Tv d'estate: il sonno delle news genera
tormentoni
di Paola Liberace
Di solito le lancia la pubblicità. Le frasi celebri che ci fanno
compagnia per settimane, addirittura mesi, sulla bocca di tutti,
ripetute in tutte le occasioni, un po' per gioco un po' per
sentimento di emulazione, sono soprattutto figlie degli spot
(basta pensare al recente "Buonaseeeeeeera"…). Eppure, persino
prima degli spot, c'è un'altra potente fonte di tormentoni, che
mira in maniera meno esplicita - ma con risultati altrettanto
potenti - ad invadere il frasario abituale. Sono le news, i
notiziari in voce, in video e sulla carta stampata, che una volta
colta un'espressione fortunata per descrivere un fatto di cronaca,
di attualità, di politica intera o estera, la ripropongono ad
oltranza; e poi la vedono abbandonare il terreno di nascita per
diventare una metafora abituale del quotidiano.
Qualche esempio? La mucca pazza, l'articolo 18, il pericolo
antrace e le lettere al carbonchio, la devolution, i girotondisti,
i fidanzatini di Novi, la legge sulla privacy, il conflitto
d'interessi, l'allarme scafisti; e qualche tempo fa la par
condicio, il celodurismo, Mani Pulite, Tangentopoli, le carceri
d'oro… Tutti titoli da prima pagina, magari nati da affermazioni
casuali, che sono diventati versetti, frasi formulari, che passano
per gli strali della satira e per le esibizioni dei cabarettisti
televisivi, vengono captate dagli speaker radiofonici e riciclate
come slogan ad effetto, si diffondono come un virus nei discorsi -
letteralmente - da bar. E quando non ci sono, bisogna
inventarseli, oppure rispolverarne di vecchi, che tanto successo
hanno riscosso. La potenza semantica che hanno acquisito basta
infatti da sola a risvegliare l'attenzione per la notizia, e -
grazie alla viralità delle conversazioni quotidiane - a
diffonderla meglio di qualsiasi tam-tam mediatico.
Nessuna sorpresa, dunque, se con l'arrivo dell'estate i tormentoni
si infittiscono per animare i telegiornali, "incollando" ad essi
la pigra attenzione dei pochi telespettatori rimasti davanti al
piccolo schermo. Questo non significa, naturalmente, che gli
eventi a cui il tormentone si riferisce siano risibili,
trascurabili, o addirittura falsi; ma chiamarli con un'espressione
efficace, familiare, che il pubblico è ormai abituato a
maneggiare, vuol dire assicurare loro una visibilità - e una "memorabilità"
- completamente diverse. E quando le news più dirompenti
scarseggiano davvero, come spesso accade d'estate (con i politici
in vacanza, le lotte sindacali assopite e le questioni giudiziarie
rimandate alle loro lungaggini) i tormentoni possono servire a
strutturare la poca informazione disponibile, generando almeno i
tre-quattro titoli principali indispensabili. Da pochi giorni si è
rifatta viva l'antrace: quale sarà il tormentone protagonista dei
prossimi mesi?
24 maggio 2002
pliberace@hotmail.com
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