L'addio a Nozick, teorico dello stato minimo
di Nicola Iannello


Il filosofo americano Robert Nozick è morto all’età di 63 anni. Scompare una delle figure più interessanti del panorama accademico d’oltreoceano e un intellettuale che, grazie alla forza delle sue idee, aveva raggiunto una notorietà a livello planetario. Allievo di Carl Hempel a Princeton, Nozick divenne full professor all’Università di Harvard nel 1969, a soli 30 anni. La sua fama mondiale è dovuta al primo libro, “Anarchy, State and Utopia”, del 1974, che in Italia ha avuto due traduzioni (“Anarchia, stato e utopia”, Firenze, Le Monnier, 1981; Milano, Il Saggiatore, 2000). Il successo del volume fu enorme negli Stati Uniti mentre la diffusione nel nostro paese è rimasta limitata ad un ambito di specialisti. Si tratta di un testo di filosofia politica che ha il pregio di essere radicale; come si intuisce dal titolo, il punto di partenza della riflessione nozickiana è infatti una condizione umana di anarchia. Nel secolo che ha visto il trionfo dello stato e delle sue guerre, Nozick - che non appartiene alla tradizione dell’anarchismo - ha il coraggio di domandarsi se il monopolio della coercizione può esistere in modo legittimo.

Presa sul serio la sfida anarchica - ben inteso nel senso del free market anarchism americano, chiaramente individualista e proprietarista - il filosofo di Harvard prospettava però una soluzione “statalistica”, nel senso della spontanea e legittima nascita di uno stato minimo dalla situazione iniziale di anarchia. E dopo aver difeso il suo stato minimo dalle obiezioni anarchiche, Nozick lo difendeva anche dalle pretese welfariste del suo collega harvardiano John Rawls, che nel suo celeberrimo “A Theory of Justice”, del 1971 (“Una teoria della giustizia”, Milano, Feltrinelli, 1982), rilanciava il contrattualismo in versione liberal, con l’idea di una società in cui le disuguaglianze sono legittime solo se hanno ricadute per i meno avvantaggiati.

Il punto di partenza radicale - ben più delle conclusioni - collocava Nozick nel campo dell’allora emergente filosofia libertarian, assicurando a “Anarchy, State and Utopia” una visibilità anche al di fuori dell’accademia. La messa in questione dello stato è infatti il tratto disinguente del libertarianism; e proprio grazie al libro di Nozick, all’interno del movimento libertario americano si andò chiarendo quella distinzione tra negatori assoluti di ogni legittimità (e necessità) dello stato, come l’anarco-capitalista Murray N. Rothbard, e fautori di uno stato minimo, come appunto il filosofo di Harvard. Conosciuta come distinzione tra “anarchici” e “minarchici”, la controversia non ha avuto la diffusione che meritava in quanto Nozick non ha mai volutamente partecipato al dibattito. La produzione scientifica successiva ha infatti ricollocato Nozick all’interno del mainstream della riflessione filosofica, come la sua collocazione harvadiana richiedeva.

Le pubblicazioni di Nozick sono: “Philosophical Explanations”, 1981 (“Spiegazioni filosofiche”, Milano, Il Saggiatore, 1997), “The Examined Life”, 1989 (“La vita pensata”, Milano, Mondadori, 1990), “The Nature of Rationality”, 1995 (“La natura della razionalità”, Milano, Feltrinelli, 1995), “Socratic Puzzles”, 1997 (“Puzzle socratici”, Milano, Raffaello Cortina Editore, 1999). L’ultimo lavoro di Robert Nozick – “Invariances: The Structure of the Objective World” – è stato pubblicato dalla Harvard University Press appena pochi mesi fa, nell’ottobre del 2001.

25 gennaio 2002

 
stampa l'articolo