Narrativa. La lunga estate calda del commissario Bordelli
di Carlo Roma


Siamo a Firenze, nell'estate del 1963. La città, tramortita dall'atmosfera pesante ed irrespirabile della fine d'agosto, è silenziosa e tranquilla. Rari sono i passanti lungo i marciapiedi bruciati dal sole, il traffico automobilistico è pressoché inesistente, i pochi rumori giungono ovattati e lontani. Tutte le attività produttive, comprese quelle criminali, sono avvolte dall'aria rarefatta e quieta dei giorni pigri e inoperosi. Anche nei locali della questura i ritmi rallentati condizionano l'avvicendarsi delle poche indagini in corso: l'organico, più che dimezzato dalle vacanze, predispone, infatti, soltanto delle retate di facciata per acciuffare delinquenti di piccolo cabotaggio. Retate alle quali si sottrae il burbero commissario Bordelli. Uomo dall'aspetto dimesso, dai modi sbrigativi e sanguigni, Bordelli non esita a coprire le malefatte di alcuni simpatici ladri del quartiere. Come ogni giorno "il commissario Bordelli entrò nel suo ufficio alle otto di mattina, dopo una notte quasi insonne, passata a rigirarsi tra i lenzuoli fradici di sudore". Il questore, il dottor Inzipone, lo attende irritato nel suo studio. Ancora una volta, vinto da uno spirito di umana comprensione, alquanto singolare per un agente di polizia, Bordelli ha protetto la fuga di un buon numero di suoi amici dei bassifondi. Il commissario, insomma, ha infranto la legge. "Glielo dico sempre Bordelli - esordisce il questore, irritato e maldisposto - lei è un ottimo poliziotto, ma il suo concetto di giustizia, diciamo così, è piuttosto particolare".

L'atmosfera sonnolenta nella quale si muove il commissario è infranta, però, da una telefonata nel cuore della notte. Una donna ricca e solitaria, la cui villa settecentesca domina la città dalle colline che circondano Firenze, non risponde più agli appelli incessanti dei suoi nipoti. Maria, la dama di compagnia, allarmata, chiede il suo intervento. Ha inizio, dunque, alle due del mattino, l'indagine del commissario Bordelli. Con il suo rumoroso Maggiolino, sale faticosamente verso l'aristocratica residenza della nobildonna. Con gli occhi fissi nel vuoto, le mani raggrinzite strette sulla gola, la camicia da notte sollevata sul corpo nudo, la signora Pedretti Strassen giace senza vita nel letto della sua casa sontuosa. Bordelli comincia a curiosare negli ambienti deserti e abbandonati, scandaglia i punti oscuri dell'esistenza della vittima. A tutta prima, la scena non riproduce il quadro classico, e al tempo stesso misterioso, di un delitto privo di indizi e piste da seguire. La morte improvvisa della signora Strassen sembra dovuta a cause del tutto naturali. Un infarto fulminante senza vie di scampo, forse. Oppure un terribile edema polmonare. Eppure alla spalle di un fatto di sangue incomprensibile si nasconde il volto sconosciuto di un assassino. Oppure, chissà, si tratta di una fatale e ben congegnata macchinazione orchestrata da un gruppo di temerari incapaci di sopportare le smanie e la prepotenza della donna ed affamati della sua vistosa e irraggiungibile ricchezza.

Carlo Lucarelli, nel presentare la creazione letteraria di Marco Vichi "Il Commissario Bordelli" scrive: "C'è un nuovo sceriffo in città. Il commissario Bordelli, con la sua sanguigna umanità tutta italiana e tutta toscana si inserisce oggi nella grande tradizione". E' vero, c'è un nuovo sceriffo per le strade italiane. Le sue caratteristiche, i suoi tratti distintivi e le sue piccole e grandi manie, tuttavia, richiamano in vita cliché abusati e, in un certo senso, superati dal tempo: Bordelli proviene dalle file dei partigiani, concepisce la legalità come confronto fra una classe dominante ed una irrimediabilmente soccombente, è burbero ed approssimativo e tollera con fatica l'autorità esercitata dai superiori. Elementi che non si contraddistinguono per originalità e freschezza. Elementi che, insieme alla descrizione bozzettistica dei personaggi alla quale non si accompagna alcun cenno di scavo psicologico, semplificano l'organizzazione della vicenda narrata rendendola troppo superficiale. Quanta strada macinerà, dunque, il nostro commissario Bordelli?

29 marzo 2002

crlrm72@hotmail.com

Marco Vichi, Il Commissario Bordelli, Guanda, € 13,50, pp. 204.




 

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