Nuovo numero di Ideazione: le sfide dell’Italia in cammino
di Cristiana Vivenzio


Con un elogio dell’agire politico come leit motiv, e con un’ispirazione intimamente arendtiana arriva in edicola il nuovo numero di Ideazione. Una citazione da “Vita activa”, il capolavoro di Hanna Arendt, apre infatti il fascicolo dedicandolo alla capacità di prendere iniziativa: “Iniziare, incominciare, governare, mettere in movimento qualcosa: con la creazione dell’uomo, il principio del cominciamento entrò nel mondo stesso”. In questa chiave, l’apertura è interamente dedicata alla riflessione sulle nuove prospettive della politica italiana. François Fejtö, intervistato da Marina Valensise, Gianfranco Pasquino, Cristopher Hill, Ulrich Schlie, Stefano Folli, Beniamino Caravita, Paolo Guzzanti e Virgilio Ilari si interrogano sull’Italia scaturita dal risultato elettorale del 13 maggio. Un’Italia in cammino, in cui - come afferma lo storico ungherese Fejtö: “L’affermazione dell’attuale premier porta un nuovo linguaggio e nuove energie nella politica europea”. E come scrive il direttore Mennitti nell’editoriale iniziale “l’avvento della destra al governo non scandisce solo il tempo dell’alternanza, segna anche un passaggio d’epoca che va affrontato con lo spirito richiesto dalle grandi svolte politiche e culturale”.

Nella necessità di interpretare a fondo di questo “passaggio storico”, si inquadra il dossier “Il bene del pubblico”, dedicato alla elaborazione di un’idea del governo politico della comunità in grado di conciliare, nel linguaggio e nella pratica, la dimensione del “fare” e quella del “sentire”, la dimensione del potere e quella del bene comune. Nel tentativo di delineare un’idea e una prassi di “politica” oltre la vecchia contrapposizione tra stato e mercato, intervengono Vincenzo Caianiello (sulla fine della separazione tra pubblico e privato), Pierpaolo Donati (sul “privato sociale”), Giuseppe Conte (sulle ragioni politiche dell’estetica), Ernesto Galli della Loggia (sulle sfide del “sociale immateriale”). 

La riflessione sullo “spazio pubblico” trova, poi, il naturale approfondimento nel dossier di “feuilleton” dedicato, questa volta, a Hannah Arendt, la pensatrice che nel Novecento ha, più di altri, sottolineato la natura “pubblica” della dimensione politica. Un aspetto particolarmente evidenziato nel saggio di Dolf Sternberger intitolato “la polis sommersa”, oltre che negli interventi di Paolo Terenzi e Angelo Mellone, e nel testo arendtiano “Sogno e incubo”. Sempre in tema di teoria politica arricchisce il numero l’intervista ad Emanuele Severino, filosofo e storico della filosofia. Nell’ambito di una riflessione politica generale, l’accademico dei Lincei, intervistato da Fabrizio Amadori, richiama la classe dirigente, italiana e non, ad un impegno in favore di “una Grande politica, quella che capisce l’inevitabilità della dominazione della tecnica, quella che vuole che il passato non si illuda, come si illude il marxismo, di dominare la tecnica, quella che progetta in modo non contraddittorio rispetto al nostro tempo”. Sempre su questo numero si segnalano, inoltre, un saggio di Francesco Forte sul liberismo sociale di Wilhelm Röpke, un affresco geopolitico di Carlo Maria Santoro e, infine, per la rubrica “La valigia delle Indie” un godibile testo di letteratura di viaggio firmato da Stenio Solinas e dedicato alla vecchia Inghilterra.

13 luglio 2001

cvivenzio@ideazione.com


 

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