Tv. Mi manda Picone, la raccomandazione
fa spettacolo
di Paola Liberace
Più eloquente di così non si poteva. Il titolo della nuova
trasmissione di Raiuno, partita martedì 14 e condotta da Carlo
Conti, dichiara in maniera assolutamente esplicita i suoi
protagonisti: i “raccomandati”, ossia parenti, amici o conoscenti
di personaggi famosi, politici o star del mondo dello spettacolo.
Questi stessi personaggi presentano i loro protetti al pubblico
dello show, per farli applaudire e far votare la loro esibizione,
in gara con quella di altri raccomandati illustri.
Un meccanismo originale ed ironico, che spinge fino al paradosso
il luogo comune per il quale chiunque arrivi alla ribalta lo fa
solo in quanto opportunamente spalleggiato e sostenuto. Proprio su
questo luogo comune hanno spesso insistito trasmissioni come
quelle di Ricci, che devono in parte il loro successo proprio alle
clamorose scoperte delle illustri discendenze di presunti
sconosciuti o figuranti; una serie di applauditissimi scoop hanno
spesso smascherato trasmissioni dell’uno e dell’altro polo
televisivo che dichiarano di fondarsi sulle vicissitudini della
“gente comune”, da raccontare e commentare o da filmare 24 ore su
24 per accompagnare questa stessa gente verso la celebrità.
Ed ecco che il luogo comune, ormai troppo frequente e diffuso per
costituire un’eccezione che faccia notizia, viene elevato a
regola, diventa il cuore dello spettacolo, ed il vizio privato si
trasforma in pubblica virtù. Addirittura, il conduttore – anziché
smentire categoricamente la provenienza “blasonata” del suo ospite
– garantisce alla sua entrata che “abbiamo controllato, è
veramente il cugino di XXX”, e mostra una serie di documenti
filmati che attestano la reale esistenza della “sponda”. Con una
tale formula, in effetti, la tradizione dell’ospitata televisiva
si sposa con l’attrattiva, scoperta solo nel recente passato
televisivo dei real show e delle accademie dello spettacolo, dello
sconosciuto che diventa protagonista. Un’idea premiata anche dal
successo di share: che l’Italia televisiva – se non quella
giudiziaria e politica – si sia stufata delle facili denunce, e
cominci ad apprezzare il buono degli inconfessabili segreti
comuni, finora additati come scandali?
17 gennaio 2003
pliberace@hotmail.com
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