Le risorse elettroniche e la biblioteca di Babele
di Maria Teresa Petti

Jorge Luis Borges immaginò una biblioteca universale, che comprendesse tutti i libri, e dunque tutto lo scibile umano. "Quando si proclamò che la Biblioteca comprendeva tutti i libri, la prima impressione fu di straordinaria felicità. Tutti gli uomini si sentirono padroni di un tesoro intatto e segreto". (J. L. Borges, La Biblioteca di Babele). Pensò anche all'inaccessibilità di alcuni libri, quindi all'impenetrabilità di alcuni settori del sapere. "Alla speranza smodata, com'è naturale, successe un'eccessiva depressione. La certezza che un qualche scaffale d'un qualche esagono celava libri preziosi e che questi libri preziosi erano inaccessibili, parve quasi intollerabile". Noi pensiamo oggi alle biblioteche di tutto il mondo che connettendosi tra di loro, soprattutto attraverso l'uso della Rete, hanno oltrepassato le loro stesse mura ed hanno cominciato un importante percorso partendo dal concetto di possesso dei libri fino ad arrivare a quello di accesso all'informazione. Oggi possiamo immaginare uno scenario ancora diverso. Una vera provocazione per una biblioteca. Immaginiamo, cioè, una biblioteca senza libri. Pensiamo ad una scrivania che consenta l'accesso a tutto lo scibile umano, alla Conoscenza. Una biblioteca virtuale. La biblioteca è ancora un luogo di studio e di ricerca. Ma la Conoscenza non deve (perché non può) essere presente in un unico luogo fisico, né deve necessariamente corrispondere fisicamente a dei libri. Può (ormai deve) vestire anche altre forme.

I temi accennati (Borges escluso) sono gli stessi affrontati alla Tavola Rotonda sulle risorse elettroniche che si è svolta il 20 novembre presso la Sala Conferenze della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Le risorse elettroniche sono entrate di prepotenza all'interno delle biblioteche e del dibattito bibliotecario, fino a diventarne un elemento fondamentale. Hanno trasformato i compiti dei bibliotecari, che si sono trovati a dover affrontare nuovi materiali da definire e catalogare. Interessanti, su questi aspetti, l'intervento di Antonella De Robbio (dell'Università di Padova) sugli Open Archive e quello di Rossella Caffo (del ministero per i Beni e le Attività Culturali) sui metadati e sul Progetto Minerva della Commissione Europea, che si occupa della creazione di una piattaforma comune di digitalizzazione del patrimonio culturale degli Stati membri.

Sono gli stessi argomenti al centro del nuovo libro di Mauro Guerrini (dell'Università di Firenze) e di Stefano Gambari (dell'Istituzione Sistema Biblioteche Centri Culturali del Comune di Roma), "Definire e catalogare le risorse elettroniche", recentemente pubblicato dall'Editrice Bibliografica e presentato in occasione di questa Tavola Rotonda. Il lavoro dei due studiosi, durato ben quattro anni, ha come oggetto un tema vasto e di difficile approccio: le risorse elettroniche, i diversi formati e supporti ormai presenti in quantità sempre maggiore nelle biblioteche e la trasformazione del ruolo dei bibliotecari che, a contatto con queste nuove tipologie di risorse, devono imparare a definirle e a catalogarle. I bibliotecari devono, insomma, rimettere in gioco il proprio ruolo attraverso una politica di cooperazione e una continua ricerca di qualità, per offrire agli utenti l'accesso ai documenti. Come ha affermato Mauro Guerrini, le risorse elettroniche vanno trattate al pari dei documenti standard, anzi, con l'esattezza e la scientificità con cui si trattano i codici manoscritti, con un costante approccio critico e tenendo conto della loro immediata problematicità. E così, se il primo passo è quello della definizione di queste risorse, perché per tramandare è necessario conoscere e descrivere i documenti, il passo successivo sarà quello della catalogazione, da realizzare osservando con precisione la complicata rete di somiglianze fra le molteplici e diversificate tipologie di risorse elettroniche. Solo successivamente degli standard.

L'intuizione borgesiana si trasforma in profezia, se è vero che Internet è il "compendio perfetto" di tutti i libri. "Sappiamo anche - ha detto Borges nella sua Biblioteca di Babele -  d'un'altra superstizione di quel tempo. Quella dell'Uomo del Libro. In un certo scaffale d'un certo esagono (ragionarono gli uomini) deve esistere un libro che sia la chiave e il compendio perfetto di tutti gli altri: un bibliotecario l'ha letto, ed è simile a un dio". La Biblioteca di Babele finisce per coincidere con l'universo stesso, proprio come l'universo della rete e l'informazione che contiene. La filosofia della biblioteca contemporanea si è inevitabilmente trasformata. Il bibliotecario riscopre così l'importanza del suo compito nell'uso, l'interpretazione, la mediazione delle nuove risorse.

22 novembre 2002

matpetti@hotmail.com
 
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