Annunciatrici Tv, la nuova era 
di Paola Liberace

In tempi di reality show, reality contest, veline e velone era difficile resistere. Ma la Rai ha ugualmente rinnovato il suo parco di annunciatrici - con buona pace della “vecchie” - senza ricorrere alla strategia della votazione da casa, della chiamata a furor di popolo adottata da Mediaset. Ora che la tempesta è – almeno in parte – placata, si può tentare di chiedersi per quale ragione: per evitare di mettere in piazza le tensioni conseguenti alla decisione, venute poi ugualmente a galla? Oppure per mancanza di tempo, data la repentina decisione del direttore generale? O ancora per distinguersi dalla concorrenza, opponendo all’iniziativa itinerante di Teo Mammuccari per la scelta dei nuovi mezzobusti il classico - rigidissimo, dicono - provino?

Di fatto, la scelta di sostituire le annunciatrici con il sistema “dall’alto” non ha giovato all’immagine della Tv pubblica: sebbene la scelta dei nuovi volti, destinati a diventare compagni abituali dei telespettatori, sia stata guidata da criteri analoghi sia per la Rai che per Mediaset, solo in uno dei due casi questi criteri sono stati messi in discussione e contestati anche dal pubblico. Il meccanismo di selezione aperto, la condivisione della selezione con il più largo pubblico possibile (e quale miglior pubblico che gli abitanti delle piazze italiane), conditi dall’ironia e dal pizzico di brivido che accompagnavano già i concorsi televisivi (prima dei contest alla “Saranno Famosi”) hanno decretato il successo di “Velone”, oltre al consenso che ha accompagnato l’insediamento della nuova annunciatrice. Stavolta, la componente “reality” ha fatto centro più che in altri casi, ed ha probabilmente risparmiato a Canale 5 le lettere di indignazione e critica che sono invece arrivate, dopo l’addio di Alessandra Canale, alla Rai.

Eppure, sempre di svecchiamento si trattava: le dichiarazioni rilasciate in estate dalla Pierobon, volto storico di Canale 5, stanca di una professione poco gratificante e di spazi sempre più ridotti, non devono far dimenticare che la concessione di spazi, nella maggior parte dei casi, dipende strettamente da chi li reclama, e che gioventù e freschezza in questo caso sono un argomento decisivo. Ma per Mediaset, data l’ampia preparazione e il coinvolgimento della “massa”, è stato impensabile uno scollamento tra la percezione e gli affetti degli spettatori e le scelte dell’emittente. Insomma, il messaggio difficile da ingoiare è stato affidato ad uno dei veicoli comunicativi più propri: la Tv stessa, con le sue leve vecchie e nuove, con le lezioni imparate dai format e dai casi di successo più recenti, che - lungi dal rivelarsi un meccanismo superficiale e chiassoso – hanno saputo indirizzare con sapienza i gusti del pubblico e assicurarsene la simpatia.

5 novembre 2003

pliberace@yahoo.com

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