Pop/Rock. La leggenda e gli enfant prodige
di Black Francis

POP
Johnny Marr and the Healers, Boomslang [●●●●]
Johnny Marr è uno di quegli artisti che molti conoscono senza neppure saperlo. Chitarrista eclettico ed assolutamente inconfondibile, Marr è stato l'anima musicale degli Smiths, molto più del front-man Stephen Morrissey (che infatti ha conosciuto alterne fortune nella sua carriera solista). Meno conosciuto, ma assai più interessante, invece, il passato post-Smiths di Marr, che ha collaborato con Bernard Summers dei New Order per formare gli Electronic ma anche (e soprattutto) con Matt Johnson nell'ultima formazione dei The The. Da qualche anno, infine, l'ex chitarrista degli Smiths ha messo in piedi gli Healers, insieme ad Alonza Bevan (basso) e al figlio di Ringo Starr, Zak Starkey (batteria, naturalmente), dando vita ad un solido album pop/rock senza pretese messianiche ma pieno di buone canzoni. Boomslang, tra l'altro suonato incredibilmente bene e senza apparenti salti mortali in post-produzione, riesce a farsi ascoltare senza pause, regalandoci anche qualche momento di brillantezza assoluta, come in "Last Ride" (qualcuno potrebbe non accorgersi della somiglianza con il riff di apertura di "How Soon is Now" degli Smiths?), "Down on the Corner" e "Something to Shout About". Da segnalare, infine, la lunga cavalcata di rock ipnotico "You Are the Magic", testimonianza evidente della classe intramontabile di quella leggenda della musica contemporanea che risponde al nome di Johnny Marr.

ROCK
Feeder,
Comfort in Sound [●●●●●]
Pubblicato appena nove mesi dopo il suicidio del batterista Jon Lee, Comfort in Sound, l'ultimo album dei Feeder, delude almeno parzialmente le aspettative degli estimatori della band anglo-gallese. Impreziosito, come al solito, da un singolo trascinante ed orecchiabile ("Come Back Around"), "Comfort in Sound" non è entusiasmante ed inaspettato come Polythene (1998), equilibrato e a tratti sperimentale come Yesterday Went Too Soon (2000) o schiettamente power-pop come Ecko Park (2001). Si tratta piuttosto di un lavoro a metà strada fra la malinconia causata dalla scomparsa di Lee, che pervade i testi dell'intero album, e la ricerca di nuove sonorità che non riescono però a convincere completamente né l'ascoltatore occasionale né il fan di lunga data. Gli episodi migliori, infatti, restano legati all'inconfondibile sound che il gruppo è riuscito a forgiare nel corso della sua carriera musicale. Si stagliano al di sopra della media, a parte il singolo "Come Back Around", anche la title-track "Comfort in Sound" e la breve ma rumorosissima "Godzilla". Il resto, per la maggior parte ballate semi-acustiche, galleggia in un limbo assolutamente non mediocre ma che non riesce a trasmetterci troppe emozioni. Più che di un passo indietro preoccupante, comunque, si tratta di una comprensibile pausa di riflessione che non mette assolutamente in dubbio l'indiscusso talento di song-writing del leader Grant Nicholas o le capacità musicali degli ex enfant prodige del post-grunge britannico. Aspettando tempi migliori.

14 febbraio 2003

black_fran@hotmail.com

 

stampa l'articolo