A pochi secondi dalla storia
di Ivo Germano 

E dire che i giorni dell'estate del 1927 sembravano proprio non finire mai, squassati dal solito mediocre agente meteorologico del garbino, turbamento dell'immaginazione e traspirazione delirante delle genti di Romagna. A pochi secondi dalla storia. Con una fiction narrativa ed una infaticabile investigazione documentale, Saturno Carnoli, spesso vestito di pelle come un interprete di un film sulla banda Cock, modellatore del pvc, cultore della democrazia ateniese ed ora responsabile di campagne di comunicazione e Paolo Cavassini, che nel '68 frequentava l'asilo Girotondo, già covante passioni da grande reazionario, da Von Stronheim alle uniformi cavalleria, passando per una certa predisposizione verso la nobiltà bianca russa, naturalmente alloggiante attorno a Parigi, ci accompagnano fra gialli repubblican/mazziniani, rossi, socialisti e neri. 

Ettore Muti, arruolatosi, grazie a documenti falsificati, miliziano fiumano, "Gim dagli occhi verdi", così lo chiamava l'abruzzese, gerarca fascista e volto eccellente dell'evo mussoliniano, tanto da sostituire la y con la ben più italianissima i, proprio quell'Ettore Muti che succederà ad Achille Starace nella carica di segretario nazionale del Pnf, è al centro di una mazurka d'odio e revolverate. D'altronde, una revolverata alla nota ne sancirà la fine nell'agosto 1943, per chi assieme ad Italo Balbo, durante l'estate del '22, in occasione del barocciaio fascista Balestrazzi, articolò le prove generali della marcia su Roma. Il 13 settembre 1927, dopo proficui sopralluoghi, nella Piazza Vittorio Emanuele di Ravenna, uno spiantato e generico Lorenzo Massaroli, di "simpatie sinistrorse" indirizza tre colpi sul Console della Milizia Ettore Muti, ferendolo al braccio e all'inguine. Assolto il compito col destino, una volta girato l'angolo, Massaroli sarà centrato con un buco in testa da Renzo Morigi, la "mitraglia umana", come venne ribattezzato dopo aver vinto, a Los Angeles, l'oro olimpico per il tiro con la pistola. Murigliò ricevette l'encomio per l'intervento provvidenziale ed un meritato trasferimento a rivestire più alti incarichi. 

Carnoli&Cavassini, dando polpa a quello che Pietrangelo Buttafuoco chiama "cattiverio di retrovia", ripassano i fogli della storia, prima e dopo, dopo e prima a quel 13 settembre, comparando verbali di polizie e carabinieri, voci di piazza, articoli di gazzette e, soprattutto, occhiute e burocratiche indagini partitiche. Per la verità, indugiando in termini da sessantottismo sdrucciolo del tipo "lo star system" dei gerarchi, oppure, l' "uomo immagine" del regime fascista. Tant'è, ma il rovesciamento del canone è azzeccato. C'è che, sfortunatamente, Muti e Morigi si detestano, cordialmente e non. Uno dei due era di troppo nell'ex maniero rosso e rivoluzionario ravennate, poiché troppo vi era da prendere e gestire. E l'ingordigia, spesso, si coniuga al singolare; più arduo per due bande, quella del Morigi, in cerca di soldi e delle cooperative agrarie, quella, invece, di Muti che ambisce al prestigio e al potere. E siamo alla resa dei conti nel paesaggio minore, profondo e perenne della provincia, fra cariche istituzionali, ascese e tonfi, denaro concusso, libri contabili falsati ed immancabili “creste”, scatenato da Morigi, in seguito alla promozione di Muti a Roma. E la storia non finisce qui.

31 gennaio 2003

ivogermano@libero.it

Saturno Carnoli e Paolo Cavassini, Nero Ravenna - la vera storia dell’attentato a Muty, Edizioni del Girasole, Ravenna, 2002, € 15,00.

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