I vini del Franco Bevitore. Toscana, le sorprese della costa
di Franco Ziliani

Per iniziativa dell’attivo e vivace Consorzio dei vini delle Colline Lucchesi, ben coadiuvato dal Consorzio Strade del Vino Costa degli Etruschi, produttori, enologi, giornalisti, tra cui chi scrive, hanno recentemente avuto la rara occasione di degustare, nella magnifica cornice di Villa Bottini a Lucca, a sei mesi dalla vendemmia, il meglio della produzione vinicola della Costa Toscana che comprende i vini delle province costiere toscane di Massa, Lucca, Pisa, Livorno, Grosseto, zone in forte ascesa che esprimono gran parte dei più ambiti, titolati e costosi Super Tuscan. Come si può facilmente capire dai vini presenti e dal parterre di produttori e tecnici titolati che hanno degustato e assistito al convegno (citiamo Andrea Franchetti della Tenuta di Trinoro, Beatrice Contini Bonacossi della Tenuta di Capezzana, Giampaolo Motta della Fattoria La Massa, Luca Sanjust della Fattoria di Petrolo, Alioscha Goldschmidt di Corzano e Paterno, Klaus Ermitz di Montevertine e poi gli enologi Carlo Ferrini, Lorenzo Landi, Stefano Chioccioli, Nicolò D’Afflitto, consulenti di molte tra le più qualificate aziende agricole toscane), l’incontro è stato giustamente percepito come una grande occasione di verifica delle potenzialità dell’annata 2000. Praticamente nessun grande nome ha voluto sottrarsi a questa rara occasione d’assaggio, consentendo ai degustatori di farsi un’idea molto chiara e attendibile del livello che potranno raggiungere i vini di Bolgheri e dintorni, ma anche di zone outsider interessantissime come il pisano, le Colline Lucchesi e la zona del Morellino di Scansano, con l’ultima annata.

Abbiamo così potuto assaggiare un po’ tutte le varianti possibili della produzione in quest’area toscana sempre più mediatica, Merlot o Cabernet Sauvignon o Syrah in purezza, uvaggi Sangiovese, Cabernet, Merlot, Syrah giocati nelle diverse combinazioni e percentuali, ricavando l’impressione di vini pienamente corrispondenti allo styling dominante, mostruosa concentrazione di colore, estrazioni tirate all’eccesso, consistenze carnose e marmellatose, strutture tanniche imponenti, tendenza diffusa ad ottenere vini di forte impatto, in grado di colpire subito, con la loro potenza e densità, il consumatore di gusto internazionale. Chiaramente non si potevano chiedere a questi vini "bambini", ancora bisognosi in molti casi dell’abile finissage del winemaker, miracoli di eleganza, ma l’impressione diffusa è che l’andamento molto caldo dell’estate 2000, con vere e proprie botte di calore e cotture ai grappoli, e le maturazioni precoci, debba inevitabilmente riflettersi in vini molto maturi (e molti lo erano, sorprendentemente già ora), però privi di quella freschezza, di quel corredo acido, di quell’armonia tra le componenti, consentite da un andamento stagionale più regolare, che possono davvero assicurare la grandezza di un vino. Attenzione dunque a definire grandissima, anche in questo Nuovo Mondo di Toscana, l’annata 2000.

Dopo la degustazione dei circa 70 vini delle 55 aziende partecipanti (vini, va ricordato, tutti piuttosto costosi, coccolati dalle guide enologiche italiane e dalla stampa internazionale, in particolare quella statunitense) si è discusso dell’ipotesi di varare un progetto di comunicazione e sull'opportunità di ripetere l'esperimento della degustazione "en primeur", anche l'anno prossimo. Gli intervenuti, da Gian Piero De Andreis, presidente del Consorzio dei vini delle Colline Lucchesi a Nicolò Incisa della Rocchetta, presidente del Consorzio Strade del Vino Costa degli Etruschi e proprietario della Tenuta San Guido, ad Ernesto Gentili, coordinatore dell’iniziativa, si sono dichiarati tutti favorevoli allo sviluppo di questa manifestazione, che si candida ad essere uno degli appuntamenti-clou per quanto riguarda la produzione dei vini della costa Toscana nei prossimi anni. 

L’unico dubbio, emerso negli interventi al convegno, è sul taglio che questa manifestazione, quest’anno volutamente concepita come work in progress, debba darsi in futuro, se, proprio come accade a Bordeaux, l’assaggio en primeur dei vini dell’annata immediatamente precedente debba legarsi ad un fatto commerciale ed essere rivolta, più che alla stampa, al trade, se vada invece pensata come una grande vetrina promozionale della produzione ottenuta in aree di storia più recente che non possono contare su denominazioni di forte impatto come il Chianti Classico e il Brunello, o se, ancora, debba essere, proprio come la settimana dei vini toscani di febbraio che culmina nell’appuntamento di Benvenuto Brunello, un evento rivolto esclusivamente alla stampa specializzata italiana e straniera. Sarebbe bellissimo pensare, abbinato all’assaggio en primeur, anche ad un mercato dei vini di Bolgheri e dintorni en primeur, ad assaggi che servano a fissare l’andamento delle quotazioni dei vini, ma come ha fatto rilevare con grande lucidità Andrea Franchetti, un mercato dei vini en primeur "nasce quando la domanda è più forte dell’offerta, mentre in Toscana, allo stato attuale, è proprio vero l’opposto". Meglio rimanere con i piedi per terra.

Tornando alla degustazione e ricordata l’estrema difficoltà di esprimere una serena, obiettiva valutazione su vini che, essendo ancora tutti in divenire, devono ancora trovare una loro completa espressione ed una dimensione completa, desidero comunque ricordare tra i vini che maggiormente mi hanno impressionato il Syrah della Fattoria Wandanna di Montecarlo, dal fruttato serrato e masticabile, assaggiato anche dalla barrique, durante una visita in cantina, (ma di Ivaldo Fantozzi, viticoltore simpaticissimo ed esempio di coerenza ideologica, torneremo presto a parlare…), il Fontestina di Bruno Moos, Sangiovese in purezza carnoso, dalla splendida dolcezza di frutto, il Veneroso della Tenuta di Ghizzano, come sempre elegantissimo e dotato di un carattere saldo. Ed inoltre il Monteregio di Massa Marittima di Moris Farms, dal colore quasi impenetrabile, dal naso inchiostroso-selvatico che evocava il ginepro, la grafite e la polvere da sparo, dalla splendida consistenza e dolcezza, sapido, lungo e carnoso. Una vera sorpresa, lo sconosciuto (almeno per me) Ea dell’azienda agricola Ripa di Sovana, molto saporito, cremoso, dalla magnifica struttura tannica e una buona conferma da vini superstar come il Saffredi delle Pupille, l’Avvoltore di Moris Farms, il Sassicaia della Tenuta San Guido (peraltro al momento non tra i più impressionanti), il Cavaliere di Michele Satta, il Paleo rosso delle Macchiole. Inaspettatamente molto buono, infine, il Montescudaio rosso Gobbo ai Pianacci della Fattoria Poggio Gagliardo (di cui ho apprezzato anche il Rovo), un vino carnoso, compatto, dalla bellissima dolcezza di frutto e dal notevole equilibrio, da tenere sicuramente d’occhio.

13 luglio 2001

bubwine@hotmail.com

 

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