Momix. Il ritorno di Mr. Fantastic
di Cristiana Vivenzio

Loro sono dieci, cinque uomini e cinque donne, ora ballerini, funamboli, atleti, ginnasti, ora mimi, trasformisti, acrobati, equilibristi. Usano il linguaggio del corpo per dare forma alla vita: talvolta armonica ed equilibrata, talaltra violenta e imprevedibile. In questo incontro di umano-superumano, sono gli animali del deserto a prendere forma sul palcoscenico, animati da uno spirito pulsante e cangiante.
E lo spettacolo rievoca all'ignaro spettatore una sorta di ritorno alle origini, in un'atmosfera tribale che vuol parlare - come suggerisce il regista - la lingua di un mondo che non esiste più. 

Il calore dei colori e delle forme, resi ancor più veri, come consuetudine, dall'essenzialità della scena, fa tutt'uno con il brivido
che suscita la vista di questi artisti che volano, saltano, rimbalzano, mutano l'immutabile forma dei corpi, sottoposti a una metamorfosi continua della propria natura. Un'evoluzione della specie, raccontata col piglio d'artista in tutta la sua sensualità e il suo mistero. 

Questo è "Opus cactus",  l'ultimo capolavoro di Moses Pendelton, il coreografo cinquantenne americano che nasce nel mondo dello sport per approdare, pur senza tradire le sue origini, allo spettacolo: dai video musicali ai musical al teatro. A chi gli ha chiesto come sia nato il suo spettacolo ha detto di sentirsi come l'archeologo che lavora con passione indefessa sul campo. Lui ha vissuto per due mesi nel deserto, per coglierne i colori, i profumi, le atmosfere, le suggestioni, fondendo la sua vena creativa con il desiderio di tirar fuori la fantasia di ciascuno delle forme e dei contenuti. Mr. Fantastic si è materializzato, e il sogno di bambino diviene realtà.

14 febbraio 2003

vivenzio@ideazione.com

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