Dolores e Melissa: generazioni di lolite a
confronto
di Angela Regina Punzi
“Fu
lei a sedurmi... non rilevai una sola traccia di pudore in quella
bella e quasi immatura fanciulla”. E’ capricciosa la Lolita di
Nabocov, è pigra, maliziosa. “Era Lo, semplicemente Lo al mattino,
ritta nel suo metro e quarantasette con un calzino solo. Era Lola
in pantaloni. Era Dolly a scuola. Era Dolores sulla linea
tratteggiata dei documenti. Ma tra le mie braccia era sempre
Lolita”. Nel romanzo psicologico di Nabokov è Humbert Humbert che
racconta, è lui ad essere stato plagiato da quella piccola
creatura. Giustifica davanti alla giuria che vuol condannarlo
l’attrazione morbosa verso la sua “ninfetta”. Entriamo nella mente
del pedofilo, riconosciamo una mente malata. Eppure, mentre
tentiamo facilmente di condannarlo, scopriamo al contrario il
culto della bambina. L’ossessione per la sua Lo-li-ta riesce quasi
a commuoverci. “Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della
lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al
terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta”. Eppure, nel 1955 accolse la
pubblicazione del libro un coro di proteste scandalizzate, che
etichettò l’opera come pornografia e sull’autore, fino ad allora
pressoché sconosciuto, cadde un’aura di maledettismo. Qualcuno
azzardò che Lolita fosse “la vecchia Europa che travia la giovane
America”, altri ci videro “la giovane America che travia la
vecchia Europa”. Un editore espresse il rammarico che nel libro
non ci fossero persone buone, un altro disse che se avesse
pubblicato Lolita sarebbero finiti entrambi in galera.
Preoccupazioni di generazioni che furono. Infondo afferma Fiedler
oggi “Lolita è un libro casto”.
Inversione di ruoli. Ora è Lolita che si racconta. Ha 17 anni, è
siciliana di Aci Castello. Dalla descrizione passiva, subita, di
una Lolita scandalo degli anni Cinquanta alla descrizione attiva,
autobiografica, di una Lolita contemporanea. Melissa P. ama
incontrarsi con uomini che abbiano dieci o vent’anni più di lei, e
nell’intervista esclusiva concessa a Giampiero Mughini ha ammesso
di gradire l’appellativo “Loly”, anche se lei il celebre romanzo
di Vladimir Nabokov non l’ha mai letto. “Fermi nel traffico che
sconvolge Catania la notte, mi ha guardata, ha sorriso e ha detto:
Loly ti voglio bene …Loly non Melissa. Lui vuole bene a Loly, di
Melissa non ne ha mai sentito parlare”. 100 colpi di spazzola
prima di andare a dormire: il titolo del suo spudorato diario. E
pensare che una volta i diari si tenevano sotto chiave, banditi
dagli sguardi indiscreti di mamma e papà. Più che scandalo è ormai
evento, e se non letterario (certo non esaltante sotto questo
aspetto) piuttosto mediatico e sociale. Esperienze erotiche
premature, peccaminose ed audaci. Rapporti omosessuali e sadomaso,
orge con uomini sconosciuti. “Volevo che tutto avvenisse come
avevo programmato: lui carnefice, io vittima. Vittima nel corpo,
umiliata e sottomessa. Ma la mente, la mia e la sua, la comando
io, solo io…lui è un finto padrone, un padrone mio schiavo,
schiavo dei miei voleri e dei miei capricci”. Risultato: luglio
2003, 10 mila copie della prima edizione esaurite in pochi giorni.
Che sia un’autentica biografia o una fantasia adolescenziale, non
è dato sapere. Certo è, che puritani o anticonformisti, forse
qualche piccola bugia alla Lolita catanese vorremmo
perdonargliela. Lasciamo ad altri assoluzioni o condanne, dispiace
solo per quel senso di tristezza e solitudine che si accompagnano
al racconto. Rincuora, e quasi stona, quel finale da “e vissero
tutti felici e contenti”, i buoni sentimenti che sconfiggono i
piaceri della carne. Ma in fondo ci ricordano che a 17 anni il
principe azzurro salva sempre la dolce Cenerentola.
19 dicembre 2003
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