Tv. Il volto migliore della gente 
di Paola Liberace

Quand’è che la televisione italiana è diventata quello che è? Deve esserci stata un’epoca, ci si dice assistendo alle ultime inverosimili evoluzioni del Bagaglino, o all’ennesimo pomeriggio di “Vita in diretta”, in cui sul piccolo schermo non comparivano le Alde D’Eusanio con magliette da licenziamento, né il faccione delle Silvane Pampanini all’improbabile inseguimento di un mito nemmeno troppo consolidato. Alla ricerca di quest’epoca, oggi, c’è ancora una certa televisione: una Tv che continua a rivolgersi alla gente, ma sceglie protagonisti differenti dai soliti casi umani, che tenta di coinvolgere le persone nello show senza trasformarle in caricature. 

Di questo genere di tentativo sono fatte almeno due trasmissioni da poco partite: la riedizione della Corrida, il venerdì sera su Canale 5, e il Paese delle meraviglie di Ippoliti, in onda alle 23,15 su RaiDue. I dilettanti allo sbaraglio di Gerry Scotti sono l’esempio sano, vitale, un po’ “sixties”, di una popolazione che vuole fare televisione divertendosi e facendo divertire, anziché raccontando i propri guai o ergendosi pretenziosamente a protagonista senza arte né parte. E’ la popolazione pre-reality show, che crede ancora nella possibilità di farsi due risate mettendo alla berlina le proprie velleità artistiche, che non aspira alla fama ma a qualche momento di ironica celebrità, che non si prepara alle dichiarazioni su quanto sia cambiata la propria vita da quando è comparsa in Tv ma si prepara a rientrare nell’ombra dopo aver semplicemente portato in piazza un po’ di buonumore. 

Altro discorso va fatto per il programma di Ippoliti. Qui la costruzione di uno show itinerante procede di pari passo con la tecnologia: il “varietà interattivo”, com’è stato definito, è infatti frutto non soltanto delle decisioni dei cittadini che in giro per l’Italia costruiscono e poi assistono alla puntata che si svolge nel proprio paese, ma anche di quelle dei navigatori che attraverso un apposito sito Internet possono gustarsi anticipazioni, intervenire come ospiti e votare l’organizzazione meglio riuscita. Non solo l’atmosfera festosa e artigianalmente arrembante, ma soprattutto l’ironia sulle idiosincrasie della “ggente” che vuole partecipare e fare spettacolo (la puntata con la sfilata delle aspiranti calendariette era irresistibile) traspare dalle riprese e rende i 50 minuti di trasmissione gustosissimi. Che possa servirci finalmente a liberarci dalle nostre velleità pseudo-artistiche e a restituirci alla dimensione in cui la vita si gode in diretta?

14 febbraio 2003

pliberace@hotmail.com

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