Film. Un tranquillo americano di Saigon
di Carlo Roma

Un giornalista inglese navigato ed acuto, Thomas Fowler, un americano alto e ben piazzato, Pyle, ed una giovane donna, minuta ma molto attraente, la signorina Phuong. Sullo sfondo la Saigon del 1955, attraversata da lotte intestine molto cruente fra le diverse fazioni che mirano a dominare le une sulle altre. Un’atmosfera rarefatta e melliflua, annebbiata dal fumo dell’oppio, dietro alla quale sembrano nascondersi piccole storie, aspettative e desideri d’amore. Un’atmosfera orchestrata con sapienza e misura dalla penna dello scrittore britannico Graham Greene, esperto nel creare la giusta tensione utilizzando pochi elementi, ed ora portata sul grande schermo dal regista Philip Noyce. Il risultato dell’intreccio fra le pagine scritte e la pellicola è, dunque, il film “The quiet american”, tratto dall’omonimo romanzo di Graham Green pubblicato proprio nel 1955. 

Tre personaggi si alternano sulla scena scandendo i passaggi fondamentali del film. Fowler, inviato dal suo giornale sul terreno impervio e difficile del Vietnam, oltre ad andare incontro alla notizia con mestiere, cade nelle braccia della diciottenne Phuong. Flessuosa e morbida, dalla pelle liscia e ambrata, la ragazza riesce davvero ad irretire Fowler il quale, però, è troppo avanti negli anni per la sua freschezza e brillantezza. Fowler, seduto come sempre ad un tavolo del caffè dell’Hotel Continental che guarda la grande piazza della città, ascolta gli umori della gente comune. Capta, sorseggiando una bevanda, informazioni di prima mano, tasta il polso di una comunità scossa ed impaurita. E’ reattivo, determinato, pronto ad andare fino in fondo. Una mattina scorge sulla piazza la figura imponente di Pyle. Timido e taciturno, Pyle appare subito come una persona calma e serena. Forte della convinzione che gli ideali della libertà e della democrazia siano capaci di risollevare le sorti dei vietnamiti, dà subito l’impressione di essere un uomo rispettabile ed equilibrato del quale potersi fidare senza timore. E’ al seguito della Missione economica americana. Fra i due nasce un’amicizia fondata, anzitutto, sulla simpatia e su una certa affinità. Un legame che, via via, si irrobustisce benché dietro l’angolo si profili un forte dissapore causato dal fascino eccitante di Phuong. Quando, infatti, Pyle conosce in un locale notturno la bella Phuong, accompagnata dal suo amico Fowler, se ne innamora al primo ballo. Lei, d’altra parte, non pare disdegnare le attenzioni così delicate e gentili che le rivolge l’americano. Attenzioni, in parte ricambiate, che si spegneranno soltanto quando il cadavere di Pyle verrà rinvenuto nelle fredde acque del fiume che bagna Saigon. Un omicidio avvolto nelle maglie del mistero. 

Come in tutte le avventure di spie e complotti che Graham Greene racconta nei suoi tanti libri, anche nel film di Noyce non manca la suspence. Oltre al tema dell’amore si agitano altri motivi che rendono il film impeccabile per tensione espositiva e per tessitura della trama. Fowler, interpretato da un magistrale e dolente Micheal Caine, incarna le perplessità umane e sociali che tanto spazio occupano nell’opera di Greene. In questo film i fattori umani (in questo caso la passione, la delusione e la rabbia) continuano a determinare il corso delle cose, soprattutto di quelle che hanno un risvolto sul piano storico. Noyce accoglie, pertanto, fedelmente gli insegnamenti del grande scrittore Riproposto a 35 anni dalla prima trasposizione di Mankiewicz, “The Quiet american” dialoga perfettamente con il romanzo senza tradirne né lo spirito né il messaggio profondo.

28 marzo 2003

crlrm72@hotmail.com

 

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