Italo: dal real show al real cartoon
di Paola Liberace
Mancava solo lui: il cartone animato, uno dei protagonisti spesso
discussi della televisione, era l’ultimo a dover spiccare il volo
verso la “real TV”, dopo la soap, lo show, il concorso ed il quiz.
Eppure, come fare a trasferire in un cartoon gli stessi meccanismi
– la diretta multicanale, l’interattività del pubblico, la
concatenazione di prove da superare – che hanno decretato il
successo di programmi come il Grande Fratello, L’Anello Debole o –
per citare l’ultimo – Saranno Famosi? Semplice: basta lasciare che
siano gli spettatori a decidere la fisionomia, le scelte e quindi
il destino del protagonista – proprio come hanno deciso, negli
ultimi due anni di televisione, la storia ed il destino di
individui, gruppi, concorrenti, professionisti. Il tutto,
naturalmente, rigorosamente “live”, sotto lo sguardo costante dei
media chiamati a raccolta.
Dal nove aprile, tutto questo accade su Raiuno, che ospita un
esperimento tanto interessante quanto innovativo nello spazio del
programma
“La vita in diretta” di Cucuzza
(): la sua destinazione naturale, se non altro per il titolo,
visto che il claim del cartoon è “A life in progress”. Italo,
questo il nome del protagonista sorto dalla penna del fumettista
Stefano Disegni, è in effetti un bambino nato in diretta il 9
aprile, e sin dal primo momento della sua comparsa affidato alle
decisioni degli spettatori. In cameretta con i genitori o da solo?
Affidato alla nonna o alla babysitter? E, più in là, conformista o
contestatore? Cristiano o musulmano? Appassionato di motori o di
politica? Sarà il pubblico a deciderlo, attraverso le dinamiche
del televoto, esteso a tutti i canali mediatici – wap, web, voce,
portale vocale – e destinato a far progredire la storia in un
senso o in un altro.
Il risultato dovrebbe essere un ritratto socioculturale degli
italiani, delle loro abitudini, delle loro passioni, delle loro
preferenze e idiosincrasie: un po’ come nello sfortunato
“Italiani” di Bonolis e Laurenti, ma con una solida struttura
narrativa alle spalle, che avvicina questa storia alle altre
efficacemente raccontate dalla real TV. Un racconto che si snoda
attraverso tutti i canali, per tessere la fitta trama di uno
spazio virtuale che simula e soppianta il reale. Ed anche in
questo caso, a raccontarlo è il pubblico stesso che lo seguirà,
insieme giudice ed autore, nel circolo magico di cui noi, figli
del tubo catodico, degli schermi ultrapiatti e dei display
retroilluminati, non possiamo più fare a meno.
12 aprile 2002
pliberace@hotmail.com
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