Cronaca di un quinquennio politicamente scorretto
di Andrea Fontana
Credo sia necessaria una premessa iniziale, indispensabile per
presentare un libro come questo di Pintor: si tratta evidentemente
di uno scritto “di parte”, da cui deriva, forse, una certa
difficoltà di presentarlo in maniera obiettiva. Si tratta,
infatti, come si evince anche dal sottotitolo – Cronache di un
quinquennio, 1996-2001 – di una silloge di articoli apparsi sul
quotidiano il manifesto, sul quale scrive attualmente Luigi
Pintor, relativi ad un arco temporale che va dal 3 gennaio 1996 al
9 giugno 2001, data dell’ultimo articolo. A chiusura del libro
troviamo una “cronologia politica della XIII legislatura”; si
tratta di uno strumento molto utile perché riassume i fatti più
rilevanti della vita politica italiana dal 1996 al 2001, rendendo
più agevole la comprensione dei singoli articoli, che quasi sempre
non riportano l’evento, il dato oggettivo, la cui conoscenza viene
data come acquisita, privilegiando l’aspetto critico, il puro
commento.
Libro alla mano, una domanda sorge spontanea: cosa c’è di
“politicamente scorretto” in questa raccolta di articoli redatti
tra il 1996 e il 2001? Se per politically correct s’intende
l’uniformarsi alle opinioni dettate da un certo trend
politico-culturale, Pintor non disillude le attese, non tanto per
le critiche, scontate anche nella loro violenza, rivolte a
Berlusconi, a Fini e a Bossi, quanto per quelle indirizzate al
centrosinistra, e ai suoi rappresentanti. Il j’accuse di Pintor
suona evidentemente come una forte autocritica interna alla
sinistra stessa. Pintor, in un articolo dell’11 luglio ’96,
intitolato “Dove vai ?”, mette subito a nudo, a soli tre mesi
dalla vittoria dell’Ulivo alle politiche, il punto debole della
coalizione di governo: la sua eterogeneità, il suo essere composto
di anime troppo lontane per ideali e origine politica-culturale.
Evidentemente Pintor non hai mai digerito il tentativo politico di
D’Alema, che intendeva, attraverso lo strumento della Bicamerale e
con l’appoggio dell’allora opposizione, in un accordo legittimante
con Berlusconi e il centrodestra, di dare un volto nuovo allo
Stato italiano, sul modello delle socialdemocrazie europee. Ma vi
sono altresì due diversi aspetti la cui oggettività non credo
possa essere messa in dubbio, e sui quali vorrei porre
l’attenzione: in primo luogo la legittimità delle sferzanti
critiche di Pintor, in molti casi la loro acutezza, spesso condita
da una sana ironia (che non diventa mai però autoironia), sia che
dette critiche siano rivolte al Polo delle libertà sia che abbiano
a bersaglio l’Ulivo, D’Alema, Di Pietro o Prodi: il sorriso, amaro
per lo più, che fanno scaturire nel lettore è indice delle qualità
dell’autore, un sorriso che vale la lettura del libro. Ma c’è un
secondo aspetto sul quale occorre soffermarsi. Si tratta
dell’equazione di fondo che percorre ogni singolo articolo e che
è, alla luce dei fatti, assolutamente falsa: è ancora credibile
che con il centrodestra al governo la democrazia in Italia sia in
pericolo? Credo che su questo argomento andrebbe posta la parola
fine, perché delegittimare l’avversario, dipingendolo come un
criminale, è davvero un gioco ambiguo, che fa male, questo sì,
alla democrazia.
5 luglio 2002
Luigi Pintor, "Politicamente scorretto. Cronache di un
quinquennio. 1996-2001", Bollati Boringhieri, Torino, 2001, pp.
306, € 12,39
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