Libri. L’Uomo qualunque tra libertarismo e populismo
di Antonio Carioti

Ci sono leader politici ai quali non si può e non si deve chiedere di esibire un pensiero coerente, analisi lucide, un programma serio e costruttivo. Essi non hanno soluzioni da proporre per i problemi che denunciano, poiché di quegli stessi problemi sono un prodotto. Si limitano a segnalarli con la propria stessa esistenza, enfatizzandone la gravità. Fungono da indicatori di mali profondi, che la società non può permettersi di trascurare. Guglielmo Giannini è stato un caso del genere. Il suo Uomo qualunque, durato pochi anni nella fase di formazione del sistema politico postbellico, fu un sintomo del distacco esistente in Italia tra governanti e governati, della potenziale disaffezione per la cosa pubblica che covava sotto l’ipertrofia ideologica dell’incipiente Guerra Fredda. Fu inoltre il rifugio, anomalo e provvisorio, di un’opinione pubblica conservatrice, in alcuni casi anche nostalgica, del tutto refrattaria alla pedagogia antifascista del Cln. Ma tutto finì quando la Democrazia cristiana seppe farsi carico di aspirazioni e paure del ceto medio, indirizzando la vita del nostro paese verso un modello di sviluppo tutt’altro che giacobino o vessatorio nei riguardi della società civile.

Che il fenomeno qualunquista avesse il fiato corto, malgrado i molti suffragi raccolti nel 1946, risulta del tutto evidente leggendo La Folla, l’opera di Giannini che avrebbe dovuto fornire una base teorica al movimento, ora parzialmente ristampata su iniziativa della Fondazione Einaudi di Roma. Lascia interdetti la sicurezza con cui l’autore decreta l’equivalenza di ogni regime e l’inutilità della classe politica, o descrive lo Stato come una macchina che qualsiasi operaio può azionare movendone la leva: partendo da premesse opposte, arriva paradossalmente alla stessa conclusione di Lenin, secondo cui, una volta spezzato il dominio dell’odiata borghesia, anche una semplice cuoca avrebbe potuto assumere incarichi di governo. E ha dell’incredibile il passo in cui Giannini, trascinato dal suo antinazionalismo, afferma che per il Veneto stare sotto l’Italia o sotto la Jugoslavia non avrebbe fatto alcuna differenza, proprio alla vigilia del grande esodo dalla Venezia Giulia dei nostri connazionali in fuga dal regime totalitario di Tito. Per quanta simpatia possa ispirare la figura dell’esuberante commediografo, di cui lo storico del qualunquismo Sandro Setta sottolinea la notevole dignità personale, da quelle pagine trasuda un semplicismo antistorico su cui nessuna solida costruzione politica avrebbe potuto fondarsi. 

Resta da capire se dell’Uomo qualunque si possa salvare almeno qualche spunto. Ne è convinto Giovanni Orsina, cui si deve uno dei due brevi saggi contrapposti che introducono il volume. La forte coloritura individualistica del populismo di Giannini e la sua spiccata diffidenza verso il potere politico gli appaiono elementi degni di essere evidenziati e valorizzati. E in effetti le invettive contro i reggitori della cosa pubblica che si leggono nel libro ricordano le posizioni di un certo pensiero libertario, che in Italia, eccezion fatta per i radicali di Marco Pannella, non ha mai trovato espressione a livello politico. Ma ribatte efficacemente Valerio Zanone, autore dell’altro saggio introduttivo, che la vena anarchicheggiante era un connotato personale di Giannini piuttosto che del suo partito, tendente piuttosto al conformismo tradizionalista. Del resto, nei grandi paesi di civiltà liberale, in primo luogo nelle democrazie anglosassoni, la difesa dei diritti individuali e la preoccupazione di tenere sotto controllo i governanti si accompagnano a caratteristiche non certo conformi alla visione di Giannini, quali un forte sentimento patriottico e un rispetto sacrale per le istituzioni rappresentative. Non è detto che l’Italia debba per forza imitare la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, ma muovendosi in direzione opposta difficilmente si potrebbero conseguire risultati analoghi.

28 marzo 2003

La Folla. Seimila anni di lotta contro la tirannide, di Guglielmo Giannini - Rubbettino, 2002, pp. 236 - € 8,00.

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