Film. Una strana coppia di detenuti
di Carlo Roma

Una lunga e tormentata fuga verso la libertà. Una ricerca indiavolata della strategia migliore per potersi trovare di fronte al proprio nemico e vendicarsi, una volta per tutte, della sofferenza subita e vissuta sulla pelle. Un gioco di malaffare, fatto di rapine micidiali e terribili, dal quale sembra davvero impossibile uscire sani e salvi. Ma anche un’evasione bizzarra, priva di una logica lungimirante, eppure tanto efficace da mettere in subbuglio un’intera sezione della polizia criminale di Parigi e un gruppo di spietati banditi pronti a far fuoco pur di eliminare i temibili avversari. Ed ancora: inseguimenti per i viali della metropoli, piccoli furti, scazzottate, equivoci di varia natura e buffe litigate senza senso in grado di attirare gli agenti della pubblica sicurezza che si muovono, per lo più, come uno squadrone in tenuta antisommossa. 

E’ questo che attende due uomini diversi per carattere, sensibilità, intelligenza e attitudine alla criminalità. Si conoscono in carcere. Il primo, lo strano Quentin, è stato arrestato per aver tentato – con poca preparazione ed una riuscita ridicola – una rapina in banca. Alto, ben piazzato, dalla forza fisica incredibile, pare non preoccuparsi affatto della sua condizione di recluso. Continua, al contrario, a mostrare tutta la sua follia con gesti inconsulti litigando con gli altri detenuti e creando forti tensioni nel penitenziario. In realtà, però, non è cattivo o pericoloso. E’ disturbato mentalmente, un po’ come lo scemo del villaggio, di ciò non si hanno dubbi. Ha bisogno, quindi, di cure e di attenzioni mediche ma, soprattutto, ha bisogno di un amico sincero con cui costruire il suo piccolo sogno: aprire un bistro’ in provincia. Il secondo, il burbero Ruby, è invece silenzioso e rancoroso. Chiuso nella cieca volontà di fare i conti con chi gli ha ucciso la donna amata, non accetta di parlare con il funzionario di polizia che lo interroga inutilmente. Fissa un punto indefinito della parete della sua cella e dà l’impressione di essere un vero duro. Non batte ciglia anche quando lo psichiatra gli prospetta un pesante trattamento con psicofarmaci potentissimi capaci di ridurlo allo stato vegetale. Attende il momento propizio per potere scappare, magari corrompendo un infermiere. 

L’azione prende le mosse, allora, quando Quentin irrompe, con la sua foga prorompente, nella cella di Ruby. Inizia subito a parlare a ruota libera, senza sapere di aver a che fare con un assassino. Il suo interlocutore, a differenza di tutti gli altri compagni di galera, non si preoccupa della presenza del nuovo arrivato. Tace indifferente. Non lo prende in considerazione, come se fosse ancora da solo. Da qui, da questo brioso scambio unilaterale, nasce un rapporto singolare – ora ridicolo ed ironico, ora affettuoso e solidale – dalle cui trame i due personaggi non si libereranno più. 

Lo schema immaginato nel film Sta’ zitto…non rompere dal regista Francis Veber, già autore della Cena dei Cretini e L’apparenza inganna, non rappresenta una novità. Una coppia insolita, ma in fondo ben assortita - formata da un ottimo Gerard Depardieu nei panni di Quentin e da Jean Reno in quelli di Ruby- è chiamata a superare una serie di prove misurando via via la tenuta della sua stabilità e mettendo in luce tutte le incongruenze derivanti dalle molteplici differenze che la caratterizzano. Le trovate pungenti, le battute esilaranti ed il ritmo rapido e tambureggiante, tuttavia, rendono questa pellicola godibile e divertente. Sul grande schermo, insomma, scorrono le immagini di una commedia che lascia , finalmente, il sorriso sulle labbra. 

19 novembre 2003

Sta’ zitto… non rompere. Genere: Commedia. Durata: 85. Origine: Francia. Regia: Francis Veber. Con Gerard Depardieu e Jean Reno

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