Sulla riva destra del Potomac
di Andrea Mancia

Se il mito di JFK o quello, più volgarotto, della famiglia Clinton non vi hanno mai convinto fino in fondo; se ai neo-conservative preferite i conservative-e-basta (magari da tempi non sospetti); se non riuscite a guardare la CNN o la CBS senza il rischio concreto di un distacco della retina e trovate pace solo sintonizzandovi su Fox News; se il reverendo Jesse Jackson vi fa venire l'orticaria e l'unico modo per grattarvi è l'O'Really Factor; se vi chiedete perché in Italia sono stati pubblicati 9238421234 saggi sui no-global e soltanto un paio sulla globalizzazione... fatevi un bel regalo di Natale e comprate (magari per leggerlo) qualcuno di questi libri. Con un consiglio: non aspettate la traduzione in italiano. Potreste morire di vecchiaia durante l'attesa.

The War Against the Terror Masters: Why It Happened. Where We Are Now. How We'll Win, di Michael A. Ledeen, è un buon punto di partenza per comprendere le matrici politiche, filosofiche e strategiche della guerra al terrorismo internazionale condotta dall'amministrazione Bush. Ledeen, già consigliere del National Security Council, scrive per National Review e fa parte del think tank American Enterprise Institute. Per qualcuno è un neo-con, anche se lui nega sempre, fatto sta che il suo libro - proprio come i suoi editoriali - sono un fulminante esempio di chiarezza espositiva e rigore intellettuale. Se Ledeen esamina anche le responsabilità statunitensi prima dell'11 settembre 2001, Ann Coulter con il suo Treason: Liberal Treachery from the Cold War to the War on Terrorism indaga, con suo stile diretto e provovatorio, sulle colpe della sinistra americana durante la Guerra Fredda, il cosiddetto "maccartismo", l'era-Reagan e gli anni di Clinton. La tesi di Ann Coulter, che già con il precendente Slander aveva provocato più di un travaso di bile negli ambienti liberal, è semplice ed efficace: la sinistra Usa ha sempre sbagliato e, molto probabilmente, continuerà a sbagliare. "Tutti dicono che i liberal amano l'America - scrive la Coulter - Non c'è niente di più falso". Un divertente ed efficace "tiro al piccione liberal" al quale si esercita, con successo, anche Mona Charen con il suo Useful Idiots: How Liberals Got It Wrong in the Cold War and Still Blame America First. Voce controcorrente della CNN, Mona Charen, ci offre una variopinta e "sinistra" galleria di personaggi - dal mondo della politica, dello spettacolo e della cultura - che hanno flirtato con i più sanguinari regimi comunisti della seconda metà del Novecento, con la complicità di un sistema mediatico che non ha mai esitato nell'assumersi il ruolo di acritica cassa di risonanza.

Della faziosità, tutta sbilanciata a sinistra, dei mezzi di comunicazione di massa negli Stati Uniti, si occupa compiutamente Bernard Goldberg, editorialista di New York Times, Wall Street Journal e Washington Post con alle spalle una trentennale carriera alla CBS. Nel suo Bias. A CBS Insider Exposes How the Media Distort the News, Goldberg si scaglia senza esitazioni contro i media che troppo spesso "ignorano la loro missione primaria: garantire un'informazione obiettiva e disinteressata". Quasi sempre, naturalmente, a vantaggio della sinistra. La stessa sinistra che fino a qualche anno fa aveva fatto del reverendo Jesse Jackson il suo "campione" più celebrato. Chi sia, in realtà, Jackson ce lo spiega con dovizia di particolari Kenneth R. Timmerman (Time, Newsweek, Wall Street Journal, Reader’s Digest e American Spectator) con Shakedown: Exposing the Real Jesse Jackson. Nell'inchiesta di Timmerman c'è proprio tutto: dalle menzogne pubbliche di Jackson ai suoi legami con dittatori di ogni latitudine (compreso Gheddafi), passando per le frodi ai danni del governo federale con cui il reverendo moralista ha finanziato la sua ascesa politica. Se prima vi stava antipatico, dopo aver letto il libro lo odierete senza sensi di colpa. Sensi di colpa che certamente non hanno mai caratterizzato la carriera politica di Bill Clinton, come ci spiega perfettamente Robert Patterson, consigliere militare nella sua amministrazione dal 1996 al 1998, in Dereliction of Duty: The Eyewitness Account of How Bill Clinton Endangered America's Long-Term National Security, un durissimo atto d'accusa di un "testimone oculare" nei confronti di un presidente che ha "completamente fallito nel guidare il paese con responsabilità ed onore". Patterson non parla della vita privata di Slick Willy o dei suoi pruriti sessuali (a parte quando descrive una relazione "non appropriata" a bordo dell'Air Force One) e soprattutto non è spinto da alcun movente politico. Semplicemente, una volta andato in pensione, ha deciso "di condividere la sua esperienza con il proprio paese come ultimo atto di servizio". Il risultato è un ritratto di Clinton che dovrebbe far rabbrividire tutti i nipotini dell'Ulivo mondiale. Con The Case Against Hillary Clinton, poi, Peggy Noonan (editoralista del Wall Street Journal e di Time) dovrebbe mettere a tacere anche gli ultimi pasdaran della ex First Lady, speranza democratica per le presidenziali del 2008. Dal Filegate al Travelgate, il libro della Noonan ci offre un'occasione irripetibile per comprendere la personalità di Hillary e, magari, rivalutare suo marito.

Dopo tante brutture, concludiamo questi "consigli per gli acquisti" con una proposta più consona allo spirito natalizio. Reagan: A Life in Letters, curato da Kiron K. Skinner, George P. Shultz, Annelise e Martin Anderson, ci regala un ritratto straordinario di un uomo straordinario attraverso più di mille lettere scritte da Ronald Reagan dal 1922 al 1994. L'ex presidente, a differenza di molti suoi colleghi politici, amava rispondere personalmente alle lettere che gli venivano scritte. Ed è proprio leggendo la corrispondenza con i privati cittadini che la sua personalità più vera emerge in maniera prepotente. "Leggere - rispose Reagan ad un bambino che gli aveva scritto quando era governatore della California - è come volare su un tappeto magico. Non potrai mai essere veramente solo se imparerai a goderti un buon libro". Leggere "A Life in Letters" può forse farci illudere che Ronnie, oggi, non sia così solo.

19 dicembre 2003

mancia@ideazione.com

 

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