Vaniloqui di vino, cultura e varia banalità
di Franco Ziliani

Il potente Corriere della Sera, con una campagna acquisti condotta, secondo le cronache giornalistiche, a colpi di centinaia di milioni, si è recentemente aggiudicato i servizi di Barbara Palombelli, titolare dell'ineffabile sito di chiacchiere e confessioni www.barbarapalombelli.com e giornalista già in forza alla Repubblica. Poter contare sulla collaborazione della brillante cronista e commentatrice di costume, ma soprattutto moglie del candidato premier dell'Ulivo Francesco Rutelli, è stata sicuramente una mossa che i vertici di via Solferino hanno molto ben calcolato. Vuoi mettere, nel caso alle elezioni trionfasse l'ex sindaco di Roma, poter contare nel palma res dei collaboratori nientemeno che la first lady del presidente del Consiglio? Hai detto mai! Tra le prime uscite dell'assidua frequentatrice di Grandi fratelli, Harem e altre amenità televisive, abbiamo avuto il raro piacere di leggere un ritratto della dinastia dei Marchesi Antinori, i celeberrimi produttori toscani proprietari del Solaia e del Tignanello. Avevamo già avuto modo di apprezzare la "competenza" in campo eno-gastronomico della signora Rutelli, seguendo alcune puntate della trasmissione radiofonica Apparecchiando, affidatale, non si sa bene per quali meriti acquisiti e per quale esperienza nel campo del cibo e del vino da Radio Due. Gustato il ritratto degli Antinori, dove storia e costume s'intrecciano ad annotazioni frivole sul look delle giovani figlie, "vestono in jeans, non sono truccate, non si danno arie", e sul cane del marchese Piero, munito di un "telecomando a ultrasuoni" per impedirgli di "perdersi nelle immense tenute" della famiglia, vorremmo sommessamente suggerire al direttore De Bortoli di affidare all'aspirante first lady argomenti ben più adatti alla sua sensibilità. E soprattutto alla sua "cultura" specifica.

Leggere difatti che il Solaia è "una specie di formula uno, spesso introvabile, premiato in America, di recente e consacrato da Robert De Niro e Tom Cruise", che "la squadra che produce questi campioni somiglia a quella delle corse automobilistiche, anche se i veri segreti, anziché negli alettoni sono nella piccola botte di rovere da 225 litri detta barrique", ed infine che "giocare con le uve e piantare vigneti, dopo dieci secoli, è ancora un buon affare", non può che suscitare un imbarazzato sorriso nel lettore. E, possiamo immaginarlo, anche in Piero, Albiera, Allegra e Alessia Antinori, oggetto di un ritratto a metà tra Carolina Invernizio ed il settimanale rosa, dove il racconto del lavoro e della fatica di una dinastia di grandi imprenditori vinicoli si riduce a chiacchiericcio. Un conto è la divulgazione, il tentare di raccontare la realtà di una famiglia impegnata da secoli nel mondo del vino, altra cosa è invece ridurre il tutto ad un banale cicaleccio, ad un bon ton salottiero. Che potrà andare bene per il sito della Palombelli ma non crediamo proprio sia adatta ad un quotidiano autorevole e prestigioso come il Corriere della Sera.

La grande stampa d'informazione non si è però accontentata di fornirci i balbettii enologici dell'aspirante first lady ulivista, ma ci ha dimostrato che esiste un nesso tra cattiva letteratura e pessimo giornalismo e vini taroccati fatti col bastone o con la sapienza delle pubbliche relazioni. Sul Panorama numero 10 dell'8 marzo, uno scrittore giunto finalmente alla notorietà solo per essersi dimesso dal ruolo di portavoce e consigliere di Massimo D'Alema, dopo aver dato alle stampe un banale romanzetto pseudo pornografico che rischiava di rovinare l'immagine tutta serietà e niente fronzoli dell'allora presidente del Consiglio, si è concesso il lusso e diremmo di più l'arbitrio di attaccare, in un breve pamphlet, la casa editrice Adelphi. Inutile ricordare, cosa che a noi adelphiani convinti sarebbe molto facile e gradita, i meriti dell'editore che ha pubblicato in italiano l'opera omnia di Nietzsche. Ad una casa editrice che ci ha regalato, negli anni, libri memorabili come Il silenzio del corpo di Guido Ceronetti, Detti e contraddetti di Karl Kraus, La lingua salvata di Elias Canetti, Perturbamento di Thomas Bernhard e tutta l'opera di Cioran, per citare solo i primi tra i tanti capolavori che ci vengono in mente, dobbiamo essere grati per l'eternità e potremmo persino perdonarla se, in un momento di distrazione o di delirio di Roberto Calasso, suo geniale direttore editoriale, decidesse di pubblicare un romanzo di Bevilacqua o Baricco.

Che oggi l'ex portavoce del deputato di Gallipoli, i cui meriti letterari, espressi in romanzetti prêt à jeter, si riassumono nell'essere stato tra gli autori ed ispiratori del Grande Fratello e in alcune sue recenti uscite giornalistiche sulla Stampa e su Panorama, si permetta di definire "taroccati" i libri Adelphi, accusati di mescolare "abilmente vero e falso, autenticità e raggiro, seduzione ed imbroglio", ci fa sorridere e ci ricorda il comportamento molto disinvolto e cialtronesco di qualche personaggio del mondo del vino. La rondolinata è molto simile alle spacconate di quei produttori di recente notorietà - ne abbiamo in mente un paio, il cui nome taciamo per carità di patria e perché sono vendicativi - che dopo aver fatto per decenni i vini col bastone e aver ricavato un sacco di palanche, si permettono, avendo comprato qualche vigneto vocato per rifarsi un'immagine e un'improbabile verginità, di criticare i vini di qualche vignaiolo dalle mani nodose e dalle produzioni artigianali definendolo antiquato o troppo tradizionale. Il buon senso, viste le porcherie che hanno disinvoltamente propinato per decenni spacciandole per "vino", imporrebbe loro un senso della misura ed uno stile che non conoscono. E invece parlano, straparlano, scrivono, sentenziano, fingendo una purezza, una competenza, un'autorevolezza che non avranno mai. Le loro sfrontate "belinate", il loro improvvido e spudorato cianciare di qualità, sono volgari e patetiche come le rondolinate anti-adelphiane. Proprio come i vini "taroccati", ieri fatti col bastone e oggi mix di barrique mal digerite, chips, spericolati tagli varietali, tannini aggiunti, diavolerie enologiche e sapienti campagne pubblicitarie e publi-redazionali, dei nuovi soloni e profeti, ma di sventura, di tanta viticoltura italiana d'oggi.

20 marzo 2001

bubwine@hotmail.com

 



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