strategica che va oltre l’ordinaria amministrazione. Ho accennato prima al grande successo di questo primo anno tematico ancora in corso, al consenso riscosso dalle iniziative legate alla moda e al design. La Commissione dà pareri ed indirizzi su come i vari istituti si devono attivare per la promozione culturale, non intende imporre strategie operative, e tutto quello che è stato suggerito durante questi primi sette mesi è stato recepito dai vari istituti che hanno promosso moltissime iniziative in merito. Allo stato attuale sono state realizzate almeno 120 in tutto il mondo: manifestazioni, mostre, convegni dibattiti e quanto altro. Attività, queste, che non sono state le uniche promosse dagli istituti di cultura, ma che sono state inserite in un calendario molto ampio che riguarda anche altri aspetti della nostra cultura, dalla musica all’arte, dalla letteratura alla scienza. Tramite questi anni, quindi, l’Italia potrà rendere visibile nel mondo le proprie straordinarie specificità. 

La lingua italiana, ovviamente, è al centro di tutto il nostro progetto. Sono previste per quest’anno almeno seicento iniziative sul tema. Secondo una ricerca che abbiamo commissionato all’Università La Sapienza, la richiesta di studio di italiano è al quarto-quinto posto nella scala delle richieste. Mi piace pensare che i giovani di domani, i giovani global, parleranno italiano. Questo perché la classe dirigente mondiale che avrà a cuore la cultura italiana, parlerà l’italiano come lingua internazionale. Quello che mi preme, a questo punto, è proseguire sulla strada intrapresa, pensare ad altri anni tematici e, al tempo stesso, lavorare ad un potenziamento della Commissione nazionale per la promozione della cultura italiana. 

11 aprile 2003

(da Ideazione 6-2002, novembre-dicembre).

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