Il respiro ampio del libertarismo americano
di Carlo Stagnaro


Provate a dire "anarchia" di fronte al cittadino medio e vedrete sul suo volto una smorfia di disgusto. Il suo pensiero, infatti, correrà immediatamente agli "squatter" e ai centri sociali, al sudiciume e alla violenza gratuita, all'illegalità e all'elogio del pessimo gusto. Oppure, nella migliore delle ipotesi, vi verranno snocciolati davanti gli incomprensibili nomi di filosofi russi, il cui pensiero era ed è tutto infarcito dal desiderio di mutare la natura stessa del genere umano. Quali siano i mezzi atti a perseguire tale scopo, lo testimoniano eloquentemente le lapidi di mezzo mondo. L'anarchia, però, non finisce lì. Anzi, da quella direzione non passa neppure. Certo, in mezzo a quella accozzaglia ci sono persone che si sono fregiate del titolo di "anarchici": ma facendolo hanno difeso e propugnato le peggiori nefandezze stataliste - se non nella forma, almeno nella sostanza. E scusate se è poco.

C'è invece un pensiero autenticamente anarchico che si è sviluppato soprattutto negli Stati Uniti, non senza avere in Europa alcuni dei propri più solidi punti di riferimento. Proprio alla riflessione individualista di questi autentici avversari dello stato è dedicata l'ultima fatica di Alberto Mingardi e Guglielmo Piombini, Anarchici senza bombe. Il libro è una sorta di antologia ragionata che tocca tutti i più importanti e profondi aspetti di tale filosofia: riportando brani di Murray N. Rothbard e Gustave de Molinari, Lysander Spooner e Benjamin R. Tucker, Hans-Hermann Hoppe e Thomas Szasz, per concludere con Wendy McElroy e Walter Block. Tutti gli autori citati, pur partendo da presupposti talvolta differenti e seguendo linee di ragionamento tra le più diverse, concordano su almeno due cose. La prima, che ogni individuo ha il diritto di essere libero proprio in virtù del suo essere individuo: ovvero unità imprescindibile caratterizzata dalla propria irripetibilità. Tale è il fondamento "etico" del libertarismo. Per trovarne lo sviluppo pratico è sufficiente analizzare questa affermazione nelle sue implicazioni più dirette e radicali: lo Stato, ben lungi dal garantire i diritti individuali, li calpesta, e rende schiavi, piuttosto che liberi, gli uomini.

In questo senso, risulta di particolare interesse - soprattutto in questo periodo pre-elettorale - la Lettera al Senatore Thomas Bayard, di Lysander Spooner. Lo scopo dichiarato della missiva è "sfidare il diritto dei cosiddetti senatori e rappresentanti del Congresso ad esercitare qualsivoglia potere legislativo sul popolo degli Stati Uniti". Col suo tipico argomentare stringente e ineccepibile, Spooner spiega che nessuno ha legittimamente la prerogativa di far rispettare agli altri le proprie leggi. Quella del "contratto sociale" (la Costituzione) è solo una bella (?) favoletta: chi mai, nel "mondo reale", si sentirebbe obbligato nei confronti di un contratto firmato da altre persone, quasi tutte morte, numerosi decenni prima? La conclusione non lascia spazio a dubbi: "Non si può essere ad un tempo uomini politici e uomini onesti".

Un gran numero di altri passi meriterebbe di essere citato, ma lo spazio è tiranno e, al pari di ogni altra risorsa, "scarso". Il compito di una recensione, dopo tutto, è invogliare il pubblico a dedicare la propria attenzione a un dato libro, e non riportarne interamente le pagine più belle. Questo è tanto più vero nel caso di Anarchici senza bombe, un testo in cui le belle pagine (argute nelle idee e piacevoli nello stile) certo non mancano. Esso è anzi impreziosito dai puntuali ed efficaci commenti dei due curatori, che guidano il lettore mano nella mano attraverso i perigliosi sentieri della riflessione filosofica e lo spingono, con naturalezza e ingenuo disincanto, a infrangere i più solidi luoghi comuni della modernità.

E' giusto dunque lasciare alle loro stesse parole la conclusione di queste brevi righe. Come si notava in apertura, la parola "anarchia" evoca spesso gli spettri di una violenza stupida e cafona. Al contrario, "il libertarismo moderno - quello di cui gli stessi Mingardi e Piombini sono tra i più brillanti esponenti nel nostro paese - rifugge con orrore da questi metodi, così come da ogni altra forma di violenza non strettamente difensiva. Solo l'instancabile diffusione delle idee, la propaganda, la resistenza passiva, e al massimo l'obiezione fiscale e il rifiuto a cooperare con lo stato possono realizzare la transizione a una società senza stato". Gli anarchici, quelli veri, hanno certamente delle bombe: bombe che si chiamano libertà di pensiero e di espressione . Anch'esse, come le bombe fisiche, hanno bisogno di un innesco, che si chiama curiosità, e l'unica materia di cui necessitano per funzionare a dovere è quella grigia.

20 marzo 2001

cstagnaro@libero.it

Alberto Mingardi e Guglielmo Piombini, Anarchici senza bombe, Stampa Alternativa, Roma 2001,




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