Imprese Tlc a confronto: le scommesse del futuro
di Elisa Benzoni

Le aziende di telecomunicazione fanno una sorta di autoanalisi dopo la bolla speculativa che ha portato ad una crescita sovradimensionata del settore e soprattutto all’indomani di un biennio di crisi di cui forse si sta cominciando ad intravedere la fine. Questo, in estrema sintesi, lo stato d’animo che ha portato le imprese Tlc a confrontarsi in un convegno, il III Forum sulle telecomunicazioni – organizzato da Business International e sponsorizzato da Alcatel Italia, Hp, Ibm e Telecom Italia – che si è tenuto lo scorso 23 settembre a Roma. Un modo per tirare le somme, individuare strategie e tecnologie innovative e tornare a competere dopo anni difficili per tutte le aziende del settore. Il tutto all’indomani del varo del nuovo codice delle comunicazioni elettroniche e poco prima della stesura della Finanziaria. 

Sono questi i punti fondamentali dai quali ci si muove, infatti: un codice che realizza la piena liberalizzazione dei servizi, semplifica l’ottenimento delle autorizzazioni che si sostituiscono alle licenze, sostituendo il vecchio codice postale del 1973; una Finanziaria che ha già registrato la presa di posizione dei ministri Stanca e Gasparri che hanno chiesto almeno 700 milioni per il settore Ict (Tv digitale, banda larga, bonus per l’acquisto di Pc). E’ un settore che a ridosso della riforma in senso federalista dello Stato cerca nuovi riferimenti e interlocutori nelle Regioni e negli enti locali. Insomma, molto è cambiato anche per un comparto, quello delle telecomunicazioni, che delle trasformazioni radicali tecnologiche fa la sua filosofia. Tutti d’accordo sull’individuare la futura convergenza tra servizi tecnologie e reti; e tutti d’accordo anche nella coscienza che è molto difficile oggi comprendere quali saranno domani le applicazioni vincenti su cui puntare. Un punto fermo in questa che potremo definire, senza paura di essere smentiti, una scommessa sul futuro, è che la tecnologia abilitante – fibra, xDsl, satellite – sarà in banda larga perché solo in questo modo si può avere una grande capacità trasmissiva. 

Ma ammesso che il nostro paese riesca a realizzare l’infrastrutturazione abilitante in banda larga di cui ha bisogno, ancora molti dovranno essere gli sforzi per modificare i comportamenti degli italiani. E questo avverrà solo se ci sarà la volontà politica comune di rendere l’Italia più moderna. “Per incentivare l’uso della rete - dicono le aziende - basterebbe rendere più conveniente l’adempimento delle pratiche burocratiche se fatte tramite Internet”.

26 settembre 2003

Elisa.Benzoni@alcatel.it

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