I vini del Franco bevitore. Fragranti
bollicine rosé
di Franco Ziliani
In Italia non si può dire esista la cultura dei vini rosati che
esiste, ad esempio, in Francia, ma ancora più indietro è il nostro
paese, rispetto ai cugini d’Oltralpe, quando non di vini rosati
tranquilli si tratti, bensì di bollicine metodo classico. Se la
Francia surclassa il nostro paese potendo orgogliosamente
schierare e considerare come grandi vini i suoi Côtes de Provence,
Bandol, Palette, ai quali replicano, con fatica, non per la
qualità ma per la loro immagine dimessa i nostri Montepulciano
Cerasuolo e Salice Salentino rosato, quando scendono in campo i
vari Champagne rosé, e le grandi cuvée de prestige, per i nostri
Franciacorta, Trento Doc e spumanti vari si fa buio pesto. Da noi,
incredibilmente, fa fatica a farsi strada l’idea che un grande
metodo champenois possa essere grande anche in versione rosé e
difatti si contano sulla punta di due mani i nomi delle aziende,
in Franciacorta e altrove, che credono alle bollicine “en rose”.
Le poche bottiglie proposte dai vari Cà del Bosco, Cavalleri,
Uberti, Fratelli Berlucchi, dalla Guido Berlucchi e dalla Ferrari
(splendido il Perlé rosé) vedono generalmente la via dell’estero,
paesi di lingua tedesca soprattutto, e non c’è wine connaisseur
italico che si sdilinquisca o che faccia sfoggio di cultura enoica
raccontando agli amici di averle bevute o ordinate al ristorante.
In Francia, invece, anzi in Champagne tutto è diverso ed è
orgoglio- e fiore all’occhiello - delle migliori Maison di Reims
ed Epernay poter annoverare nella propria gamma anche dei rosé
millesimati. Ne sono fiere le aziende – e basta citare alcuni nomi
su tutte per rendere l’idea, Ruinart, Billecart – Salmon,
Egly-Ouriet, Veuve Clicquot, ma anche Krug, Pommery, Deutz, li
considerano grandi ed importanti i sommelier, i migliori chef sono
soliti (ricordo a questo proposito due fantastiche cene da Ruinart
e da Moet & Chandon) dedicare particolari menu per esaltarne le
peculiari caratteristiche, l’eleganza e la finezza, e, quel che
più conta, i consumatori li amano e li stappano senza problemi.
Sulla tavola non solo di Natale, dove, naturalmente, non potrà
mancare una bottiglia di Barolo, di quello vero, si potrebbe
allora consigliare di far troneggiare, serviti ben freddi, ma non
ghiacciati, in alte e slanciate flûte che n’evidenzino il gioco
zigzagante e sbarazzino del perlage, due méthode champenois, uno
francese, e uno altoatesino-austriaco. Il primo è lo straordinario
Champagne Fleur de Champagne Rosé de Saignée che l’importante
Maison di Vertus Duval-Leroy (una produzione complessiva di sette
milioni di bottiglie, ottenuta da ben 150 ettari di vigna)
produce, con ogni cura, con il metodo tradizionale detto appunto
saignée che prevede la macerazione delle uve Pinot noir di cui il
vino è composto, tra le 24 e 48 ore in vasche inoz, prima dello
sgrondo, della decantazione e della fermentazione tra i 17 ed i 20
gradi, e dell’affinamento sui lieviti durato 24 mesi. A me questo
Champagne, (distribuito in Italia da Classica www.classica.it
società di distribuzione proprietà della azienda Avignonesi di
Montepulciano) prodotto con mano e sensibilità tipicamente
femminili da Carol Duval-Leroy, presidente della Maison ed
imprenditrice di grande dinamismo, è piaciuto moltissimo, a
partire dalla finezza e della persistenza del perlage, proseguendo
con lo spettacoloso colore sangue di piccione, buccia di cipolla,
corallo, salmone, tenue, delicato e pieno di luce, e trovando
magnifica conferma nel delicatissimo, fragrante bouquet aromatico,
dove si colgono, in una cornice cremosa e avvolgente, aromi dei
vari piccoli frutti di bosco, mirtillo, ribes e soprattutto
lampone in nitida sequenza, a formare un insieme di superiore
soavità. Al gusto, con perfetto equilibrio naso-bocca, il Fleur de
Champagne Rosé de Saignée mostra una perfetta maturità e dolcezza
di frutto, creando un gioco bellissimo di contrasto-dialogo tra
sensazioni ben decise e secche e una cremosità d’assieme, e poi
lasciando emergere e trionfare un cotè succoso, avvolgente che
regala una persistenza lunga, un’estrema pulizia, una magnifica
piacevolezza. Uno Champagne rosé ricco, consistente, un piccolo
capolavoro d’eleganza che ti proietta, quando lo bevi, in un mondo
magico dove tutto, per dirla con Baudelaire, non è altro che
“luxe, calme et voluptè”.
