Narrativa. Suspense e humour nei romanzi di Chesterton
di Carlo Roma 

Casa Beacon, a Londra, è una strana e pittoresca pensione battuta sempre da un vento nervoso e irritante. Gli ospiti alquanto eccentrici che vi si alternano sono dotati di uno spirito singolare e di un ben caratterizzato senso dell'humour. La proprietaria, la signora Duke, pacifica e sorridente, accoglie una clientela giovane incline alla noia e all'ozio. Tre uomini e due donne, desiderosi di sfuggire alla malinconia degli ambienti interni, stazionano nel giardino in un'atmosfera dimessa e fredda, appesantita da un cielo cupo, gravido di pioggia. La luce plumbea del tramonto londinese è attraversata mano a mano da timidi raggi di sole e il cielo, spazzato dal vento, si apre fino a colorare d'argento i pochi alberi. D'improvviso, mentre due habitué del piccolo albergo, il signor Moon e il dottor Warner, scambiano alcune semplici battute convenzionali, sulla scena irrompe un personaggio bizzarro e scomposto. Dopo aver superato con uno slancio atletico le mura di cinta, avanza baldanzoso fra grandi risate preceduto da un ombrello verde massiccio e da una valigia logora, spinta con veemenza. L'uomo è grosso, carnagione chiara, con un viso ben paffuto e un'aria infantile e, almeno all'apparenza, bonaria. Indossa il vestito della festa dai toni sgargianti.

Di fronte agli illustri gentiluomini inglesi, stupiti e perplessi, l'ignoto visitatore offre ampia dimostrazione di capacità atletiche e di una esuberanza del tutto fuori dal comune: salta, come un insetto, all'inseguimento del suo cappello volato via, si arrampica sugli alberi e pronuncia discorsi senza logica. Il nostro uomo, Innocenzo Smith, è anche un capace e onesto seduttore, pronto a circondare di appassionate attenzioni le gentili signorine con le quali avvia delle amabili conversazioni. Chi è Innocenzo Smith? Un assassino impavido o un mite e buffo personaggio trattenuto con la forza a casa Beacon? Forse, come sostiene con convinzione un esperto criminologo americano, il dottor Pym, "un vero genio del male", un delinquente delirante e sregolato, oppure, come ribatte l'incredula signorina Rosamunda Hunt: "Come è possibile che il povero Innocenzo Smith sia così terribile?" una vittima delle circostanze?

Piuttosto che consegnarlo ad un manicomio, come chiede a gran voce il dottor Pym, gli ospiti dell'albergo decidono di allestire un tribunale, la Corte di Beacon, e di giudicare il presunto colpevole. Negli spazi austeri del salotto, trasformati in un'aula di giustizia, le schermaglie procedurali procedono serrate in un confronto fra accusa e difesa. A casa Beacon, Innocenzo deve rispondere ai giudici d'occasione che lo accusano di ben quattro capi d'imputazione: omicidio, latrocinio, abbandono della famiglia e poligamia. Dietro ai quali, in verità, si nasconde il desiderio di vivere e di sperimentare, di inanellare esperienze e di spezzare ogni consuetudine pur di affermare il diritto ad una esistenza solidale e pacifica per tutti gli uomini.

Un processo, dunque, è il tema dominante scelto da Gilbert K. Chesterton (1874 -1936) per il suo "Le avventure di un uomo vivo" (1912). Un processo, una volta tanto, dal quale viene allontanata la consueta tensione giudiziaria ma che recupera spazi di autentica suspense e di gaudente humour inglese. Innocenzo Smith come scriveva nel 1945 Emilio Cecchi "rifiuta lo squallore delle convenzioni, per amore della poesia che è negli atti della vita e nei comandamenti sinceri".

6 luglio 2001

crlrm72@hotmail.com

G. K. Chesterton, Le avventure di un uomo vivo, Piemme editore, pp.226.


 

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