Festival di Sanremo: lasciatelo cantare
di Paola Liberace

Contrariamente a quanto dice l’audience (è stato il meno visto da 12 anni a questa parte), e a quanto affermano anche i giornalisti di “Striscia la Notizia”, che hanno consegnato a Baudo ben due tapiri, il festival di Sanremo di quest’anno non è stato tra i peggiori che la storia della televisione italiana ricordi. Un conduttore, inutile dirlo, consolidato; due showgirl che sarebbe ingeneroso definire “vallette”; tanto simpatiche e spigliate e brave (anche canoramente) si sono dimostrate; un panel di cantanti non più sanremese di altri anni; un terzetto finale di tutto rispetto, nonostante i tentativi di polemica (unica nota di vivacità) sulla vittoria presunta annunciata di Alexia. 

E allora, cos’è andato storto? Niente, questo è il problema: nessuna deviazione, in bene o in male, rispetto alle regole del cerimoniale; nessun avvicinamento o allontanamento dal pubblico, che subodorando la prevedibilità si è accontentato di seguire Sanremo più sui trafiletti dei giornali e sugli aggiornamenti del web che in Tv. E’ mancato persino il brivido che un’incursione delle due ragazzine russe in odore di lesbismo, così come quella di Eminem nell’edizione Carrà, avrebbe potuto assicurare; l’uscita di scena di Sgarbi dal Dopofestival e la sostituzione con il solito, provvidenziale, domesticissimo Magalli ha eliminato ogni sospetto di difformità rispetto al canovaccio prestabilito. Il Festival si è così assestato su un buon livello, su un’atmosfera tranquilla (solo l’intemperanza della Litizzetto, vera erede del Benigni migliore, hanno rialzato la temperatura della sala), su un andamento medio e senza novità degne di nota, senza scatenare grandi entusiasmi.

E’ un buon motivo per decretarne la fine? A giudicare da quanto spazio è stato dedicato a Sanremo da tutti i media (compresi quelli della concorrenza) prima, durante e dopo la kermesse, proprio no. L’impressione è di dover accettare che la sorte di quest’incancellabile evento resti legata più alla “cannibalizzazione” accusata da Baudo, lo spettacolo che circonda lo spettacolo, insomma il parlare che se ne fa e che se n’è sempre fatto, piuttosto che alla speranza di travolgenti successi di audience, riconquistabili solo con mezzi artificiosi e tutto sommato estranei alla natura del Festival. Perché non tenerci piuttosto il nostro appuntamento annuale con la soporifera serata, con la solita litigata tra Baudo e Vespa, con le consuete previsioni confermate o smentite e con gli attesissimi commenti sulle mise delle vallette, lasciando cantare Sanremo, finché gli resta la voce?

14 marzo 2003

pliberace@yahoo.it

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