Narrativa. La spy-story secondo Ambler
di Carlo Roma


Joseph Vadassy è un giovane e inesperto insegnante di lingue di origine ungherese in vacanza a St Gatien, nei pressi di Nizza. E’ solitario, silenzioso, semplice. L’unica passione per la quale sembra disposto a mettere in gioco le sue limitate finanze è la fotografia: dopo alcuni anni di sacrifici ha acquistato una costosa e potente macchina fotografica, piccolo vanto di una vita normale e abitudinaria. Un uomo come tanti, confuso nella massa, onesto e volenteroso. Tanto onesto che, per un tiro mancino della sorte, è coinvolto in uno squallido gioco di spionaggio e costretto a svolgere, suo malgrado, un ruolo da protagonista.

Veniamo ai fatti. Siamo sulle spiagge assolate e serene della Costa Azzurra nell’estate del 1938. Vadassy, non appena giunto a St. Gatien, consegna un suo prezioso rullino al laboratorio del paese, un negozio a metà strada fra la farmacia ed un emporio molto fornito. Un agente di polizia lo attende, circospetto, nella via stretta proprio davanti alla porta d’ingresso della bottega. Una volta in strada, Vadassy si sente afferrato da una stretta forte e decisa. L’uomo della sicurezza, vestito di nero, gli intima in tono corretto e sbrigativo: “Devo pregarla di venire con me al commissariato” ed aggiunge per sedare le sue proteste legittime: “Solo una formalità riguardo al passaporto, signore”. Naturalmente non si tratta di una banale formalità. Vadassy non rischia di sprecare qualche ora della sua meritata ed attesa vacanza in inutili e sterili disguidi burocratici. Egli, in realtà, rischia di trascorrere il suo soggiorno sulla Costa Azzurra fra le mura nude di una cella anziché nella sua camera d’albergo con vista sul mare. Fra i suoi scatti di dilettante senza troppe ambizioni sono stati individuati degli obiettivi militari con i quali la polizia è pronta ad inchiodarlo. La libertà, negata in un primo momento, è vincolata da una oscura collaborazione con le forze dell’ordine. A Vadassy viene chiesto dunque di scoprire chi, fra gli ospiti del suo albergo, abbia orchestrato ai suoi danni lo scambio degli apparecchi fotografici.

Da qui inizia il segmento più interessante e, in un certo senso, più divertente del romanzo. L’innocente Vadassy è costretto a cucirsi addosso i panni della spia navigata ed esperta. Incapace di mentire e, soprattutto, di agire sotto traccia, egli commette degli errori e delle leggerezze davvero inimmaginabili per una spia di vecchio corso. La ricerca del vero informatore segreto, fra conversazioni prive di utili indicazioni e ordini inapplicabili provenienti dal commissariato, si risolve in un evidente insuccesso per il povero Vadassy. Indotto a introdursi nelle camere dei possibili sospetti e subito scoperto, è anche obbligato ad inscenare un furto pur di consegnare il nemico la cui identità resterà nell’ombra fino all’ultima pagina.

Eric Ambler in “Epitaffio per una spia” restituisce al romanzo di spionaggio la giusta considerazione che gli compete. La figura della spia, qui ribaltata fino a presentare un antieroe d’eccellenza, non ha sempre riscosso grande popolarità nella produzione letteraria. D’altra parte, come ricorda lo stesso Ambler nella prefazione, “le storie di spionaggio erano considerate una forma infima di storia letteraria”. Nel romanzo la contiguità del genere poliziesco con la struttura propria della spy-story si misura sulla scorta di un intreccio nel quale sono ben modellati, secondo un andamento armonico, tutti gli elementi del racconto d’avventura.

29 giugno 2001

crlrm72@hotmail.com

Eric Ambler, Epitaffio per una spia, Adelphi, Milano, 231 pagine, lire 16.000.







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