Sergio Ricossa: l'originalità della tradizionale
di Vittorio Mathieu

Salvo il premio Nobel, tutti i traguardi a cui può aspirare un grande economista Sergio Ricossa li ha avuti, non a portata di mano, li ha avuti in mano. La carriera accademica, partendo da una situazione modesta; l'accesso al grande pubblico attraverso editori potenti; la designazione di Montanelli a coadiuvarlo nella direzione del Giornale; un seggio in un Consiglio d'Amministrazione atto a portare, secondo i nemici, perlomeno agli arresti domiciliari (Mediaset); la carica di Consigliere del principe, con aereo a disposizione (referendum per le tre reti Tv). Last but not least, gli hobbies, quali per Lord Keynes potevano essere le ballerine, e per lui le arti figurative: con cui, volendo, sarebbe oggi in grado di raddoppiare la pensione. Questi frutti tantalici non si sono ritratti quando lui ha accettato di stendere la mano: sono stati tutti afferrati, per essere deposti subito dopo, con garbo. Solo la cattedra universitaria è rimasta una costante fino ai limiti d'età, per un professore che passava all'Istituto, non le 50 ore all'anno prescritte, bensì alla settimana, per lavorare in pace.

Di premio Nobel (che io sappia) nessuno ha mai parlato, perché il lavoro di Ricossa che lo giustificherebbe (ammesso che i premi Nobel abbiano bisogno di giustificazione) non fu fatto conoscere da Rizzoli o dalla Utet, bensì da un pur valente editore artigianale, Giappichelli: "Teoria unificata del valore". Agli occhi dei colleghi il suo difetto, se così lo si può chiamare, era di mostrare che la pretesa genialità delle teorie del valore che si sono succedute, ridotta all'osso consisteva nel dire sempre la stessa cosa. Ora, uno dei cibi più indigesti per gli economisti che contano è riconoscere che la loro scienza è una "scienza chiusa": come la meccanica razionale.

Per essere un classico, dunque, Ricossa ha preferito collocarsi tra gli economisti che non contano. Ora, però, può continuare ad essere originale nella tradizione. Quando Smith parlava di "mano invisibile" non era lontano da ciò che oggi si suol chiamare "chaos deterministico": un sistema caotico che si ordina da sé quando sia attraversato da una corrente di energia. Il mercato è precisamente un fenomeno di chaos deterministico. Lo studio di questo fenomeno in economia, per il sorridente scettico Sergio Ricossa è ancora un estesissimo campo di lavoro.

13 settembre 2002




 
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