Libri. Gunter Grass, la giustizia dei vincitori e dei vinti 
di Carlo Roma

Oltre diecimila profughi, a bordo della Wilhem Gustloff, intirizziti da un freddo micidiale, cercano una via di salvezza dalla morte e dalla distruzione. Stipati in ogni angolo della nave, ammassati come bestie, stanchi, silenziosi ed impauriti, affrontano un viaggio incerto dagli esiti nebulosi, carichi di attese e di speranza. Con tutta probabilità, però, presagiscono già la fine alla quale vanno incontro, miglia dopo miglia, nella loro lenta peregrinazione per i mari del Nord. Fra di loro ci sono centinaia di bambini, molti dei quali sono ancora poppanti. Fra di loro c’è una giovane, spigliata ed attraente, in avanzato stato di gravidanza. Fugge, come tutti gli altri viaggiatori, nella consapevolezza di trovarsi in una condizione senza via d’uscita, alla mercé del caso. Eppure non rinuncia a credere che la buona sorte possa soccorrerla in qualche modo. E’ in compagnia di molte altre donne, assistita per quanto possibile da infermiere ausiliarie. Attende con serenità che le avvisaglie del parto imminente aprano la strada alla nascita del figlio. Sul suolo tedesco intanto infuriano le ultime, tremende, manovre di guerra. Siamo, infatti, nel gennaio del 1945. I sogni del Fuhrer di una grande Germania, di un Reich potente in grado di dominare tutti i paesi europei, si sono infranti sul fuoco incessante delle forze alleate. Le truppe, provate da lunghi anni di combattimenti, sono allo stremo delle forze. Le città tedesche, martoriate da bombardamenti a tappeto, sono prive di vita, oramai abbandonate dalla popolazione civile: sono diventate, in realtà, territori di conquista per i violenti attacchi degli aerei anglo-americani. La Wilhem Gustloff, dunque, un tempo utilizzata anche come nave da crociera, è un possibile bersaglio vagante.

Facciamo ora un passo indietro. Il varo dell’imbarcazione, al quale partecipa Hitler in un clima di grande gioia popolare, ha luogo nei cantieri di Amburgo nel maggio del 1937. Il nome della nave racchiude in sé una storia particolare. L’apprezzato camerata Wilhem Gustloff viene ucciso in Svizzera da un ebreo, David Frankfurter, nel 1936. Al martire della causa nazionalsocialista viene pertanto dedicata, un anno dopo, alla presenza della vedova, proprio la nuova nave appena inaugurata. Il destino di David, peraltro, è segnato: subito arrestato, sottoposto ad un processo è condannato, dopo un breve dibattimento, a sedici anni di carcere. Ne uscirà dopo aver scontato metà della pena e le sue tracce si perderanno in Palestina. La nave, d’altra parte, seguirà le sorti del Reich quasi a rispecchiarne l’inabissarsi inglorioso. Il 30 gennaio 1945 la Wilhem Gustloff salpa dal porto di Gotenhafen verso un approdo più sicuro e lontano dall’avanzata dell’Armata Rossa. Un sommergibile russo, comandato dal prode Alexandr Marinesko, la intercetta. Il militare, a caccia di una sonante vittoria e forse immaginando di aver di fronte un nave da guerra, dà l’ordine di sferrare l’attacco. “Il primo siluro colpì la prua della nave molto al di sotto della linea di galleggiamento, dove c’erano gli alloggiamenti dell’equipaggio.” Al primo siluro ne seguirono altri due. Sulla Wilhem Gustloff scoppia il panico, la morte ha il suo buon da fare.

Il Nobel per la letteratura Gunter Grass nella sua ultima fatica, Il passero del gambero, si mette dalla parte delle vittime a prescindere dalla razza e, soprattutto, dalla nazionalità alla quale appartengono. Questa volta gli offesi sono i tedeschi civili esposti alla furia cieca dell’odio e del risentimento generati dalle tenebre del conflitto. A raccontare e descrivere il disastro, ad oltre cinquant’anni di distanza, è Paul un giornalista tedesco, il quale veste i panni del narratore. La madre, Tulla, è la giovane donna imbarcatasi in procinto di dare alla luce la sua piccola creatura. E’ una delle poche ad essersi salvata ed incarica il figlio di rendere testimonianza delle sofferenze patite. Nell’intrecciarsi di tre esistenze, quella di Wielhem Gustloff, quella del comandante Alexandr Marinesko e quella dell’assassino, David Frankfurter, si dipana il senso di un dolore profondo e terribile. Un dolore che, fermo restando la responsabilità e le colpe, per Gunter Grass non ha colore ma sembra unire tutti, vittime e carnefici. 

28 marzo 2003

crlrm72@hotmail.com

Gunter Grass, Il passo del gambero, Einaudi, pagg. 198, € 15

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