Il secondo spumante rosé nasce da una storia stranissima,
espressione del bellissimo e pirotecnico universo del vino, dove
può accadere che due persone che si chiamano entrambe Reiterer,
entrambi produttori di vino, uno spumantista di montagna in Alto
Adige, l’altro impegnato in Austria, nella Stiria, scoprano
improvvisamente, conoscendosi ad un salone del vino, in Germania,
d’avere qualcosa in comune, e stimolati da un giornalista tedesco,
Rudolf Knoll, decidano di produrre insieme un vino. Da un progetto
estemporaneo, che poteva sembrare solo una boutade è invece nato,
alcuni anni dopo, in seguito a svariati tentativi, prove e
aggiustamenti, un particolarissimo vino, un metodo classico
firmato Reiterer & Reiterer, spumantizzato ai 1200 metri di
altezza della cantina di Meltina (Cantina Arunda Vivaldi Via
Centro 53 - 39010 Meltina BZ tel.0471 668033 fax 0471 668229
arunda@dnet.it, € 14) e ottenuto con uno speciale mix di uve. Per
il 75% un vino ottenuto da uve Pinot bianco e Pinot nero cresciute
nelle zone più vocate in provincia di Bolzano e selezionate da
Joseph Reiterer, il sud tirolese, e per il 25% da uve della
varietà di Blauer Wildbacher che nell’ovest della Stiria é
conosciuta come Schilcher.
Il risultato, presentato in occasione del Wein Festival di Merano,
questo Rosé Brut prodotto in 5000 esemplari, e commercializzato
dalla cantina Arunda/Vivaldi (con il primo nome all’estero ed in
Alto Adige, con il secondo nel resto d’Italia), non mancherà di
stupire per la sua originalità, per un nuovo concetto di vino
rosato che desidera proporre. Non un vinello qualsiasi (anche se i
rosati, come ho già avuto modo di dire, sono tutt’altro che
vinelli da poco), ma uno spumante piacevolissimo, pimpante, pieno
d’allegria, che a mio avviso sembra pensato apposta per esaltarsi
in accompagnamento a salmone affumicato selvaggio scozzese, trota
salmonata, pesci di mare di buona struttura, ma che può trovare
perfetto impiego anche come inconsueto aperitivo o servito su
torte a base di frutta. Provare per credere. Dotato di un
bellissimo colore cerasuolo corallo acceso e squillante ed in
grado di accendere subito l’allegria, di un perlage fine,
esuberante, vivacissimo nella flûte, conquista, sin dal primo
approccio olfattivo, per la fragranza e la densità dei profumi di
ribes, mirtillo, lampone, che evocano la crema pasticcera. Al
gusto il Reiterer&Reiterer Rosé Brut è incredibilmente morbido,
succoso, piacevole e mette in scena un gioco piacevolissimo di
contrasti tra la dolcezza del frutto e la sapidità dell’acidità,
(le uve austriache hanno un corredo acido e una tannicità
importanti che i due vignaioli sono riusciti a padroneggiare anche
per merito di uve perfettamente mature e di particolare pregio), e
si dispone in bocca pieno, rotondo, godibilissimo, con un mirabile
equilibrio tra gli aromi ed il palato. Provare per credere: due
anime, due vignaioli con lo stesso cognome, uve di paesi diversi,
ma alla fine uno spumante bellissimo, che si fa bere come pochi
altri.
17 gennaio 2003
Bubwine@hotmail.com |