Tv. I cercatori della fama perduta
di Paola Liberace
Che il programma di RaiDue “L’isola
dei famosi” non nascesse sotto i migliori auspici,
l’avevamo realizzato tutti, soltanto ascoltando i nomi dei
protagonisti dell’avventura: starlette salite alla ribalta per
motivi spesso lontani dal mondo dello spettacolo, eccellenti
ripescati, e, per dirla con Italia 1, sfavillanti meteore.
Tuttavia, cercando di essere buonisti - se non buoni -, ci si è
trattenuti dal bollare il programma al solo diffondersi della
domanda “chi è Giada De Blanck?” che per qualche giorno risuonava
ovunque si parlasse della trasmissione.
Appena viste le prime puntate, però, è stato chiaro che la
presenza della “famosa” più ignota che si sia mai vista in
televisione non era un’eccezione. Tanto vale abbandonarsi al
flusso delle impressioni: nonostante la presenza di una energetica
Simona Ventura, il reality show è davvero inguardabile, tra il
patetico e il surreale, tanto che persino le disavventure “vere”
sofferte dai Vip (o aspiranti tali) riescono a diventare poco
credibili (come nel caso del malore di Ringo, più noto per essere
il padre della figlia di Eleonoire Casalegno). Il tutto è
aggravato dal fatto che, dei “famosi” in questione, solo pochi
sono davvero conosciuti e amati dal pubblico con il tasso di
notorietà che giustifica la quotidiana domanda sul loro stato su
un’isola deserta.Tutte le riprese montate per essere mostrate
nell’appuntamento del venerdì sera, e poi nella striscia
quotidiana del tardo pomeriggio, denunciano lo stesso problema:
una soverchiante impressione di irrealtà, che per il pubblico si
traduce da un lato in risibilità, dall’altro in indifferenza – e
quindi, in definitiva, in distacco.
Come se non bastasse, sulla scia del controformat di “Mai dire
grande fratello”, è stato costruito un programma sul programma che
doveva fungere da controcanto scherzoso alla “terribile” realtà
dell’isola selvaggia. Così è nato “Isolati”,
condotto da Max Giusti e Lillo Petrolo; una sorta di caricatura di
una trasmissione, ahimè, già di per sé abbastanza caricaturale. Il
programma risulta ancora più loffio dell’originale; le esibizioni
delle solite sgallettate e la fiacca verve comica dei cabarettisti
potrebbero agevolmente competere con le “chicche” del reality show
messe alla berlina. E’ il caso di dare ragione al titolo del
programma: “isolati”, i Vip lo sono per davvero, non soltanto
dalla civiltà moderna, ma dall’interesse degli spettatori,
dall’amore del pubblico; insomma proprio da quella “fama”
ufficialmente vantata ma in realtà rincorsa, inseguita fin sopra
un’isola deserta.
pliberace@yahoo.it
10 ottobre 2003
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