Libri. Un torbido affresco della provincia americana
di Carlo Roma

A Tarbox, piccolo villaggio del New England nei pressi di Boston, la vita scorre lenta e pigra. Tutto appare sotto una luce forte e luminosa. L’atmosfera quieta e serena che sembra avvolgere l’avvicendarsi delle stagioni dona al paese un’immagine rassicurante. Non ci sono grandi attese in cui confidare né grandi opportunità da cogliere. Appartata e lontana dai tanti clamori che scuotono gli Stati Uniti durante gli anni Sessanta, la gente di Tarbox sente gli echi della politica come un flebile brusio di sottofondo. Si anima e si cala con interesse, però, nelle discussioni che toccano le scelte di politica estera che l’amministrazione Kennedy intende adottare nella temperie della guerra fredda. Colpita e commossa come tutti gli americani dai terribili spari di Dallas, si sente toccata nel vivo di un sentimento nazionale d’appartenenza largamente condiviso. Ma poi, d’un tratto, ogni cosa si spegne e le abitudini di sempre recuperano il terreno perso. Abitudini strane, poco ortodosse, a dire la verità. Costumi discutibili che collidono proprio con la pacatezza e il perbenismo della provincia. Dietro il velo di esistenze inattaccabili segnate dal rispetto ossequioso, almeno in superficie, dei vincoli coniugali si nascondono, in realtà, storie d’amore appassionate e torbide, profonde e sensuali. Intrecci che sfiorano l’ipocrisia con i quali dare corso a mutamenti radicali ed avviare storie nuove. Senza mai perdere di vista, beninteso, l’obiettivo di colmare desideri mai espressi eppure covati nel fondo dell’anima. 

L’allegra e vispa compagnia di amici di Tarbox, dunque, costituita da coppie appartenenti a vario titolo alla classe media americana dei primi anni Sessanta, si conosce da tempo e intesse una stretta rete di legami. Rappresenta una società chiusa che accetta con fatica, senza nascondere troppo i pregiudizi e le critiche, di aprirsi a chi bussa alle sue porte. Gli amici allora si frequentano con assiduità, condividono le esperienze, i divertimenti e i giochi. Mettono in comune ciò di cui dispongono con franchezza e lealtà. “Non ho mai capito perché la gente se la piglia tanto quando qualcuno va a letto con la moglie del migliore amico. Ovviamente, la moglie del migliore amico è quella che vede più spesso” - dichiara Janet Appleby, una delle protagoniste degli emozionanti scambi di coppie che accendono la monotonia di Tarbox, nel corso di una delle tante cene che si svolgono nelle case piccolo borghesi del paese. Poco sere dopo arriva la conferma a suggellare le sue affermazioni. Suo marito, Frank, non esita a tradirla con la bella e procace Marcia mentre lei, tranquilla, seduce il marito di Marcia, il buon Harold Smith. Tutto è consumato all’insegna della massima liberalità ed in barba ai vincoli matrimoniali. Massima liberalità che si manifesta ancor più quando le due coppie decidono di scambiarsi, per una notte, i rispettivi partner. Durante un freddo e nevoso Natale, infatti, gli Appleby e gli Smith si ritrovano in un rifugio di montagna in compagnia dei figli. Dopo le giornate trascorse sulle piste, discutono apertamente delle loro intenzioni senza porre veti né censure. Una sera, prima di andare a dormire, Frank attraversando il corridoio sul quale si affacciano le camere da letto chiede al compagno: “Pensi che non abbiamo sbagliato stanza? voglio dire, non credi che dovremmo cambiare? Perché no? - risponde l’interpellato - Non mi dispiacerebbe. Ma sii gentile”. Il tradimento, accettato e ben condiviso, si conclude la mattina dopo: i due uomini, appena svegli, si comunicano opinioni e chiedono informazioni sulle mogli.

La scena dello scambio di coppie esemplifica bene il senso e la portata di un romanzo che, al suo apparire, nel 1968, non mancò di scandalizzare l’anima puritana dell’America. Con Coppie John Updike descrive la parabola discendente dell’istituto del matrimonio corroso da ambizioni velleitarie, afflitto dalla palese incomunicabilità fra gli sposi ed attraversato dal germe dall’infelicità. Sono molte le storie che si sviluppano nell’ambito della piccola comunità di Tarbox fino allo scioglimento del velo d’ipocrisia dietro al quale si nascondono amori e disastri coniugali . John Upidike non esita, peraltro, a descriverci una America in affanno, in bilico fra la disillusione e l’appiattimento morale. “Credo che l’America sia diventata una bambina non amata e ingozzata di pasticcini.... Dio non ci ama più. Noi siamo grassi, abbiamo perso la grazia” sostiene sconsolato uno dei protagonisti del romanzo. La grande America di John Updike è attanagliata dal peccato e pare aver smarrito la misura della rettitudine. Questo dato rende ancora attuale ed interessante tornare a leggere il vasto affresco di Updike. Un affresco che ci offre, d’altra parte, un motivo in più per confrontare l’America di oggi, impegnata a far fronte a nuovi, insidiosi, nemici, con quella in cui primeggiavano le battaglie per i diritti umani e nella quale si agitava lo spettro di uno scontro fra superpotenze. Un incubo che sembra aver ceduto il passo alle minacce sempre più pericolose provenienti da nemici quanto mai agguerriti.

14 febbraio 2003

crlrm72@hotmail.com

John Updike, Coppie, Guanda editore, pagg. 517, € 16,90

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