Fabio Fazio, tanto tuonò che non piovve
di Paola Liberace

La scena si apre su Fabio Fazio, che annuncia un nuovo pre-serale in onda su Raitre, presentandolo con il possibile titolo “Piove, governo ladro”; sennonché, proprio mentre pronuncia questo popolare adagio, una nuvola minacciosa lo interrompe, prorompendo in un fragoroso tuono e riconducendo Fazio a più miti consigli: il presentatore sospira infatti un titolo alternativo, “Che tempo che fa”, il nome effettivo della trasmissione. E’ lo spot che circa due settimane fa ha introdotto il nuovo programma con cui Fazio torna sugli schermi televisivi, dopo due anni di assenza e di alterne vicende, e che è stato salutato pressoché unanimemente dalla stampa come una bella idea e un sicuro successo. 

La collocazione di “Che tempo che fa” ricorda quella del tradizionale almanacco del giorno dopo, trasmesso fino a qualche anno fa prima del telegiornale al posto dei vari quiz show, e dedicato tra l’altro alle previsioni del tempo. In effetti, dopo un’estate di titoli dei giornali dedicati al clima anomalo, la meteorologia ci sta tutta; ma oltre a questo, Fazio spazia perfettamente a suo agio tra i peggiori luoghi comuni che affollano la giornata – e la settimana – prossima a concludersi degli italiani: non soltanto le lamentele sul tempo, ma anche quelle sul caro-prezzi, sui tempi che corrono, sulla percezione dell’Italia all’estero... Il vero spirito del programma, insomma, è proprio quello dello spot; lo stesso Fazio prova gusto a rimettersi in gioco come un “contestatore”, pur utilizzando strumenti tradizionali per far passare il messaggio, come l’ironia che aveva già pervaso le puntate di “Quelli che il calcio”. 

La cifra della trasmissione è lo straniamento ironico: un po’ ridendo dei piccoli drammi del Bel Paese, ma un po’ no, Fazio si situa contemporaneamente dalla parte del pubblico e del privato, indugia sui malumori degli spettatori e contemporaneamente li irride. Il suo sguardo è contemporaneamente italiano e straniero, così come lo sono i suoi inviati, da Caprarica a Jones, che rappresentano tutti – in maniere diverse - questo straniamento: casi anomali di sostanziale condivisione delle idiosincrasie che sono portati ad isolare. Dopo il primo “long weekend” di trasmissione (“Che tempo che fa” va in onda dal venerdì alla domenica alle venti e dieci), quelle che si direbbero “le solite malelingue” hanno rilevato che i risultati d’ascolto non sono stati tanto entusiasmanti da rispondere alle aspettative del battage pubblicitario; ma lo stesso Fazio non si aspettava più del 6,5 per cento di share, ed è già arrivato al 7,27. Prova che non tutta l’audience viene per nuocere, e che quelli che amano prendere in giro se stessi – e non soltanto i malcapitati delle persecuzioni di “Striscia” – sono destinati a crescere.

26 settembre 2003

pliberace@yahoo.it

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