Chomsky e la leggerezza intellettuale del
pacifismo
di Luciano Priori Friggi
Fa una certa impressione sentire cosa ha affermato
all'appuntamento no-global di Porto Alegre il settantacinquenne
Noam Chomsky, il più grande studioso di linguistica vivente e uno
dei miti della gioventù contestatrice di trent’anni fa. E' stato
come al solito una delle star e si è distinto lui, americano, per
esprimere una delle posizioni più antiamericane che ci sia
capitato di ascoltare in questi ultimi tempi. Dal momento che è
bravo ad usare il linguaggio è riuscito in poche battute a
sintetizzare con una lucidissima esposizione il focus della follia
no-global. Il ragionamento è del tipo che in filosofia si direbbe
"a priori", cioè, per semplificare, si ha la risposta ancor prima
di aver posto la domanda. Applicando questo metodo la realtà conta
zero e la spiegazione aprioristica funziona sempre. Il grimaldello
ideologico del professor Chomsky è la solita risuddivisione del
mondo in due grandi categorie economico-culturali: i paesi ricchi
e i paesi poveri, elemento questo da tenere sempre presente se si
vuole comprendere nel profondo la realtà. Con questi presupposti
l'attacco all'America assume un diverso connotato: “L'attentato
delle Torri Gemelle dell'11 settembre è stato un gesto atroce e
scioccante. Però ha segnato una importante novità: per la prima
volta nella storia le armi sono state puntate nell'altra
direzione, contro l'America e contro l'Occidente, che le hanno
sempre usate contro il Terzo Mondo ai fini coloniali o egemonici.
E questo trasforma l'evento in una cosa meno atroce”.
Dunque se i paesi ricchi sono da tempo immemorabile in guerra con
i paesi poveri l'attacco all'America, la nazione guida dei paesi
ricchi, è solo un episodio di questa guerra e non è pertanto
neppure ascrivibile alla categoria del terrorismo. Tanto è vero
che la mozione che si è tentato di far passare dalla parte più
coerente dei partecipanti al meeting anti-global richiedeva
addirittura di definire come terroristica solo la risposta
americana (e dei suoi alleati) in Afghanistan. E se ne capisce il
perché leggendo quest'altro passo della riflessione di Chomsky:
“Anche se gli americani non se ne accorgono o fingono di non
accorgersene, adesso sono loro a utilizzare l'evento dell'11
settembre 2001 come occasione di intervento, come arma della
guerra contro i poveri”. Queste riflessioni, sono solo in
apparenza buttate là in modo quasi casual. Al contrario sono
costruite alla perfezione e i passaggi sono scanditi come in una
rigorosissima dimostrazione matematica. Il postulato iniziale, un
a priori indimostrabile (nel senso che non richiede dimostrazione
per la sua evidenza in sé), è la guerra tra paesi poveri e paesi
ricchi. Il susseguirsi degli eventi richiede solo di applicarvi il
postulato iniziale e tutto non può che risultare a quel punto
chiarissimo e in una certa misura, si potrebbe, dire necessario.
Alla fine ne risulta un modello analitico, buono per tutte le
occasioni. E poiché nell'a-priori non sono compresi i conflitti
etnici e religiosi, le guerre intestine ad uno stesso mondo (ad
esempio quello islamico), le controversie sui confini, la
democrazia e la dittatura, ecc. questi non possono rientrare nel
modello o meglio se vi rientrano è solo per scomparivi nella
contraddizione principale che è di tipo socio-economico.
Verrebbe voglia di fare a questo punto una bella tirata sulla
complessità del reale e sull'ignoranza crassa di certi maitre a
penser di sinistra (ma un discorso simile sarebbe da farsi anche
per larga parte del pacifismo cattolico) che finisce per farli
diventare, quando sinceri, solo dei cattivi maestri. Non vorremmo
essere troppo irriverenti ma questo modo di ragionare ci ha
ricordato una scenetta cui abbiamo assistito un po’ di tempo fa.
Veniva descritto un personaggio amante dei viaggi e ansioso di
imparare sempre nuovi balli. Al ritorno accennava agli amici i
passi di base imparati: un due tre, un due tre. Sennonché,
nonostante gli sforzi d’attenzione, non si riusciva a cogliere
granché di differente tra un tipo di ballo e l'altro. Stesso
discorso per il modo di ragionare di Chomsky. Attacco alle torri?
Un due tre, la spiegazione è nella guerra paesi ricchi/paesi
poveri (e, ovviamente, nel corollario del liberismo selvaggio).
Succede quel che è successo qualche anno fà nei paesi del Sud-Est
asiatico o oggi in Argentina o quello che volete voi? Un due tre,
un due tre...
15 febbraio 2002
luciano.priorifriggi@tin.it |