Italiani popolo di santi, poeti e sportivi
per caso
di Stefano Caliciuri
Con la consueta abilità narrativa e scioltezza stilistica che lo
contraddistingue, Beppe Severgnini si è immerso nel complesso ed
accattivante mondo degli “sportivi per caso”: tutti coloro, cioè,
che si dilettano per hobby o per costrizione alla pratica di una
qualunque disciplina che comporta fatica e sudore. C’è chi lo fa
sin da bambino, e per questo ne porta dietro il ricordo (romantico
o tragico che sia) per tutta la vita; c’è invece chi è stato
convinto dalla prova dello specchio, soprattutto quarantenni dal
fisico (de)cadente; c’è chi ancora lo deve fare per poterlo far
fare ai figli. E questo, sinceramente, è il più drammatico. Dal
corso di sub alla partita di calcetto, dal ping pong al
motociclismo, Severgnini analizza tutte, ma proprio tutte, le
abitudini sportive degli italiani. Con le conseguenze che ciò
comporta. In sostanza, come d’altronde il titolo del libro meglio
non avrebbe potuto sintetizzare, si tratta di un vero e proprio
“Manuale dell’imperfetto sportivo” (Rizzoli, 256 pagine, € 15,50).
Uno spazio d’eccezione è riservato al calcio, sport
nazional-popolare per antonomasia, il collante attorno il quale
gli italiani focalizzano i loro discorsi su scala settimanale. E
come ogni squadra si porta dietro caratteristiche uniche, anche i
tifosi al seguito ne rubano i segni particolari. E non soltanto
guardando le partite dei loro ioli, ma, soprattutto, nella vita di
tutti i giorni. Ecco che se il romanista si contraddistingue per
lo scarso, per così dire, savoir faire con l’umanità ed il laziale
per l’aplomb di gaelica derivazione, l’interista oramai è sinonimo
di sfiga duratura. Senza dimenticare i conservatori juventini (nel
senso che si conservano ogni anno qualche successo) o i
“goderecci” bolognesi.
E che dire dei rombanti amatori delle due ruote? Oppure dei
“bocciatori del sabato sera”, equamente divisi tra giovani alla
guida e meno giovani che si dilettano nel bowling, unico sport
dove chiunque può vincere indipendentemente dalla preparazione
tecnica. E chi tra noi non ha mai gonfiato il petto di fronte ad
uno strike (ovviamente casuale) ottenuto con un tiro dai tempi da
moviola? Senza nascondere la vergogna dopo una sconfitta a ping
pong contro un bambinetto che, seppur arrivando a mala pena al
tavolo, utilizza più effetti lui che Rambaldi durante le riprese
di Et.
Se per Don DeLillo una nazione è fatta di persone “formate da
lingua, clima, canzoni popolari e prima colazione, dalle
barzellette che raccontano e dalle macchine che guidano”, Beppe
Severgnini aggiunge “dalle squadre per cui tifano e dai giornali
che leggono, dalle trasmissioni che guardano e dalle radio che
ascoltano, dalle palestre in cui hanno sudato, dalle docce che
hanno fatto, dai punti sbagliati di poco, dai calciobalilla che
hanno maltrattato, dai salti che hanno tentato, dalla paura che si
sobno fatti passare, dal mare in cui si sono tuffati per inseguire
un pesce o una ragazza”.”
19 dicembre 2003 |