Libri. Alcide De Gasperi, tra l’America e il Vaticano
di Pino Bongiorno

I due verbali pubblicati da Andrea Riccardi nel libro “Pio XII e Alcide De Gasperi. Una storia segreta” (Laterza, Roma-Bari, 2003) danno un ulteriore contributo alla comprensione dei delicatissimi rapporti tra Dc e Chiesa nei primi anni della guerra fredda. Essi sono la trascrizione, più o meno fedele, di due colloqui che Alcide De Gasperi, “figura chiave della ricostruzione democratica italiana”, e monsignor Pietro Pavan, docente di dottrina sociale nell’Ateneo Lateranense e futuro collaboratore di Giovanni XXIII, hanno avuto il 5 dicembre 1951 e il 13 agosto 1952. I due incontri si inscrivono all’interno di un periodo in cui il papa Pio XII e altre importanti figure della Chiesa, dal cardinale Ottaviani a padre Lombardi (il “microfono di Dio”) e monsignor Ronca, non sono più convinti di aver fatto la scommessa giusta puntando sulla Democrazia Cristiana. Il partito di De Gasperi, infatti, è giudicato poco efficace nella sua azione anticomunista, nella difesa della morale pubblica e nell’impegno per la realizzazione degli interessi cattolici. Si teme che possa essere presto travolto, suscitando una sorta di effetto domino negli altri paesi europei. 

Preoccupano, in particolare, le elezioni amministrative per il comune di Roma, previste per il maggio 1952. Una vittoria delle sinistre, il cui candidato è l’anziano Francesco Saverio Nitti, e proprio nella città del papa, avrebbe rappresentato per la Chiesa un colpo di difficile assorbimento in un periodo in cui la lotta contro il comunismo è ancora apertissima. Sono queste le ragioni per cui matura la cosiddetta “operazione Sturzo”, con il vecchio prete siciliano impegnato nella costituzione di una lista civica aperta a tutte le forze anticomuniste, Msi e monarchici compresi. Il progetto, com’è noto, si arena per vari motivi ed è De Gasperi a dover portare al successo la Dc, alleandosi nuovamente con gli sperimentati partiti laici di centro.

Nei due colloqui tra il portavoce di Pio XII e il leader democristiano emergono chiaramente le personalità diversissime dei due protagonisti. Il papa è come ossessionato dal comunismo ed è convinto che vada combattuto con qualsiasi mezzo. De Gasperi è prudente come un politico di razza e tira diritto per la sua strada, consapevole che una radicalizzazione dello scontro non conviene a nessuno, men che meno ai cattolici. A Pavan che, il 5 dicembre 1951, gli manifesta “la vivissima preoccupazione del S. Padre” perché l’estrema sinistra andava aumentando la sua efficienza organizzativo-propagandistica, risponde che “non va dimenticato che una percentuale dal 35 al 40 per cento degli elettori italiani ha votato socialcomunista: come si può prendere di petto oggi il comunismo in Italia? Sarebbe la guerra civile, e forse anche la guerra vera e propria”. 

Il 13 agosto 1952 De Gasperi è ancora più netto nelle sue posizioni e conclude la sua analisi con una mirabile lezione di realismo e strategia. “Il problema politico italiano in questo momento – si legge nel verbale del colloquio – è quello di sottrarre voti, nel numero maggiore possibile, all’estrema sinistra. Qualora la Democrazia Cristiana si apparentasse con le Destre, si disintegrerebbe il Centro: quanti hanno sensibilità sociale rimarrebbero sconcertati e finirebbero per scivolare verso l’estrema sinistra forse in numero sufficiente per dare il tracollo alla lancia”.

28 marzo 2003

Pio XII e Alcide De Gasperi. Una storia segreta, Laterza, Roma-Bari, 2003, pp. 102, € 5.
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